Aurora boreale. Tre studi sugli elementi, lo spirito e l'attualità dell'opera di Theodor Däubler Stampa E-mail

Carl Schmitt

Aurora boreale. Tre studi sugli elementi, lo spirito e l'attualità dell'opera di Theodor Däubler

Edizioni Scientifiche italiane, pagg.124, Euro 9,45

 

aurora_borea.jpg   IL LIBRO – Che c'entra l'arte con il diritto? Si può parlare di Stato con riferimenti letterari? Già durante la prima fase della conoscenza del pensiero di Schmitt in Italia, questo inconsueto intreccio fra dottrina del diritto ed arte venne considerato con non poca perplessità. Tra l'altro, le produzioni letterarie di Schmitt erano ancora del tutto sconosciute. Eppure le poche opere di Schmitt conosciute in Italia negli anni Trenta ed essenzialmente dedicate alla problematica giuridica, facevano già intuire un "illecito sconfinamento" che con troppa facilità fu visto come mancanza di serietà giuridica. Invece, di fatto, chi cercasse di comprendere Schmitt solo dalla prospettiva giuridica si priverebbe di una chiave interpretativa per la comprensione del suo pensiero.

 

  DAL TESTO – “In questo libro, Das Nordlicht, il noto fenomeno naturale, l’aurora boreale, è un simbolo. Ad un primo approccio è del tutto indifferente chiedersi se questo simbolo sia originale o banale. Immaginiamo, molto banalmente – secondo il sistema planetario di Kant-Laplace -, la terra come una parte distaccatasi dal sole e scaraventata lontano: essa, raffreddata esternamente, avrà al suo interno un nucleo infuocato. Questo nucleo, costantemente attratto verso il sole, penetra attraverso la crosta terrestre dando origine alla vita animale e vegetale: alberi, animali, essere umani sono scintille solari che ritornano dalla terra al sole. Allo storico, che ha dimestichezza con le teorie della prima metà dell’Ottocento, questa filosofia della natura rammenta la “Nuova rivista di fisica speculativa” di Schelling e i tardo-romantici; il monista del 1912, però, pensa all’energia solare di Wilhelm Ostwald. Hanno ragione entrambi. Ma l’aurora boreale – diversamente dalla concezione oggi dominante nella meteorologia – bisogna immaginarla come luce solare che defluisce dall’interno della terra attraverso il polo, cioè lì dove la crosta terrestre è più spessa. È dunque luce solare filtrata: la luce proprio della terra. La terra aveva scagliato la luna lontano da sé, verso il sole, ed essa doveva essere la mediazione tra sole e terra. Ma la luna si è spenta diventando un cadavere. La terra, al contrario, si è conquistata la luce boreale, la nuova luna, la luce propria. In questo modo si è salvata di fronte al giudizio di un’etica cosmica. L’aurora boreale è il seme sparso dalla terra nello spazio”.

 

  L’AUTORE – Nato nel 1888 da una famiglia operaia cattolica, Carl Schmitt studiò giurisprudenza a Berlino, Monaco e Strasburgo. La sua idea politica centrale risale al periodo successivo alla Prima Guerra Mondiale: la legittimità dello stato è determinata dal modo in cui agisce di fronte al 'pericolo concreto' o nella 'situazione concreta', piuttosto che da qualsivoglia scopo morale. Il sovrano o il dittatore legittimo è colui che decide lo 'stato di eccezione' per preservare l'ordine e proteggere la costituzione. Seguace delle idee di G.W.F. Hegel e Thomas Hobbes, secondo cui l'uomo è 'caduto' e 'cattivo', Schmitt sostiene che tutta la vita politica si riduce ai rapporti tra “amici e nemici”. Nella teoria di Schmitt, le democrazie fondate sulle 'norme', sulle regole giuridiche, e sulla separazione dei poteri, perdono ogni potere quando debbono affrontare delle grandi minacce religiose carismatiche, o politiche, come quella bolscevica della sua epoca. L'esistenza di “situazioni eccezionali”, come gli stati d'emergenza, va ad infrangere le fondamenta stesse dei sistemi politici liberali che si basano su leggi prestabilite e su norme che in teoria dovrebbero essere applicabili a tutte le situazioni possibili. Schmitt si fece beffe dell'idea che un dibattito razionale possa portare alla verità, affermando che se si chiedesse ad un socialdemocratico del suo tempo chi volesse, “Barabba o Gesù?”, egli convocherebbe subito delle consultazioni e stabilirebbe una commissione per studiare il caso. Dal 1921 Schmitt si dedicò all'insegnamento e produsse trattati polemici che furono attentamente studiati soprattutto in quegli ambienti bancari sinarchisti che alimentavano l'esperimento fascista in Europa. Poi, come consigliere dei governi Brüning (1930-1932) e von Papen (1932), Schmitt fu impegnato a criticare e a minare la Costituzione di Weimar. In «Teologia politica», già nel 1922 Schmitt sosteneva che il vero sovrano è l'individuo o il gruppo che prende le decisioni in una situazione eccezionale. Questo individuo, o gruppo, e non la Costituzione, è il sovrano. Tutto ciò che una Costituzione può contribuire al proposito è stipulare a chi compete prendere l'iniziativa quando la situazione diventa eccezionale. Nello scritto «Il concetto del politico» del 1927, Schmitt sostenne che l'esistenza e l'identità stesse dello stato si fondano sulla realtà più profonda ed essenziale del rapporto “amico e nemico”, e che la sovranità è determinata dall'individuo o dall'entità che è capace di definire e proteggere la società dai nemici nelle situazioni di minaccia esistenziale. Piuttosto che ricorrere alle norme, sostiene Schmitt, il sovrano ricorre alla legge del campo di battaglia o “al decisionismo concreto”. Fino alla sua scomparsa, nel 1985, Schmitt rimase un devoto ammiratore del Fascismo mussoliniano, al quale egli riconobbe la capacità di unire la chiesa, lo stato autoritario, un'economia libera, e i miti forti che motivano la popolazione.

 

  INDICE DELL’OPERA – Carl Schmitt fra poeti e letterati, di Stefan Nienhaus – Carl Schmitt. Aurora boreale – Capitolo primo. Elementi storici ed estetici - Capitolo secondo. Il problema spirituale dell’Europa – Capitolo terzo. L’attualità – Appendice – La teologia politica di Carl Schmitt, di Hugo Ball