Rossella Coarelli
«È tutta Italia la Patria mia» Libri scolastici e altre testimonianze di scuola (1860-1960)
Ronzani Editore, pagg.352, € 28,00
Rossella Coarelli, nell'opera «È tutta Italia la Patria mia». Libri scolastici e altre testimonianze di scuola (1860-1960), ci offre una riflessione approfondita e ricca di sfaccettature sul ruolo dei manuali e dei libri di lettura nel contesto educativo italiano, spaziando da un periodo cruciale quale quello dell'Unità d'Italia fino agli anni immediatamente successivi alla Seconda Guerra Mondiale. Attraverso un'analisi meticolosa e puntuale, l'autrice traccia i percorsi evolutivi di un'educazione scolastica che si interseca inevitabilmente con la costruzione della nazione e la modellazione delle coscienze collettive.
Coarelli affronta la questione del manuale scolastico non solo come oggetto di apprendimento, ma come strumento che, nel corso dei decenni, ha contribuito a forgiare l'identità nazionale, i valori sociali e il sistema di potere vigente. L'analisi si snoda lungo un ampio arco temporale, iniziando dagli anni 1870, con l'impegno di costruzione dell'identità nazionale italiana, e giungendo fino al 1958, anno in cui l'educazione civica è introdotta nei programmi scolastici.
L'autrice si concentra inizialmente sul processo di laicizzazione dello Stato italiano, che trova riscontro nell'orientamento editoriale scolastico tra Otto e Novecento. La laicità della scuola, un tema fondamentale nel contesto dell'Unità, viene poi bilanciata dalla presenza di una forte influenza cattolica, soprattutto nei primi decenni del Novecento, periodo in cui si fa strada una sinistra cattolica sempre più influente. In questi anni, i manuali scolastici subiscono una mutazione profonda, allineandosi a teorie pedagogiche che fanno riferimento all'insegnamento cristiano e alla centralità dei valori religiosi nella formazione del cittadino.
Un altro capitolo fondamentale della ricerca di Coarelli è dedicato alla Grande Guerra e alla sua influenza sulla scuola italiana. Con il conflitto, la funzione educativa dei libri scolastici si trasforma e assume una dimensione più marcatamente patriottica. La scuola diventa il luogo privilegiato per l'esaltazione dei valori nazionali, e i manuali si fanno portatori di un ideale di unità nazionale che si diffonde tra le nuove generazioni. Coarelli esamina in modo scrupoloso come i testi scolastici vennero utilizzati anche per definire, in modo chiaro e rigoroso, i ruoli sociali di genere, un elemento che diventerà particolarmente rilevante nel periodo fascista.
Il periodo fascista segna una fase decisiva nell'utilizzo dei manuali scolastici come strumenti di propaganda politica. Coarelli esplora in dettaglio come il Regime fascista sfruttò i libri di testo per veicolare la propria visione ideologica, glorificando il culto della nazione, del duce e dei valori totalitari. La produzione editoriale scolastica di quegli anni, così come l'organizzazione dei contenuti, era in larga misura finalizzata a questo obiettivo.
Un passaggio centrale dell'opera riguarda il processo di "defascistizzazione" che si avvia con la fine della Seconda Guerra Mondiale e la nascita della Repubblica italiana. Coarelli documenta l'impegno nella revisione dei libri di testo, un compito arduo che comportava il superamento delle tracce lasciate dal passato regime e l'introduzione di nuove linee pedagogiche. Il ritorno a valori democratici diventa un obiettivo fondamentale, ma l'autrice mette in evidenza come frammenti del passato fascista siano rimasti presenti, anche se in modo sottile, nei testi scolastici. Ciò offre uno spunto di riflessione sulla continuità e sulle difficoltà di superare il passato autoritario.
La forza dell'opera di Coarelli risiede nella capacità di intrecciare la storia politica e pedagogica con la storia sociale ed editoriale del Paese. L'autrice analizza criticamente come i manuali scolastici abbiano contribuito a definire le identità collettive, a legittimare i regimi politici e a plasmare la mentalità di intere generazioni. La sua indagine si fa anche un'esplorazione sociologica, mettendo in evidenza come i libri di testo siano stati veicoli di ideologie di Stato e, contemporaneamente, come abbiano costituito uno strumento di resistenza e di rinnovamento culturale, come nel caso delle revisioni post-belliche.
Coarelli, inoltre, offre un'analisi estremamente ricca di riferimenti bibliografici e fonti, documentando con precisione i cambiamenti nella produzione editoriale scolastica attraverso il confronto tra edizioni di manuali, appendici, revisioni e rielaborazioni. Il lavoro di ricerca è meticoloso e ben strutturato, supportato da un ampio apparato di note e di esempi tratti dai testi scolastici stessi. L'approccio è quello della storia culturale, che, attraverso lo studio dei testi scolastici, offre uno spaccato della società italiana, dei suoi cambiamenti e delle sue contraddizioni.
«È tutta Italia la Patria mia» di Rossella Coarelli è un'opera di grande valore scientifico, che riesce a restituire la complessità del rapporto tra scuola, ideologia e identità nazionale nella storia d'Italia. Con uno stile chiaro e preciso, ma anche con una profondità di analisi che non tralascia nessun aspetto rilevante, Coarelli ci consegna uno strumento utile per comprendere come l'educazione scolastica, a partire dai suoi strumenti fondamentali come i libri di testo, abbia contribuito a modellare le coscienze degli italiani tra Ottocento e Novecento.
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