Cella n. 14. I semi della rivoluzione Stampa E-mail

Sayyed Alì Khamenei

Cella n. 14
I semi della rivoluzione


Edizioni La Vela, pagg.276, € 20,00

 

khamenei cella14  Sayyed Alì Khamenei, in "Cella n. 14. I semi della rivoluzione", propone un'auto-narrazione affascinante e profonda che getta luce sulla prima metà della vita della Guida della Repubblica Islamica dell'Iran. Attraverso una scrittura che coniuga l'introspezione personale e la testimonianza storica, Khamenei ripercorre le vicende della sua giovinezza, dagli anni della sua infanzia, all'impegno nella lotta contro il regime dello Shah, fino alla caduta della monarchia e al trionfo della Rivoluzione Islamica del 1979.

  Questo testo non rappresenta una mera autobiografia; è piuttosto una riflessione sul significato profondo della lotta per la giustizia, la fede religiosa e la trasformazione radicale di un'intera società. A partire dalla sua infanzia a Mashhad e dalla sua formazione religiosa nelle scuole teologiche, Khamenei ci presenta la sua visione del mondo, plasmata dalla convinzione che la lotta per una società giusta, fondata su valori islamici, fosse non solo necessaria ma inevitabile. Il libro si sviluppa come una cronaca delle sue esperienze personali, dei suoi primi contatti con il movimento rivoluzionario e dei momenti più significativi del suo percorso militante. La sua narrazione è innanzitutto il racconto di un uomo che, pur consapevole delle difficoltà e delle sofferenze a cui sarebbe andato incontro, ha scelto di impegnarsi in prima linea contro l'oppressione.

  Una delle caratteristiche distintive del libro è la sua capacità di fondere il resoconto biografico con una lettura politica e sociale degli eventi. Khamenei non è solo un testimone della storia, ma un protagonista consapevole che attraverso la sua narrazione cerca di trasmettere una lezione di resistenza morale e di speranza. Egli racconta di come, durante gli anni del regime dello Shah, si sia trovato a dover affrontare violenze fisiche e psicologiche, arresti ripetuti e un'esperienza carceraria che avrebbe segnato la sua formazione. Le celle in cui fu imprigionato, descritte con crudo realismo, non sono solo luoghi di detenzione fisica, ma anche simboli della repressione politica che cercava di spezzare la determinazione dei rivoluzionari. Tuttavia, l'autore ci mostra come, malgrado le innumerevoli torture e minacce, la sua fede e la sua determinazione non vacillassero mai, ma anzi si rafforzassero, alimentando la speranza in una trasformazione profonda della società iraniana.

  Il libro si distingue per la sua capacità di umanizzare la figura di Khamenei, mostrando l'uomo dietro la figura politica. Il racconto della sua sofferenza, ma anche della sua resilienza, ha un impatto emotivo significativo sul lettore. In particolare, l'autore narra del suo spirito indomito e della sua ferma convinzione che la lotta contro il regime fosse una chiamata divina, un dovere in nome di Dio e della giustizia. La testimonianza di Khamenei diventa quindi un manifesto di resistenza, un invito a non arrendersi di fronte alla tirannia, ma a perseverare per la causa, indipendentemente dalle difficoltà.

  Inoltre, la scelta del titolo "Cella n. 14" rimanda non solo alla prigione in cui Khamenei fu rinchiuso, ma anche al concetto più ampio di lotta per la libertà e la giustizia in un contesto di oppressione. Ogni cella rappresenta simbolicamente un luogo in cui i rivoluzionari sono chiamati a confrontarsi con se stessi, con le proprie convinzioni e con la sofferenza, ma anche un luogo in cui l'umanità non viene mai annientata. Il riferimento al numero 14, un elemento che appare anche nei testi religiosi, può essere interpretato come un legame simbolico con la storia religiosa dell'Iran e con la lotta dei profeti e degli Imam, rinforzando l'idea che la sua lotta non fosse solo politica, ma anche spirituale.

  Un aspetto interessante del libro è la visione che Khamenei propone sulla costruzione della Repubblica Islamica e sulla sua partecipazione alla formazione del nuovo ordine politico dopo la caduta dello Shah. Il lettore ha l'opportunità di esplorare come l'autore abbia vissuto i momenti cruciali della Rivoluzione del 1979, la caduta di Pahlavi, e la sua successiva ascesa nel nuovo governo islamico, insieme al suo rapporto di stretta fiducia con l'Imam Khomeini. Questa sezione della sua autobiografia è fondamentale per comprendere come Khamenei abbia contribuito alla fondazione di un sistema politico che fosse in grado di incarnare i principi dell'Islam, in contrapposizione a tutte le forme di governo laico e tirannico.

  "Cella n. 14" non è solo un resoconto di sofferenza, ma è anche un messaggio di incoraggiamento rivolto a chi ancora oggi cerca di realizzare cambiamenti politici e sociali radicali. Khamenei, infatti, ci invita a non perdere mai la speranza, a perseverare anche quando le forze in campo sembrano troppo forti, a lottare sempre per la giustizia, in nome di Dio e per il bene della collettività.