La guerra di Gaza Stampa E-mail

Aa. Vv.

La guerra di Gaza
Una risposta internazionalista


Edizioni Lotta Comunista, pagg.322, € 20,00

 

aavv guerradigaza  "La guerra di Gaza. Una risposta internazionalista" si inserisce nell'alveo delle analisi politiche e teoriche relative ai conflitti mediorientali, focalizzandosi sulla specifica questione della guerra di Gaza, ma con uno sguardo che si estende a un contesto storico e geopolitico più ampio. L'opera si propone di fornire una lettura in chiave marxista e internazionalista dei conflitti in Medio Oriente, in particolare attraverso il prisma della lotta di classe, rifiutando le narrazioni convenzionali che giustificano le guerre come frutto di antagonismi nazionali o religiosi. Gli autori ravvisano nella guerra dei Sei Giorni del 1967 un punto di riferimento teorico e pratico per comprendere le dinamiche di classe che devono essere alla base di qualsiasi strategia di resistenza e liberazione.

  La proposta teorica centrale del libro ruota attorno all'idea che i conflitti, in particolare quelli in Medio Oriente, non debbano essere letti in termini etnici o religiosi, ma come frutto delle contraddizioni interne alle classi sociali, in particolare quelle che vivono sotto il giogo dell'imperialismo. Gli autori richiamano l'analisi leninista della guerra come strumento di oppressione e di sfruttamento delle classi lavoratrici, sottolineando come i proletari di tutte le nazioni, siano esse israeliane o arabe, siano stati storicamente mandati al massacro dalle loro classi dominanti, che operano in connivenza con l'imperialismo globale.

  Un tema fondamentale del libro è la distinzione tra nazionalismo e internazionalismo. Mentre le classi dominanti – siano esse israeliane o arabe – alimentano ideologie nazionaliste e divisioni interne, gli autori auspicano una risposta che attraversi le frontiere nazionali: i proletari di Israele e dei Paesi arabi devono unire le forze per ribaltare il corso degli eventi, fermando la guerra e trasformandola in una lotta rivoluzionaria che metta in discussione il sistema capitalista e imperialista. La guerra, dunque, viene concepita come un'opportunità per una rivoluzione che superi le divisioni nazionali e faccia leva sulla solidarietà di classe.

  Gli autori non si limitano a narrare gli eventi, ma li inseriscono in una più ampia riflessione sul ruolo dell'imperialismo e delle classi dominanti. La guerra dei Sei Giorni viene letta come una manifestazione dell'intreccio tra oppressione coloniale, divisione sociale interna e ingerenza imperialista. La critica alla divisione tra israeliani e palestinesi viene dunque letta come una distrazione, una trappola ideologica che impedisce ai lavoratori di riconoscere il vero nemico: il sistema capitalistico e imperialista che sfrutta le loro vite.

  L'analisi proposta nel libro è anche fortemente legata all'attualità, con una riflessione sulla natura dei conflitti futuri. Gli autori avvertono che il XXI secolo sarà probabilmente segnato da conflitti devastanti, alimentati dalle stesse forze imperialiste e dalle stesse contraddizioni sociali ed economiche che hanno caratterizzato il passato. In questo contesto, il libro si propone di rispondere a una domanda fondamentale: come può la classe lavoratrice, a livello globale, affrontare le sfide che l'imperialismo e le nuove forme di guerra porteranno con sé?

  Il libro propone come risposta a queste sfide una rinnovata adesione ai principi leninisti e internazionalisti, suggerendo che solo attraverso la costruzione di una forza politica e sociale transnazionale, che ponga al centro la lotta di classe e la solidarietà tra i lavoratori, si possa sperare di spezzare il ciclo di violenza e oppressione. In particolare, gli autori puntano alla costruzione di un movimento che, radicandosi in Europa, possa fungere da punto di riferimento per i proletari di tutto il mondo, mettendo in discussione l'attuale ordine borghese.

  La riflessione sul ruolo dell'Europa è centrale. Secondo gli autori, l'Europa, nonostante la sua condizione di potenza imperialista, rimane un luogo strategico per radicare il leninismo, attraverso una forte mobilitazione della classe lavoratrice e dei giovani, affinché possano riconoscere il proprio ruolo storico nella lotta contro l'imperialismo. Il volume invita a riflettere sulla natura ingannevole delle "vie larghe" del nazionalismo e delle spartizioni imperialiste, che non fanno altro che perpetuare un ciclo di violenze e massacri.

  La proposta teorica del libro, pur essendo rigorosa e interessante, non è priva di aspetti controversi. L'analisi materialista e leninista, sebbene offra una visione chiara delle dinamiche di classe e del ruolo dell'imperialismo, potrebbe apparire troppo deterministica in alcuni passaggi, riducendo la complessità dei conflitti mediorientali a una mera lotta tra classi sociali. La dimensione etnica e religiosa, che indubbiamente ha giocato un ruolo significativo in molte delle guerre recenti, viene fortemente ridimensionata, nonostante le articolazioni complesse della realtà mediorientale.

  Inoltre, la prospettiva internazionalista proposta dagli autori sembra confrontarsi con la difficoltà di mobilitare un vasto movimento proletario globale, in un contesto in cui le dinamiche di globalizzazione e la frammentazione della classe lavoratrice rendono più ardua la costruzione di una coscienza di classe transnazionale. La proposta di radicare il leninismo in Europa potrebbe risultare difficilmente realizzabile senza una reale rielaborazione delle attuali forme di organizzazione politica e sindacale, che troppo spesso sembrano incapaci di rispondere alle sfide contemporanee.

  "La guerra di Gaza" ha, dunque, il merito di offrire una lettura innovativa e profondamente critica dei conflitti in Medio Oriente, prospettando una proposta teorica che invita alla riflessione su temi complessi e scottanti, come la natura della guerra, la divisione delle classi sociali e il ruolo dell'imperialismo. Sebbene la sua visione rimanga radicata in una tradizione marxista ortodossa, il libro solleva interrogativi fondamentali sul futuro del movimento operaio e sull'efficacia di un approccio internazionalista di fronte alle sfide poste dalla globalizzazione e dall'imperialismo. La lettura del testo risulta stimolante per una comprensione approfondita delle cause sociali e politiche delle guerre, ma non priva di spunti critici che necessitano di un ulteriore sviluppo nel dibattito contemporaneo.