La natura del potere |
Luciano Canfora La natura del potere Laterza, pagg.108, Euro 14,00
IL LIBRO - «Qualcosa non ha funzionato. Il suffragio universale, alla fine conquistato (dove prima, dove poi, in Italia dopo quasi tutti) ha più e più volte deluso chi lo aveva propugnato, ha mancato i previsti effetti. Le urne sono divenute lo strumento di legittimazione di equilibri, di ceti, di personale politico quasi immutabile, non importa quanto diversificato e come diviso al proprio interno. E se il vero potere fosse altrove? Di questo, caro lettore, vorremmo discorrere nelle pagine che seguono.» Canfora instilla più di un dubbio sui travestimenti del potere: un dominio di pochi – anche quando sembra essere di uno solo – che però non sussiste se non sa creare consenso, restando, beninteso, a tutti gli effetti dominio.
DAL TESTO - "Il reiterato rito elettorale può essere considerato, in questa ricerca, un buon indicatore. Nei paesi dove si reca alle urne non più che la metà del corpo elettorale (gli Stati Uniti d’America) o anche meno della metà (Confederazione elvetica) sembra che prevalga la prima diagnosi. Si può arguire, infatti, che una così massiccia sfiducia nello strumento elettorale nasca, in paesi così acculturati, dalla maturata convinzione che vano sia, e nella sostanza inefficace, il voto, l’armamentario elettorale, in quanto il vero potere sarebbe altrove, alieno dall’esporsi al suffragio degli elettori (preferendo, come disse anni addietro un autorevole banchiere, il «suffragio dei mercati»). Nei paesi dove, al contrario, le percentuali dei votanti sono altissime (ma meglio sarebbe dire, ‘sono state’), vigoreggia, a quanto pare, il convincimento contrario. E in effetti, nei paesi dove ancora gli schieramenti in lotta dicono di propugnare concezioni contrapposte intorno all’assetto economico-sociale, le percentuali dei votanti continuano a essere tra le più elevate. Dove invece lo sforzo oratorio del personale politico è volto a proclamare la fine delle contrapposizioni basilari e la sostanziale concordia sulle ‘questioni decisive’, la voglia di votare diminuisce e l’assenteismo aumenta vistosamente. La crescente convinzione, tra i cittadini, dell’irrilevanza dell’esito elettorale potrebbe dunque discendere dalla convinzione che il personale eletto, quale che sia, non introdurrebbe cambiamenti; potrebbe cioè avere come presupposto – più o meno consapevole – che il potere stia altrove, al riparo dalle increspature quotidiane e rumorose della ‘politica’. A una diagnosi del genere si può giungere in base a ragionamenti e a studi, ovvero istintivamente, sospinti dalla empirica delusione della quotidianità. Difficile credere infatti che l’enorme massa dei non-votanti, per esempio negli Stati Uniti d’America, approdi a tale scelta perché capillarmente influenzata dalla assidua frequentazione del pensiero ‘elitistico’, pensiero che – come si sa – pone l’accento sul sostanziale potere di élites non esposte al logoramento elettorale. È preferibile pensare, piuttosto, che gruppi intellettuali o comunque bene acculturati, per un verso, e, per l’altro, masse che nemmeno si pongono il problema di andare a ritirare il certificato elettorale (in Usa esso non raggiunge l’elettore ma dev’essere raggiunto) si mescolino e si intreccino. Sintomatico in tal senso un passaggio di un celebre film di successo (Frantic di Roman Polanski, 1988), dove il protagonista, professore universitario statunitense in trasferta a Parigi per un congresso scientifico, rivolgendosi all’ambasciata del suo paese onde tentare di far luce sul rapimento della propria consorte, dichiara come credenziale positiva, al funzionario d’ambasciata: «Noi non andiamo neanche a votare!»."
L'AUTORE - Luciano Canfora insegna Filologia classica all’Università di Bari. È direttore della rivista “Quaderni di storia” e collabora con il “Corriere della Sera”.
INDICE DELL'OPERA - Entriamo in argomento - I. Sisifo, il politico - II. Tra utopia e realismo - III. «Capo» - IV. Cesarismo - V. Il potere del tiranno - VI. «Ogni Stato è fondato sulla forza» - VII. Potere della parola - VIII. Il «popolo profondo» - IX. Élite - X. La crisi dell’«impero del bene» - Indice dei nomi |