Luciano Canfora
La grande guerra del Peloponneso 447-394 a. C.
Laterza, pagg.288, € 20,00
La guerra del Peloponneso, combattuta tra il 431 e il 404 a. C., rappresenta uno degli episodi più drammatici e significativi della storia antica. Questo conflitto, che coinvolse le due potenze principali della Grecia classica – Atene e Sparta – non solo segnò la fine di un'era d'oro per la civiltà ellenica, ma ebbe ripercussioni a lungo termine sul panorama politico e sociale della Grecia. La guerra, che si articolò in una serie di battaglie terrestri e navali, vide il coinvolgimento di numerosi alleati e di potenze esterne, con l'intervento determinante della Persia, che contribuì a rovesciare l'equilibrio di forze tra le due fazioni in lotta.
Le cause alla base del conflitto sono complesse e interconnesse. Da un lato, Atene, con il suo modello di democrazia imperiale, mirava a espandere la propria influenza commerciale nel Mediterraneo, consolidando il suo dominio sugli alleati della Lega Delio-Attica. Dall'altro, Sparta, rappresentante di un'oligarchia militare tradizionalista, vedeva minacciato il proprio primato, sia militare sia politico, da una crescente Atene che, attraverso il suo potere navale, imponeva la propria volontà sulla Grecia.
Il conflitto non fu solo una guerra tra due città-stato, ma divenne un palcoscenico per questioni di potere, di ideologia e di visione del mondo, con Atene che promuoveva l'esportazione della democrazia, mentre Sparta si dichiarava difensore della libertà contro l'imperialismo ateniese. La guerra si concluse formalmente con la vittoria di Sparta, ma la Grecia ne uscì profondamente indebolita, ponendo le basi per l'ascesa del regno macedone sotto Filippo II.
Luciano Canfora, uno dei maggiori storici e filologi italiani, affronta la guerra del Peloponneso con un approccio metodologico che si discosta dalle visioni tradizionali e si concentra sulle origini, le cause e le dinamiche più profonde che portarono allo scoppio del conflitto. Nel volume "La grande guerra del Peloponneso. 447-394 a. C.", Canfora non si limita a una semplice cronaca degli eventi, ma cerca di comprendere le forze politiche, ideologiche e culturali che portarono alla "grandissima guerra", come fu definita da Tucidide. La guerra del Peloponneso, secondo l'autore, non è un semplice confronto tra Atene e Sparta, ma una lotta per la definizione della "pace" e del "potere" nella Grecia del V secolo a. C..
Canfora sottolinea in maniera lucida e puntuale che il conflitto non scaturì solo da questioni territoriali o militari, ma da una profonda divergenza ideologica tra le due potenze. Atene, con il suo sistema democratico e la sua visione espansionista, cercava di consolidare e ampliare il proprio impero marittimo, imponendo alle sue alleanze una struttura che ricalcava, seppur sotto l'aspetto politico e militare, un modello imperiale. L'elemento della "democrazia imperiale" è al centro del suo lavoro, un concetto che Canfora esplora a fondo per mostrare come la visione democratica di Atene fosse in realtà compatibile con una gestione autoritaria delle proprie risorse e dei suoi alleati.
Dall'altro lato, Sparta si erge a difensore della tradizione oligarchica e dell'indipendenza delle singole poleis, rifiutando il modello espansionista ateniese. La sua lotta contro Atene non è solo una questione di predominio, ma di mantenimento dell'ordine tradizionale e della propria visione del mondo greco. Canfora analizza con grande attenzione come Sparta, pur essendo meno innovativa sul piano politico, si sforzasse di mantenere un equilibrio di potere che non minasse le strutture sociali interne e la sua egemonia nella Grecia continentale.
Canfora segue il filo rosso della "inevitabilità" del conflitto, un concetto che Tucidide aveva già introdotto nelle sue Storie, in cui il grande storico ateniese sosteneva che la guerra fosse il risultato di un'ineluttabile tensione tra le due potenze. Il gioco delle alleanze, le rivalità politiche e la visione divergente della libertà e della giustizia che animavano Atene e Sparta avevano reso la guerra inevitabile, come la dialettica tra le due città-stato avrebbe portato, inevitabilmente, alla sfida finale. Canfora coglie la profondità di questa analisi, non limitandosi a riproporre le cause immediate, ma anche analizzando come la guerra si radicasse in una lunga storia di conflitti e rivalità, che affondano le radici nella lotta per il dominio sul Mediterraneo.
Il suo lavoro oltre a una ricostruzione militare degli eventi esplora anche il ruolo delle ideologie. La democrazia di Atene non è immune dalle contraddizioni interne: la libertà dei cittadini ateniesi si scontra con la soppressione delle libertà nelle città alleate, spesso costrette ad accettare l'imposizione della potenza ateniese. La "democrazia imperiale" ateniese è, quindi, una contraddizione in termini, che Canfora analizza con grande acume, mostrando come Atene non fosse un esempio perfetto di democrazia, ma piuttosto un regime che, pur giustificando la sua espansione come difesa della libertà, praticava l'oppressione nei confronti dei suoi alleati.
Dall'altro lato, Sparta, pur essendo un modello di ordine e stabilità, rappresentava anche un sistema oligarchico che non accettava la rivoluzione democratica portata avanti da Atene. Canfora sottolinea come la guerra non fosse solo un confronto tra due sistemi politici diversi, ma anche una lotta ideologica che avrebbe deciso le sorti della Grecia per i decenni successivi.
"La grande guerra del Peloponneso. 447-394 a. C." è un lavoro che va oltre la mera narrazione degli eventi bellici. Luciano Canfora riesce a restituire al lettore la complessità di un conflitto che, pur nella sua tragicità, è anche simbolo delle contraddizioni di due modelli politici: quello della democrazia ateniese e quello dell'oligarchia spartana. La sua analisi meticolosa e il suo approccio critico offrono una prospettiva nuova sulla guerra del Peloponneso, invitando i lettori a riflettere su come le guerre, in ogni epoca, non siano mai solo il risultato di eventi contingenti, ma il prodotto di strutture politiche e ideologiche profonde che si intrecciano e si rinforzano vicendevolmente.
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