Benedetti italiani Stampa E-mail

Curzio Malaparte

Benedetti italiani

Vallecchi, pagg.176, Euro 14,00

 

benedettiitaliani.jpg  IL LIBRO - Torna un classico della produzione malapartiana pubblicato in prima edizione nel 1961. Si tratta di una antologia di brani scritti in periodi diversi, in gran parte inediti o apparsi come "elzeviri" sul "Corriere della Sera". Dopo l'uscita nel 1956 di "Maledetti toscani", Malaparte dedica ai suoi connazionali un libro straordinario, ricco di sfoghi appassionati e di estrose intemperanze, frutto di un lungo tormentato odio-amore per la sua terra, non risparmiando accuse ma al tempo stesso indicando tutti quei caratteri positivi tipici del popolo italiano ricco di storia e di tradizione. Un'opera che confermava all'epoca e che conferma ancora oggi la grande intelligenza e sagacia dell'uomo e la finissima qualità poetica dello scrittore.

 

  DAL TESTO - "Che gli italiani sian furbi, non mi sembra un difetto, e vana mi par l'accusa di furbizia che gli stranieri ci van muovendo da secoli. E prima di tutto non vedo per qual ragione gli italiani dovrebbero essere coglioni. E poi: per far piacere a chi? «Meglio pazzi che grulli», dicono in Toscana; e io aggiungo: meglio furbi che coglioni. E forse questa accusa nasce dal fatto, che sappiamo sempre toglierci dai guai con intelligenza e con estro, il che gli stranieri chiamano furbizia: talché è detto comune, fuori d'Italia, che gli italiani non vanno mai a fondo, che non muoiono mai, e che non soltanto sanno stare a galla nei pelaghi più perigliosi, ma che quando li credi morti, quando sei sicuro di averli proprio ammazzati, ti accorgi che camminano, e che respirano. E la prima non è poi cosa vera. Anche gli italiani vanno a fondo non perché sono andati a fondo mille volte e son sempre tornati a galla, ma perché c'è sempre qualcuno che allunga loro una mano, e li tira all'asciutto. E in quanto al fatto, da tutti gli stranieri considerato come cosa meravigliosa, che gli italiani non muoiono mai, dirò che varrebbe meglio dire che sono i più vivi uomini che siano al mondo, e che è cosa difficilissima ammazzarli".

 

  L'AUTORE - Personaggio complesso come solo l’intelligenza può essere e precursore della figura dell’“intellettuale d’intervento”, Curzio Malaparte nacque a Prato nel 1898, da padre tedesco e madre italiana. Uomo di gran gusto e di grandi passioni, soldato e scrittore di fama, scontò a lungo la reputazione di sfrenato avventuriero, coinvolto in un turbine di amori, duelli e scandali. Fascista, fu confinato da Balbo e liberato da Ciano. Comunista, fu protetto da Togliatti, nonostante lo sferzante giudizio di Gramsci. Inviato del «Corriere della Sera», collaboratore del «900» di Bontempelli e del «Selvaggio» di Maccari, condirettore della «Fiera letteraria», direttore de «La Stampa», autore di studi storico-politici ("La rivolta dei santi maledetti", 1921, "Tecnica del colpo di Stato", 1931), ha dato il meglio in libri di forte impianto narrativo, come "Kaputt" (1944), "La pelle" (1949), "Maledetti toscani" (1956). Negli anni ’50, a tutela dei vinti, si oppose alla classe politica dominante e a chi si era arricchito durante e dopo il conflitto. Morì a Roma nel 1957.

 

  INDICE DELL'OPERA - Prefazione, di Giordano Bruno Guerri - I - II - III - IV - V - VI - VII - VIII - IX - X -XI - XII - XIII - XIV - XV - La morte a Venezia - Il corpo di Napoli -Tuscania - Abissini in Arezzo - Umbria matta - L'Italia è fatta in forma di una donna - La donna italiana - Carattere degli italiani - Carattere dei romani - La diligenza per l'Africa