Riflessioni XII-XV [Quaderni neri 1939/1941] |
Martin Heidegger
IL LIBRO – Negli anni della Seconda guerra mondiale il diario heideggeriano della storia dell'essere si confronta più che mai pericolosamente con la storia del mondo. E gli appunti annotati per cercare, sondare, tentare di cogliere via via le tracce dell'una negli avvenimenti dell'altra risultano quanto mai spiazzanti, stranianti, volutamente e consapevolmente ambigui e dirompenti. Lo Heidegger che nel segreto dei suoi taccuini - laboratorio teorico, spazio di riflessione quotidiana, occasione per una veglia costante, insistente esercizio di ricerca - si misura con l'accadere del suo tempo mette in gioco, con tenace coerenza semantica, tutto lo strumentario del pensiero dell'essere. In maniera non sistematica - come si addice alla rapsodia di un diario -, ripetitiva, spesso ossessiva, impiega le parole fondamentali della sua filosofia, le figure chiave della ontostoria, i capisaldi teoretici che sorreggono la sua ricognizione del tempo, e ne riconoscere i segni nel tempo. DAL TESTO – "Il progresso è solo apparentemente un principio del cosiddetto "liberalismo". In verità esso appartiene all'essenza di un'epoca che, in quanto modernità, prende ciò che è sempre nuovo per l'autentico vero e reale. Ciò che è sempre nuovo è, conformemente all'essenza, accoppiato alla smania di incondizionata autoassicurazione che ogni tempo e ovunque, e "in tutte le circostanze" e in ogni situazione | deve tenere conto di ciò che già richiede un "mondo" orientato su un completo controllo. Per questo, ciò che di volta in volta è semplicemente presente entro l'orizzonte del preventivo calcolare pianificatore è necessariamente già invecchiato. Questo sempre nuovo perciò non è nemmeno il risultato e la richiesta di una mera e vaga curiosità, bensì la crescente successione del nuovo è l'intima legge della realtà che si è determinata come "volontà", ma anzitutto oscilla ancora nell'indeterminatezza se e come la "volontà", che non è intesa in senso "psicologico", sia una volontà della ragione o dell'amore o della potenza o tutto insieme in una mescolanza dispiegata solo a metà. Ciò che è nuovo diviene sempre più nuovo, più quotidiano, più economico, più fugace, più qualsiasi e perciò necessariamente più chiassoso e invadente. Esso, e con esso tutto il reale, ha ceduto la forza di decisione all'invadenza priva di fondamento. L'essenza di ciò che in primo luogo si è chiamato "americanismo" si prepara." L'AUTORE – Martin Heidegger (1889-1976) è il più importante pensatore tedesco del Novecento e uno dei filosofi più influenti dell'età contemporanea. Di famiglia cattolica studia teologia a Friburgo. Più tardi abbandona il cattolicesimo e nel '19 diventa assistente di Edmund Husserl, al quale succede nel '28. Le sue opere più importanti sono "Essere e tempo" (1927), "L'origine dell'opera d'arte" (1929), "Lettera sull'umanismo" (1947), "Sentieri erranti" (1950), "Introduzione alla metafisica" (1953), "Saggi e discorsi" (1954), "Che cosa significa pensare?" (1954), "In cammino verso il linguaggio" (1959), "Nietzsche" (1961), "Segnavia" (1967). Nel 2015 è uscito per Bompiani il primo dei tre volumi delle Riflessioni, "Quaderni neri 1931-1938 [Riflessioni II-VI]". INDICE DELL'OPERA - Avvertenza della traduttrice - Riflessioni (XII) - Riflessioni (XIII) - Riflessioni (XIV) - Riflessioni (XV) - Postfazione del curatore |