Franco Cardini
Andare per le Gerusalemme d'Italia
il Mulino, pagg.163, € 12,00
IL LIBRO – Archeologa «ante litteram», nel 326 l'ottantenne imperatrice Elena partì alla volta della Terra Santa per riscoprire i Luoghi Santi nascosti e profanati. Individuò un sepolcro scavato nella roccia, una collina e una grotta. Tre elementi che ritornano costantemente nelle varie Gerusalemme «succedanee» disseminate lungo la penisola sotto forma di santuari. Gerusalemme è dappertutto. Una presenza di cui l'Italia è investita per intero, grazie a un dialogo intessuto da secoli che trova espressione in ogni rigo della sua storia, in ogni pietra delle sue città. Una volta divenuti inaccessibili i Luoghi Santi, lembi di Terra Santa vennero infatti ricreati nel nostro paese. E intraprendere il cammino penitenziale attraverso santuari come il Sacro Monte di Varallo, il complesso delle Sette Chiese a Bologna, il Santo Volto di Lucca, San Vivaldo, Acquapendente nel Senese, il Santo Sepolcro di Brindisi significa ritrovarne le memorie e rivivere le emozioni di quel primitivo pellegrinaggio.
DAL TESTO – "Il caso più importante di riproduzione del Santo Sepolcro per profondità di concezione e per monumentalità di realizzazione è forse quello pisano: e non alludiamo qui tanto al celebre ottagono del Santo Sepolcro di Diotisalvi, che si dice voluto dall'ordine del Tempio e ispirato alla rotonda dell'Anastasis di Gerusalemme, quanto alla Piazza dei Miracoli, riguardo sia alla pia tradizione della terra dell'Alchedama recata dai pisani reduci dalla terza crociata per il loro Camposanto, sia ai rapporti simbolici e metrologici fra il duomo e le due massime basiliche di Terrasanta, la Natività di Betlemme e il Santo Sepolcro di Gerusalemme, nonché al mirabile battistero di Bonanno che a sua volta alla rotonda del Sepolcro rinvia. "La nova Jerusalem pisana si piega, certo, con l'eccezionale importanza di Pisa e delle sue colonie oltremare durante la prima fase del movimento crociato, cioè fra XII e XIII secolo. A un periodo posteriore si rifanno, e in un differente clima si giustificano, le memorie gerosolimitane in Firenze, moltissime per quanto sovente nascoste o in apparenza minori: un oratorio attribuito anch'esso ai Templari presso il Ponte Vecchio, del quale però attualmente non c'è quasi più traccia; le supposte reliquie della pietra del Sepolcro conservate in Santi Apostoli e usate per accendere il meccanismo «della colombina» il Sabato Santo, di cui abbiamo detto; l'oratorio-cappella di Santa Maria delle Grazie che si ergeva sul primo pilone del ponte detto appunto «alle Grazie», perduto purtroppo per eventi bellici nell'agosto del 1944 e sostituito da un anonimo manufatto (forse si sarebbe potuto tentare una ricostruzione storica fedele, come si è fatto per i ponti di Santa Trinità e alla Carraia); la riproduzione del Santo Sepolcro in Villa Salani a Fiesole; l'affresco della Trinità di Santa Maria Novella dovuto al Masaccio e del quale è stato studiato il rapporto con la cappella gerosolimitana del Calvario; il caso sia pur poco documentato del monastero di Santa Maria al Santo Sepolcro a Colombaia alle Campora fuori Porta Romana e non lontano da quel colle di Monteoliveto fuori Porta San Frediano che ebbe una certa importanza nella gestazione della fiorentina Festa dei magi, alla fine del Trecento, poi «catturata» da casa Medici; l'edicola di San Pancrazio eretta da Leon Battista Alberti per volontà di un committente prestigioso, il mercante e finanziere Giovanni di Paolo Rucellai (1403-1481), ed esercizio sommo di stile e di teoria matematico-musicale applicata alle misure architettoniche; il «sogno» (o la leggenda legata a quel sogno) secondo il quale il granduca di Toscana Cosimo III, partecipe della speranza della sua dinastia di poter cingere un giorno la corona di un nuovo regno di Gerusalemme, avrebbe voluto smontare l'edicola del Santo Sepolcro, trasportarne le pietre via terra da Gerusalemme a Giaffa e da Giaffa al porto di Livorno e quindi rimontarla a Firenze sotto la volta della grande cupola sepolcrale della cappella dei granduchi nella chiesa di San Lorenzo, l'Escorial o la Kapuzinergruft dell'ambiziosa dinastia medicea."
L'AUTORE – Franco Cardini è professore emerito di Storia medievale nell'Istituto Italiano di Scienze Umane/Scuola Normale Superiore; è Directeur de Recherches nell'École des Hautes Études en Sciences Sociales di Parigi e Fellow della Harvard University. Con il Mulino ha pubblicato «Castel del Monte» (2000), «In Terrasanta» (2002), «Gerusalemme» (2012), «Quell'antica festa crudele» (2013), «Alle radici della cavalleria medievale» (2014) e «Istanbul» (2014).
INDICE DELL'OPERA – Gerusalemme è dappertutto - 1. La Gerusalemme traslata - 2. Viaggiare per Terra pensando al Cielo - 3. Elena, un'archeologa «ante litteram» - 4. Gerusalemme a Roma - 5. La Gerusalemme bolognese - 6. Le vie dei pellegrini: le francigene e le romee - 7. «Ad instar Sancti Sepulchri»: da Venezia a Firenze - 8. Le città-santuario: da Varallo a San Vivaldo - 9. Sacri Monti e Montagne Sacre - 10. Santi volti, sudari, sindoni - 11. Spine, chiodi, anelli e altro ancora - 12. La città di Gesù è anche quella di Maria - 13. La Settimana Santa – Conclusione - Nota bibliografica |