Arianna infida. Bugie del nostro tempo |
Franco Cardini Arianna infida Medusa Edizioni, pagg.203, € 14,90
IL LIBRO – Questo libro ricorda volentieri un samizdat, una di quelle pubblicazioni clandestine circolanti nell'Unione Sovietica del secondo dopoguerra che si poteva trattenere per breve tempo, magari per una sola notte, passata in bianco immersi nella lettura. Con questo non si vuol certo dire che Franco Cardini abbia subìto una qualche forma di censura, meno che mai politica (o forse sì, ma questo è da vedere). Questo libro, in realtà, nasce da una profonda e spassionata riflessione sui meccanismi che nel nostro Paese bloccano la circolazione delle idee e la corretta informazione. "Arianna infida", dunque, è il tentativo di riprendere il bandolo di una matassa che si è persa nelle cento o mille bugie che ci vengono propinate ogni giorno, tanto sulla storia remota o recente, quanto sugli eventi che accadono ai giorni nostri. In queste pagine il grande storico del medioevo ma anche appassionato polemista partecipe delle questioni contemporanee, denuncia a chiare lettere alcuni mali che ci affiggono: del nostro essere europei, in un'Europa che, a dispetto delle proprie radici ebraico-cristiane, appare condizionata da lobbies economico-finanziarie e da teoremi come quello neoconservatore sull'esportazione della democrazia; del nostro essere italiani, in un'Italia assediata da circhi di nani e ballerine, bugie e prevaricazioni tanto culturali quanto politiche; del nostro essere affacciati sul Mediterraneo, crogiolo di culture di cui continuiamo ostinatamente a disinteressarci accontentandoci della vulgata ufficiale. Scherzando, si potrebbe dire che in questo libro vi sia il distillato del "peggior Cardini": quello che parla senza peli sulla lingua, citando nomi e cognomi, e lo fa da uomo libero, non controllabile né ricattabile, capace di reagire alle menzogne più spudorate, sovente occultate dietro luoghi comuni o da un'informazione selvaggia e confusionaria. DAL TESTO – “[…] dall'antichità romana all'Ottocento, la "dittatura" è stata un'istituzione rispettabile e anche democratica - anzi, soprattutto democratica -, che serviva a superare i momenti difficili: per questo la si corredava di poteri d'eccezione e si accettava anche il suo ricorso a metodi di governo che ordinariamente non sarebbero stati accettati. A parte certi grandi casi storici, come Cromwell e Napoleone, vi sono personaggi insospettabili che, nella storia recente e anche recentissima, hanno avuto magari per brevi momenti (la dittatura era appunto istituzione limitata nel tempo) poteri dittatoriali: anche Teddy Roosevelt, Winston Churchill e Charles De Gaulle sono passati attraverso esperienze del genere. Ma erano al di sopra di ogni sospetto, e quasi nessuno se n'è accorto (anche perché la pratica dei "segreti di Stato" funziona spesso bene). E, soprattutto, non si è mai usato nei loro confronti il termine "dittatore", compromesso esclusivamente dal fatto ch'è stato sistematicamente impiegato, dagli anni Venti del XX secolo, per indicare la pratica di governo d'origine in tutto o in parte illegittima e caratterizzata da violente forme di repressione oltre che da forti connotati di "potere carismatico" e di organizzazione del consenso: insomma, "dittatura" è diventato sinonimo di "tirannia" - altro termine che ha alle spalle una lunga avventura semantica, in origine tutt'altro che semplicisticamente negativa e di "Stato totalitario". Ma non c'è liberaldemocratico tanto rigoroso da spingersi fino a proclamare che le dittature siano e siano state sempre e del tutto un male. Difatti, non dappertutto vi sono le condizioni per l'impianto di un sistema democratico. E poi vi sono casi specifici, come le "dittature di sviluppo". Per le grandi potenze democratiche, in realtà tutti i dittatori sono uguali, ma ve ne sono alcuni più uguali degli altri. Quando uno sta "dalla parte giusta" e magari assume decisioni considerate buone in politica economica o in politica estera, si chiude un occhio sul fatto che abbia un debole per le uniformi, tenda a chiudere i giornali e a buttare in galera gli oppositori e magari si serva della tortura e dei campi di concentramento. È successo con Suharto, con Noriega, con Pinochet, perfino con Pol Pot. Anche con Saddam Hussein, fino al 1990. Con i dittatori si scende a patti, eccome; e, finché ci fa comodo, si evita di definirli tali. Purtroppo: ma è così. Si dice che Goering usasse affermare, o quanto meno l'avesse affermato una volta, che chi fosse ebreo lo decideva lui. Anche l'amministrazione Bush, e non è la sola, amava decidere chi fosse un dittatore e chi no; o chi, non essendolo fino a un certo punto, poi lo diventava. Come Noriega o come Saddam Hussein.” L’AUTORE – Franco Cardini, storico, conferenziere e pubblicista, ha insegnato Storia medievale presso l'Istituto di Scienze Umane di Firenze. Fellow della Harvard University, Directeur d'Études presso l'EHESS di Parigi, attualmente dirige il Centro di Studi sulle Arti e le Culture dell'Oriente dell'Università Internazionale dell'Arte di Firenze e collabora alla direzione della Scuola Superiore di Studi Storici dell'Università di San Marino. Tra le sue pubblicazioni più recenti si ricordano: Il Turco a Vienna. Storia del grande assedio del 1683 (Laterza, 2011); Capire le multinazionali. Capitalisti di tutto il mondo unitevi (con Marina Montesano e Stefano Taddei, Il Cerchio, 2012); Gerusalemme. Una storia (il Mulino, 2012). INDICE DELL’OPERA – Invito alla lettura – Identità (La fatica della libertà (2007) - L'identità italiana (2010) - Una settimana sul Caucaso (2010) - Addio giovinezza (2012)) - Le fatiche dell'Occidente (Pezzo per pezzo crolla il castello delle menzogne (2007) - Cristiani perseguitati (2011) - Europa, la civiltà prima dei sacrifici (2012)) - Nuova finestra a Levante (Islam. La commedia degli equivoci (2005) - Siria ed Egitto. Una lunga storia parallela (2012) - Il puzzle siriano (2012) - Il fantasma della libertà (2012)) - Fides et Ratio (Benedetto XVI e la rinascita della sinistra (2005) - In difesa del Motu proprio (2007) - Le disavventure della strumentalizzazione (2009) - «Hai passato la misura» (2009) – Il papa, la modernità, la penitenza (2010)) – Italietta (La destra italiana, da AN al PDL (2009) - La dittatura del Berluskariato. Mass media e "democrazia avanzata" (nel senso di "quel che avanza della democrazia") (2009) – Inopportunisti contro cazzeggiatori, ovvero "elogio del pensiero libero" (2010) - Contro tutti i tartufi (nel senso di Molière). Amarcord di un "Cattivo Maestro" (2011)) – Revisionismi (A proposito del caso Williamson e del "revisionismo-negazionismo" (2009) - Enduring revision (2009) – Risorgimento da ripensare? (2010) - Celebriamo il centocinquantenario: ma a trecentosessanta gradi. Per esempio: il "Palazzo d'Estate"... (2010) - Sulle foibe e altro (2011) - Ma forse verrà il tempo in cui sarà possibile (2011))
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