È la stampa, bellezza! La mia avventura nel giornalismo |
Giorgio Bocca È la stampa, bellezza! La mia avventura nel giornalismo Feltrinelli, pagg.240, Euro 16,50
IL LIBRO - Nessuno meglio di Giorgio Bocca può aiutarci a riflettere sulla crisi che sta vivendo oggi la professione di giornalista. In Italia (e non solo) la carta stampata appare schiacciata dalle pressioni della politica e dell’economia, incapace di reagire allo strapotere della comunicazione televisiva, non più in grado di scandagliare i mutamenti reali della società. Orfani di grandi battaglie, i giornali perdono copie e non riescono ad attirare un pubblico di lettori più giovani. Per capire come si sia giunti a questo punto, Bocca parte da alcuni snodi fondamentali della sua più che sessantennale carriera: le grandi inchieste degli anni sessanta, la fondazione di “Repubblica”, la sua stessa esperienza televisiva. Racconta il lavoro con direttori e compagni di strada. Ricostruisce anni di travagliati rapporti con i protagonisti della politica (da Craxi fino a Bossi e Berlusconi). E non risparmia critiche a chi ha portato l’informazione in un vicolo cieco. Letta sullo sfondo della sua eccezionale storia personale, la crisi di oggi appare una crisi di professionalità, di credibilità e di stile. Ma soprattutto una crisi di etica e di forti motivazioni ideali, senza le quali il giornalismo non potrà riconquistare il ruolo centrale che ha svolto in passato.
DAL TESTO - "Cade il Muro di Berlino, si pensa che abbia vinto la democrazia. Invece ha vinto il mercato, che della democrazia non sopporta né i controlli, né le responsabilità. Silvio Berlusconi è il figlio naturale di questo mutamento. L'ho conosciuto nella sua villa di via Rovani a Milano. Avevo scritto sul 'Giorno' di un palazzinaro, sconosciuto all'alta borghesia cittadina, che era riuscito a deviare gli aerei in partenza da Linate dalla loro rotta naturale verso i laghi e le Prealpi, perché sorvolavano un suo quartiere satellite: Milano 2. Per deviarli aveva costruito un ospedale che non doveva essere disturbato dai sorvoli. All'incontro c'era anche il suo vecchio amico Fedele Confalonieri, che mi aveva ripetuto: "Non preoccuparti, fra te e Silvio c'è il feeling". Silvio era più divertito che irritato: "Volevo proprio conoscerla. Uno lavora per anni a fare una nuova città, a costruirla, convinto di aver fatto qualcosa di importante, e un mattino apre il giornale e scopre che un signor Giorgio Bocca dice che metà del lavoro è sbagliato". Più divertito che irritato. "Lo rividi quando mi chiamò a lavorare a Canale 5, la sua televisione, a partire dal 1983. In una delle prime trasmissioni mi fece intervistare Bettino Craxi, che era il suo protettore, colui che riaccendeva i suoi schermi quando glieli oscuravano. Stavo sulla porta dello studio e Craxi mi passò accanto come in un'eclisse di sole, e mentre ero nel cono d'ombra mormorò: "Come va, professore?", con lo stesso tono con cui aveva chiamato Bobbio 'filosofo dei miei stivali". Silvio salì nella cabina di regia per essere sicuro che seguissero le sue disposizioni. La sera, quando l'intervista fu trasmessa, vidi che mi avevano ripreso solo di nuca, dove si annunciava la calvizie. "Ma la misura piena della sua onnipotenza la ebbi quando volle che lo intervistassi sul tema della libertà di stampa, caro a quelli che la temono. Arrivò nello studio accompagnato da una regista che mi fece spostare per cedere a lui la posizione migliore, un tecnico che coprì i riflettori con delle calze di seta perché la luce fosse morbida, e altri attenti a un suo batter di ciglia. Quell'intervista non venne mai trasmessa. Cosa non gli era piaciuto? A un padrone cosa gli piace o cosa non gli piace non glielo si può chiedere. Il tono disinvolto di alcune domande? Qualche ruga sul suo volto? Insomma un muro di gomma, un silenzio insondabile. Telefonai a tutti in azienda, provai anche con la mitica signora Fatma Ruffini, quella dei quiz e delle fiction, ma tutto fu inutile. Ancora oggi, a distanza di anni, le persone che lavoravano a Canale 5 non hanno saputo o voluto rispondermi. "La televisione di Berlusconi, Hollywood in una periferia milanese, stava fra cascine diroccate, campi di erba tisica e l'impianto di cremazione. A poche centinaia di metri c'erano i capannoni abbandonati dell'Innocenti, e l'Idroscalo, il mare dei poveri, e gli orti dei poveretti che abitano nei quartieri dormitorio. Ma dentro Milano 2, sorvegliata dai vigilantes, dentro gli studios delle televisioni, c'era il mondo che non c'è, della ricchezza, della giovinezza eterna, dell'eleganza che fuori non ci sono. Impiegate, segretarie, attricette, truccatrici, nella Milano 2 si muovevano con sicurezza da diva con le loro minigonne. La paga che prendevano non era diversa da quella delle fabbriche e degli uffici, ma a Milano 2 respiravano il profumo della ricchezza. Le stanze del trucco erano il luogo del miraggio collettivo, manicure appena giunte dalla periferia indossavano camici bianchi e vi restituivano l'eterna gioventù con il cerone, la cipria e le matite morbide. In quel paese dei balocchi sentivi arrivare i rumori di fondo della Milano povera, delle case di ringhiera, dei tram sferraglianti, ma negli studios il miraggio era avvolgente. "Dove vai?", "Vado al trucco". E scendevamo nei laboratori sotterranei del montaggio, dove tutti si sentivano come gli alchimisti della nobile città di Praga, che trasformavano il piombo in oro. Poveracci e ignoranti come prima, ma dentro i pascoli infiniti dell'era tecnologica e della pubblicità".
L'AUTORE - Giorgio Bocca (Cuneo, 1920) è tra i giornalisti italiani più noti e importanti. Al suo attivo, in una carriera ormai cinquantennale, si registrano numerose pubblicazioni in un vasto arco di interessi che spazia dall’attualità politica e dall’analisi socioeconomica all’approfondimento storico e storiografico. Tra le sue opere: Palmiro Togliatti (1973); La Repubblica di Mussolini (1977); Storia dell’Italia partigiana (1966); Storia d’Italia nella guerra fascista (1969); Il provinciale. Settant’anni di vita italiana (1992); L’inferno. Profondo sud, male oscuro (1993).
INDICE DELL'OPERA - Prefazione - 1. Alla ricerca dei sopravvissuti - 2. L'ultima fucilazione - 3. La fabbrica del giornale - 4. "L'Europeo" scuola di giornalismo - 5. Un giornalismo nuovo - 6. Guerre e rivoluzioni - 7. "Non fare nomi" - 8. Il massacro di Monaco - 9. L'uscita di "Repubblica" - 10. Anni di piombo - 11. Morte di un generale - 12. Il paese dei frutti e dei fiori - 13. Silvio e la televisione - 14. Grazie barbari - 15. Il martirio dei giudici - 16. Napoli immutabile - 17. Lungo il grande fiume Po - 18. Un mestiere bello |