Brigate Rosse Stampa E-mail

Pino Casamassima

Brigate Rosse
Storia del partito armato dalle origini all'omicidio Biagi
(1970-2002)


Baldini+Castoldi, pagg.1101, € 28,00

 

casamassima brigate  Pino Casamassima si è già occupato delle Brigate rosse in svariati volumi. Adesso torna in libreria con quest'opera monumentale in cui ripercorre la storia del partito armato – come recita il sottotitolo – dalle origini (1970) all'omicidio di Marco Biagi (2002).

  La ricostruzione segue un percorso a ritroso, partendo dall'"ultimo agguato", l'omicidio del giuslavorista bolognese avvenuto la sera del 19 marzo 2002 a Bologna, per poi risalire "con un loop temporale" fino agli albori "dell'Organizzazione della stella a cinque punte, per proseguire fino alle nuove aggregazioni che quella stella volevano far brillare nuovamente".

  Mentre a caratterizzare le prime Br era il "massimalismo di stampo novecentesco" mirante all'edificazione di una società "nuova", le Nuove Br "si confrontano con il profondo cambiamento intervenuto nella società" e adottano un approccio di tipo minimalista.

  "Le Nuove Br – spiega l'Autore – sono convinte di ottenere consenso presso la Classe attraverso quella scelta di tipo minimalista, puntando cioè su obiettivi concreti, a cominciare da quello relativo al lavoro". I nuovi brigatisti si muovono "con una ferrea logica costi benefici e un altrettanto rigoroso rispetto del principio della produzione di effetti e della riproduzione degli agenti. Ecco che si colpiscono così figure simboliche, ma non di primo piano".

  Colpendo il prof. Biagi, l'ispiratore della riforma del "mercato del lavoro", le Nuove Br intendono "mettere in discussione di fronte al Paese sia la politica del governo sia l'atteggiamento sterile dei sindacati e dell'opposizione, colpevoli di non tutelare efficacemente con il loro non-agire i diritti dei lavoratori, oggi più che mai, anello ormai debolissimo del sistema produttivo".

  La vicenda delle Nuove Br è però destinata a interrompersi di lì a poco, domenica 2 marzo 2003, a bordo del "treno che fa tappa in piccole stazioni tra Roma e Firenze", in una carrozza del quale viaggiano i leader neo-brigatisti, Mario Galesi e Nadia Desdemona Lioce. A seguito di un conflitto a fuoco con tre uomini della Polizia ferroviaria, Galesi perderà la vita (al pari del maresciallo Emanuele Petri), mentre la Lioce finirà in carcere.

  Quest'ultima, che al momento dell'arresto si proclama "prigioniera politica", "non è una semplice militante delle Brigate rosse per la costruzione del Partito comunista combattente, com'è s'è firmata" nella "dichiarazione spontanea ai giudici di Roma andati a interrogarla, prima di chiudersi nel silenzio". "È un capo. Una che «commemora dall'alto» Galesi, il militante «caduto» nella sparatoria sul treno".

  Corredano il volume una cronologia delle Brigate rosse e un'ampia appendice documentaria in cui sono riportati i testi dei comunicati delle Br, delle lettere di Marco Biagi e Aldo Moro e del famoso memoriale dello Statista democristiano (rinvenuto dai carabinieri del generale Dalla Chiesa nel 1978 nella base brigatista di via Monte Nevoso a Milano: "49 pagine dattiloscritte da parte delle Brigate rosse relativamente agli interrogatori cui era stato sottoposto Aldo Moro").

  Al Memoria Moro è anche dedicato il Capitolo 11 intitolato "Il memoriale della Repubblica".