1968. Un anno spartiacque Stampa E-mail

Marcello Flores - Giovanni Gozzini

1968
Un anno spartiacque


il Mulino, pagg.279, € 22,00

 

flores 1968  IL LIBRO – È stata la stagione dei giovani: in tutto il mondo i figli del baby boom postbellico, affluiti in massa all'università, rivendicano diritti, affermano istanze di libertà nella sfera personale come in quella sociale, inaugurano nuovi costumi e consumi. Ma il 1968 vede anche l'invasione della Cecoslovacchia, con l'avvio di una fase di irrigidimento sovietico, che sta alla base della crisi del mondo comunista; e poi l'inizio della globalizzazione finanziaria, la rinascita islamica, il primo sgretolarsi dell'identità della classe operaia, l'instabilità crescente in Africa, il diffondersi del terrorismo in molti paesi, mentre emergono nuove forme di impegno, con il costituirsi delle Ong, e nuovi movimenti politici e sociali come il femminismo e l'ambientalismo.
  Questo libro parla il meno possibile di studenti e cortei. Il Sessantotto di cui si occupa è invece, innanzitutto, un evento di storia globale: il primo della storia umana ad accadere simultaneamente ai quattro punti cardinali del mondo, di qua e di là della cortina di ferro che lo divide al tempo della guerra fredda, nel Sud del sottosviluppo e nel Nord dell'opulenza.
  Il problema da cui prende le mosse - singolarmente sottovalutato nella produzione storiografica che ha accompagnato ogni decennale - riguarda quindi le cause di una mobilitazione simultanea degli stessi soggetti sociali in contesti così lontani e diversi tra loro: l'unico precedente che abbiamo è il Quarantotto (nel senso di 1848) che però avvenne solo in una parte dell'Europa. Tra le risposte possibili - i mass media, la baby boom generation concepita e nata dopo la fine della guerra, la società del benessere – gli Autori scelgono l'unica che è confermata dai dati a disposizione come effettivamente globale: un accesso più largo all'istruzione universitaria.
A sua volta, questa novità implica un secondo problema strettamente collegato: la quantità di denaro e aspettative che la generazione dei genitori investe nel «capitale umano» incarnato dai figli. Dalle guardie rosse del presidente Mao ai ragazzi uccisi dalla polizia a Città del Messico, la generazione del Sessantotto e la prima generazione «viziata» della storia: nel senso che gode di un'attenzione inedita nelle filosofie e nelle pratiche educative, nel mercato dei consumi e delle mode, nella produzione artistica, letteraria, musicale, cinematografica.
  La centralità dei giovani porta con sé una serie di rotture comportamentali che vanno molto al di là di studenti e cortei. Nelle pagine del volume, si legge spesso che alla mobilitazione attiva del Sessantotto partecipa, secondo stime attendibili, appena il 4 % della coorte generazionale allora compresa tra 20 e 30 anni di età. Ma tutta quella generazione, secondo un ritmo molto rapido di diffusione dal Nord America al resto del pianeta, comincia nel 1968 a sposarsi di meno e più tardi e a fare meno figli. Le donne cominciano a gestire autonomamente la loro vita sessuale e riproduttiva: in tutto il mondo livelli di istruzione, uso di metodi contraccettivi, riduzione della prole e sua maggiore cura, marciano di pari passo.

  DAL TESTO – "È chiaro che la globalizzazione non è figlia del Sessantotto: molte cose globali, dal femminismo alla finanza, lo precedono ampiamente. Ma l'esplosione simultanea in tutto il mondo dei movimenti studenteschi ne rappresenta un primo sintomo evidente. E nasce allora una forma di partecipazione che, anche quando abbandona il terreno diretto della politica, trova poi nell'impegno individuale una sua continuazione all'interno della società. Si scopre allora la consapevolezza di appartenere a uno spazio nuovo dove c'è la pace ma anche la minaccia atomica, il boom economico ma anche la percezione delle ineguaglianze su scala mondiale, la prima mondovisione televisiva ma anche il senso di finitezza e precarietà che suscita la Terra vista dallo spazio. È come una breccia che si apre."

  GLI AUTORI – Marcello Flores ha insegnato nelle Università di Siena e di Trieste. Per il Mulino ha tra l'altro pubblicato «L'età del sospetto» (1995), «1956» (1996), «Il secolo mondo» (2002), «Il genocidio degli armeni» (2006), «Storia dei diritti umani» (2008), «Traditori» (2015), «Il secolo dei tradimenti» (2017).
  Giovanni Gozzini insegna Storia contemporanea e Storia del giornalismo nell'Università di Siena. Tra i suoi libri, con Bruno Mondadori: «La strada per Auschwitz» (1996), «Storia del giornalismo» (2000), «Migrazioni di ieri e di oggi» (2006); con Laterza: «La mutazione individualista. Gli italiani e la televisione» (2011).

  INDICE DELL'OPERA – Introduzione - I. Le cause materiali (1. Una spiegazione globale - 2. Baby room generation: mito e realtà - 3. Istruzione superiore ed effetto rimbalzo - 4. Rivoluzione? - 5. La vita nuova) - II. La fine del comunismo (1. La Primavera di Praga - 2. La dottrina di Brežnev - 3. Le svolte cinesi - 4. La lunga crisi del comunismo - 5. Tra protesta e democrazia) - III. Sessantotto e Islam (1. Palestina - 2. Bangladesh - 3. La guerra del 1973 - 4. La rivoluzione iraniana - 5. Afghanistan) - IV. Il Sessantotto e i diritti (1. La Conferenza di Teheran - 2. Ong e società civile globale - 3. I diritti economici - 4. Realpolitik e comunità globale) - V. La globalizzazione finanziaria (1. Eurodollari - 2. Petrodollari - 3. La finanza globale - 4. Neoliberismo e stati nazionali) - VI. Il lavoro (1. Scioperi - 2. Movimenti e soggettività - 3. Delocalizzazione - 4. Classe operaia e individui) - VII. Sessantotto e computer (1. Biografie - 2. Brevetti - 3. Generazioni e farfalle) - VIII. I terrorismi (1. Una storia poco nazionale - 2. Una storia globale - 3. Dopo l'11 settembre - 4. Una definizione difficile) - IX. Il Sessantotto e la cultura globale (1. Rivoluzione culturale e controcultura - 2. Musica - 3. Liberazione - 4. Donne) - Indice dei nomi