Marcello Flores
Il secolo dei tradimenti Da Mata Hari a Snowden 1914-2014
il Mulino, pagg.323, € 24,00
IL LIBRO – Tutti coloro che sono stati invischiati in accuse di tradimento e tutti coloro che hanno studiato e riflettuto sul fenomeno del tradimento sono giunti a una conclusione unanime, che può sembrare quasi scontata: non esiste una definizione oggettiva del traditore, l'accusa che possiamo rivolgere a qualcuno o la difesa nel considerarlo innocente rispondono a ragionamenti fortemente soggettivi, al modo in cui ci situiamo all'interno del mondo complesso delle relazioni di fedeltà e di lealtà. Nel volume intitolato "Traditori. Una storia politica e culturale", l'Autore ha cercato di vedere come nel corso dei secoli, e in particolare tra la seconda metà del Settecento e l'inizio del Novecento, si è modificata l'idea del tradimento, passando in modo non lineare e tuttavia evidente dall'idea che la lealtà fosse dovuta al sovrano alla convinzione che la fedeltà dovesse essere concessa alla nazione e alla patria. Con la Prima guerra mondiale l'adesione alla patria sembra talmente forte e condivisa da avere il sopravvento sulla lealtà politica e la fedeltà ideologica, anche se coloro che desiderano una patria indipendente sono pronti a combattere - e a tradire - la nazione di cui sono cittadini. All'ampliarsi del numero degli Stati nazionali dopo la fine del conflitto e alla scomparsa degli Imperi multinazionali si accompagna, nel periodo fra le due guerre, la nascita di Stati con un forte orientamento ideologico e un carattere totalitario, che tendono a considerare come estranei – e cioè traditori - anche i cittadini che non obbediscono al proprio progetto di rigenerazione e costruzione dell'uomo nuovo. La figura del traditore, in un'epoca contrassegnata dalla guerra, tende a sovrapporsi e a coincidere con quella della spia, anche perché gli apparati di intelligence si sviluppano e ingrandiscono e cercano di coinvolgere un numero sempre più ampio di persone per ottenere informazioni dal nemico e per scoprire chi passa a esso le informazioni sul proprio paese. La Seconda guerra mondiale, che vede l'Europa intera sottomessa al potere nazista e a governi a volte formalmente autonomi ma a esso devoti e succubi, amplifica la possibilità e quasi la necessità del tradimento, evidenziando una frattura tra lealtà alla nazione e allo Stato e fedeltà verso i propri valori e i propri principi che vale anche, rovesciata, nel momento della sconfitta del totalitarismo nazista e dei suoi collaboratori. I processi contro gli accusati di collaborazionismo s'intrecciano con quelli che hanno luogo nei paesi che entrano sotto il dominio e il controllo del totalitarismo sovietico e con quelli che, con l'incipiente guerra fredda, anche nelle democrazie occidentali colpiscono chi combatte il proprio governo o si allinea ideologicamente con la superpotenza avversaria. Nelle lotte di liberazione nazionale che accompagnano il fenomeno della decolonizzazione, l'accusa di tradimento è utilizzata da tutti gli attori protagonisti (governi coloniali, élite collaboratrici, partigiani combattenti) spesso per liberarsi nelle proprie file di chi viene visto come intralcio o portatore di un'idea e di una strategia sbagliata. La definizione giuridica di tradimento, che subisce numerose modificazioni e che resta diversificata tra paesi anche vicini e a ordinamento simile, rende a volte più difficile l'utilizzo tecnico dell'accusa di alto tradimento, anche se sotto questa voce si tendono a raggruppare fattispecie di reati numerosi e articolati (spionaggio, sedizione, rivolta contro lo stato, aiuto al nemico) che sono spesso utilizzati come capi d'accusa pur lasciando nell'opinione pubblica l'idea che si stia perseguendo dei veri traditori. Nel corso del Novecento la sindrome del tradimento sembra crescere a dismisura tra le due guerre mondiali per raggiungere il suo acme nella prima e più acuta fase della guerra fredda, anche se continuerà successivamente ma perdendo vigore e capacità di indignazione, per giungere a fine secolo a un oggettivo indebolimento della sua condanna tanto morale quanto politica e soprattutto giudiziaria. I casi di tradimento presenti nel corso del Novecento sono stati così numerosi che sarebbe stato impossibile raccontarli tutti. Flores ha scelto quindi di privilegiare quelle figure, quegli episodi, quei momenti, che meglio sono riusciti a incarnare le tensioni, le trasformazioni, i dilemmi e le contraddizioni legate all'idea e alla pratica del tradimento.
DAL TESTO – "Il decennio di fine secolo, che aveva ipotizzato la fine della storia e la rapida scomparsa degli stati nazionali, che sembrava concentrato nel denunciare una corruzione dilagante non solo nei governi dei paesi in via di sviluppo ma all'interno di quasi tutti gli stati dell'occidente, che vedeva indebolirsi la sovranità nazionale e la partecipazione democratica e, con essa, il legame di fedeltà e di appartenenza dei cittadini al proprio stato, rendendo questi ultimi meno credibili nell'accusa di tradimento che avrebbero potuto muovere a chiunque, è anche quello che fa emergere uno degli aspetti più rilevanti di quella che è stata chiamata la «terza rivoluzione industriale», e cioè la rivoluzione informatica e digitale, di internet e del web."
L'AUTORE – Marcello Flores, storico, ha insegnato nelle Università di Siena e di Trieste. Per il Mulino ha pubblicato «Sul PCI» (con N. Gallerano, 1992), «L'età del sospetto» (1995), «1956» (1996), «Il Sessantotto» (con A. De Bernardi, 1998), «Il secolo mondo» (2002), «Il genocidio degli armeni» (2006), «Storia dei diritti umani» (2008), «Traditori» (2015).
INDICE DELL'OPERA - I. La guerra delle patrie (1. Il tradimento di Roger Casement - 2. La rivolta di Pasqua - 3. Eroi e traditori - 4. Nazioni che tradiscono - 5. Lo sterminio di un popolo traditore - 6. Infermiera e traditrice - 7. La spia più famosa del mondo - 8. Tradimenti russi - 9. Disertori, disfattisti, traditori) - II. Il tradimento negli anni Venti (1. Il tradimento di Mussolini - 2. Il tradimento di Lenin - 3. Il tradimento di Hitler - 4. Tradimento e bolscevismo - 5. Tradimento e bolscevismo, II - 6. Il tradimento tra Weimar e il nazismo - 7. Coscienza e tradimento - 8. Il tradimento degli intellettuali) - III. Tradimento, totalitarismi, guerra (1. Il tradimento nella Russia di Stalin - 2. Tradimenti spagnoli - 3. Processo ordinario o giustizia straordinaria? - 4. L'ossessione del tradimento - 5. L'alleanza dei totalitarismi - 6. Spie e servizi segreti alla vigilia della Seconda guerra mondiale) - IV. Tra guerra e dopoguerra (1. Tradire la Germania nazista - 2. Chi tradisce la patria? - 3. Il nuovo nome del tradimento - 4. Polacchi traditori e patrioti - 5. Il traditore Pétain - 6. Il tradimento radiofonico - 7. Tradire con le parole) - V. I tradimenti della guerra fredda (1. Traditori balcanici, ungheresi, cechi - 2. La sindrome del tradimento - 3. Le spie atomiche - 4. Il clima della guerra fredda - 5. Philby & Co.) - VI. La globalizzazione del tradimento (1. Il processo ai traditori sudafricani - 2. Tradimenti coloniali e postcoloniali - 3. Tradire Israele - 4. L'introvabile «supertalpa» - 5. Kukliński e il dilemma del patriottismo - 6. L'ultima spia - 7. Il nuovo secolo: fine del tradimento o sua diffusione globale?) - Note - Indice dei nomi |