Memorie di Dirk Raspe |
Pierre Drieu La Rochelle Memorie di Dirk Raspe SE, pagg.432, Euro15,49
IL LIBRO – Drieu La Rochelle concepì l’idea di scrivere un romanzo in cui Van Gogh fosse il personaggio chiave nell’estate del 1944, precedentemente al suo primo tentativo di suicidio. Il 14 luglio scrive nel suo Diario di ritenere Van Gogh il pittore “che illuminerà l’ultima visione dell’irreale”. In quelle che avrebbero dovuto essere le sue ultime settimane di vita, se ad agosto il destino non si fosse opposto alla sua volontà di morire, Van Gogh appariva a Drieu come un fratello, un fratello maggiore, non tanto per la comune volontà di darsi la morte quanto per un’affinità di percorso spirituale. Entrambi “sono stati divorati dalla visione”, ma non hanno percorso fino in fondo la stretta via che conduce alla liberazione. Nell’ottobre del 1944 Drieu, che si rifugia in campagna, nei pressi di Parigi, ritrova il gusto di vivere, e così riprende la vita dal punto in cui l’aveva lasciata, riprende in mano la penna che credeva di aver posato per sempre il 12 agosto 1944. Il 15 ottobre scrive nel Diario: “Questa esperienza non ha dunque cambiato niente? Riprendo il solito tran tran: il diario, un romanzo. Se continua così ricomincerò a scrivere anche di politica”. Il romanzo è Dirk Raspe. […] In novembre e in dicembre, durante quel crudele inverno di freddo, di fame e di morte, Drieu procede spedito. È felice di quel che sta scrivendo. Il 30 novembre scrive a Madame Tézenas: “Lavoro, sto costruendo una grande macchina molto complessa. Sta venendo bene, sono in perfetta forma e credo di poter fare meglio di quando abbia mai fatto prima d’ora”. A fine dicembre il nuovo crollo: la stanchezza, una stanchezza di tutto, lo vince. La tentazione della morte torna fortissima. Un’ultima breve annotazione il 17 gennaio: “Non lavoro più al Dirk Raspe, di cui ho scritto le prime tre parti: ne restano altre tre. Avevo la nausea di Dirk e di me stesso in Dirk e il Dirk in me stesso: ora non combatto mai contro la nausea né contro la stanchezza”. Opera incompiuta, scritta di getto, non rivista nelle parti già scritte, le Memorie di Dirk Raspe sono a loro modo un’opera perfetta. Forse, come riteneva lo stesso Drieu, il suo lavoro più alto. E poi il Dirk Raspe è l’addio straziante di Drieu alla vita, il suo ultimo sguardo posato sul mondo. Subito dopo, ha smesso di guardarci e si è ucciso.
DAL TESTO – “In quella casa io vivevo come un’ombra; ci rimanevo solo durante le vacanze, poiché nel resto dell’anno ero a pensione in una high school. Da sempre amavo orribilmente il silenzio e la solitudine. Non potevo neppure avvicinarmi agli Heywood più di quanto loro potessero avvicinarsi a me. Nessuno poteva parlare al vecchio pastore, sebbene lui parlava a tutti. Ci rivolgeva la parola all’angolo di un corridoio o di un vialetto, ma era solo un modo di eludere qualunque possibilità di conversazione. Con quella sua aria distratta, con quel suo assaporare l’indifferenza come una delizia, ci scodellava le più piatte banalità. Durante il pasto abbondava in novità gia risapute e in facezie che facevano ridere a denti stretti persino Barny, che pure amava quelle cose alla follia. Con Robert e Cyril bisognava stare zitti oppure puntare all’esenziale: per molto tempo mi ero tenuto alla larga da loro, non avendo alcun desiderio di incalzare l’esenziale a parole, e preferendo sentirlo in me come un essere favoloso e confuso. Del resto, loro non c’erano mai. Restavano Osie e Barny: talvolta mi immaginavo che fossero animali e mi gettavo tra loro per giocare e rotolarmi nell’erba, ma presto dovevo rendermi conto che erano piuttosto orribili bambini che cercavano di scimmiottare altrettanto orribili adulti, a me completamente estranei; esseri mostruosamente inconsistenti creati da fotografie e da pettegolezzi di giornali, in parte attori e in parte giocatori di cricket. A loro talvolta si aggiungevano bambini ricchi della città, per me assolutamente indistinguibili”.
L’AUTORE – Cresciuto in una famiglia della piccola borghesia segnata dalle liti dei genitori e da problemi economici, Drieu La Rochelle espresse, in "Mesure de la France" (1922), lo smarrimento dei giovani francesi nel periodo successivo alla prima guerra mondiale, nella quale fu ferito tre volte; ne "La comèdie de Charleroi" (1934), la sua evocazione di quel grande massacro e l'estrinsecazione della sua difficoltà a trovarvi un senso, richiamano le interrogazioni di Céline nel "Viaggio al termine della notte". Legato a Louis Aragon, Drieu La Rochelle aderì inizialmente al movimento dada, non riuscendo ad integrarvisi. Fu affascinato dall'azione, movenza interiore che tratteggiò ne "L'uomo pieno di donne" (1925) e in "Gilles" (1939), resoconto delle sue avventure amorose dove tuttavia si assegna un ruolo maldestro, quello di un don Giovanni di debole carattere. La Rochelle condivide per molti tratti aspetti interiori che lo accomunano a personaggi-limite, Céline, Brasillach, che occuparono la scena della Francia e dell’Europa nel periodo tra le due guerre. Spirito tormentato, ossessionato dal suicidio (vedi "Fuoco fatuo", 1931), ebbe idee politiche molto fluttuanti. Nel 1917, fu attratto dal comunismo, quindi si mostrò favorevole ad un'Europa forte ("Le Jeune Européen", 1927 ; "Genève ou Moscou", 1928 ), saggi in cui viene denunciata la decadenza materialista della democrazia, pur criticando la dottrina hitleriana ("L'Europe contre les patries", 1931). Poco a poco, tuttavia, soprattutto a seguito delle sommosse del 6 febbraio 1934 e di un viaggio effettuato nella Germania nazionalsocialista nello stesso periodo, si avvicinò al Fascismo, nel quale ravvisava un rimedio contro la disperazione e la mediocrità. È di questi anni il libro dal titolo significativo: "Socialisme fasciste" (1934). Attratto dalla personalità di Doriot, dopo che quest'ultimo aveva rotto col partito comunista, Drieu La Rochelle aderì alla Partito popolare francese e pubblicò "Avec Doriot, plaidoyer pour un fascisme à la française" (1937), ("Con Doriot, difesa di un fascismo alla francese") ossia distinto da quello di Mussolini e di Hitler. Tuttavia, Drieu fu deluso dall’avvicinamento di Doriot all'Italia fascista e alla Germania nazionalsocialista, e ruppe con lui fin dal 1938. Finirà tuttavia a sua volta per aderire apertamente al nazionalsocialismo, pubblicando una serie di libri di militanza politica in difesa dell’abbracciata ideologia: "Ne plus attendre" (1941); "Notes pour comprendre le siècle" (1941); "Chronique politique" (1943); "Le Français d'Europe" (1944). Direttore de la "Nouvelle Revue française" (la rivista delle edizioni Gallimard, punto di riferimento dell’establishment letterario francese) sotto l'occupazione, ottenne la liberazione di Jean Paulhan, allora nelle mani della Gestapo (1941). Successivamente, la NRF assunse toni nettamente filonazionalsocialisti. E durante l’occupazione nazionalsocialista della Francia Drieu La Rochelle si avvicinò a Otto Abetz, al quale propose di creare un partito filonazionalsocialista. Scrisse anche articoli filotedeschi su "Le Figaro" ed in "Je suis partout", cercando tuttavia, difronte ai miasmi della politica, salvezza nella letteratura. In questo periodo pubblica "L'uomo a cavallo" (1943) e "I cani di paglia" (1944). Il 15 marzo 1945 si suicidò. La sua opera, testimonianza del disagio di un'intera generazione, è stata completata dalla pubblicazione postuma di alcuni scritti ("Racconto segreto", composto appena prima del suo suicidio e pubblicato nel 1948; "Exorde", 1961; "Memorie di Dick Raspe", 1966) e dal suo "Diario 1944 –1945", più volte pubblicato anche in Italia.
INDICE DELL’OPERA – Memorie di Dirk Raspe – Parte prima – Parte seconda – Parte terza – Parte quarta – Postfazione, di Pierre Andreu |