Fascismo Giappone Zen |
Julius Evola
IL LIBRO – La riedizione ampliata di questo Quaderno vuole dimostrare la continuità dell'interesse di Julius Evola per le dottrine orientali e l'Oriente in genere praticamente sino all'ultimo, tanto che uno dei testi qui compresi, la prefazione ai saggi di D. T.Suzuki, apparve postuma, un anno dopo la sua morte. In origine il Quaderno era un opuscolo di una ventina di pagine che comprendeva tre testi esclusivamente sullo Zen pubblicati negli anni Settanta, e da qui il titolo che venne scelto nel 1981. In questa seconda edizione i testi sono diventati quindici, si allargano alla sapienza dell'Oriente e non sono limitati soltanto allo Zen, affrontando anche aspetti non solo di tipo spirituale e religioso, ma anche politico, ideologico ed esistenziale. Quel che emerge da questi scritti è un Evola "orientalista" nel senso vero e profondo del termine che colma la sua non conoscenza delle lingue originali con una sorprendente intuitio intellectualis che molti "esperti" non possiedono affatto. DAL TESTO – "Fedeltà e lealtà sono stati in Giappone concetti che non valevano soltanto nell'ambito guerriero e cavalleresco, in una élite, ma riprendevano il rispetto per i genitori, la solidarietà fra parenti o amici, la pratica della virtù, il rispetto delle leggi, l'armonia fra i coniugi nel giusto rapporto gerarchico fra i sessi, la produttività nel campo dell'industria e dell'economia, il lavoro e lo studio, il compito di formare il proprio carattere, la difesa del sangue e della razza. Tutto è «fedeltà» e, in ultima istanza, fedeltà di fronte ai Sovrani. Ogni atto antisociale, immorale su tale base non significa trasgressione di una norma astratta, di una legge «sociale» più o meno anodina o convenzionale, bensì tradimento, slealtà, ignominia, paragonabili a quelli del guerriero che diserta o tradisce l'impegno da lui contratto col suo capo. Non vi sono dunque dei «colpevoli» ma piuttosto dei «traditori», degli esseri incapaci di onore. Da qui anche il senso della nota espressione: «perdere la faccia», come qualcosa di insopportabìle." L'AUTORE – Julius Evola, filosofo e pittore italiano (Roma 1898 - ivi 1974), inizialmente dedito a studi tecnici e matematici (era iscritto alla facoltà di Ingegneria), seguì ben presto la sua vera vocazione, l'arte e la filosofia, aderendo, dopo la fine della Prima guerra mondiale (alla quale partecipò come ufficiale di artiglieria), al movimento futurista di Balla e Marinetti (nel 1919 era presente all'Esposizione nazionale futurista di Milano, nel 1921 all'Exposition internationale d'art moderne a Ginevra). Ma dal gennaio del 1921 i suoi interessi si erano già spostati verso il dadaismo, entrando in contatto con Tristan Tzara e diventando una figura di rilievo nella produzione pittorica italiana, come dimostra la sua presenza al Salon Dada di Parigi nel giugno del 1921. Il '21, tuttavia, fu anche l'anno di una drammatica crisi personale che sfociò in un tentato suicidio; il superamento di tale crisi segnò per E. l'inizio di un interesse via via sempre più esclusivo per la filosofia. In questo ambito, la formazione di E. rivela la costante presenza di temi nietzschiani e gentiliani, ai quali tuttavia egli volle imprimere una torsione nel senso di un «idealismo magico» ("Saggi sull'idealismo magico", 1925), nel quale confluirono varie esperienze mistiche e misteriche dell'Oriente e dell'Occidente (yoga, tantrismo, ermetismo, mitraismo, mistica 'ghibellina' del Graal, ecc.). La sua adesione al fascismo (che rimase tuttavia ideologica, perché non fu mai iscritto al PNF) e le sue simpatie per il nazismo derivano da una interpretazione degli stessi in chiave di rinnovamento del paganesimo ("Imperialismo pagano", 1928) e di rifiuto della modernità ("Rivolta contro il mondo moderno", 1934). Nella modernità E., sensibile al classico mito delle quattro epoche del mondo (oro, argento, bronzo e ferro), vedeva il ritorno della quarta età, la peggiore di tutte. A tale rifiuto è collegata in parte anche la sua analisi dell'ebraismo, considerato il principale 'volano' del liberalismo e dell'ideologia del profitto. Il razzismo di E. non era legato a fattori biologici, ma 'spirituali', quali il mito aristocratico vagamente 'nietzschiano' delle razze intellettualmente e culturalmente superiori. Ferito nell'aprile del 1945 a Vienna durante i bombardamenti, restò paralizzato agli arti inferiori. Nel '48 rientrò in Italia, dove nel '50 fu arrestato e coinvolto nel processo ai Fasci di azione rivoluzionaria (FAR). Prosciolto dalle accuse, passò il resto della sua vita dedicandosi agli studi filosofici, che comprendono riflessioni sulla "Metafisica del sesso" (1958), scritti su Ernst Jünger, sulla filosofia indiana e sul taoismo, e ancora riflessioni sul fascismo. I suoi numerosi scritti inediti sono in corso di pubblicazione a cura della Fondazione Julius Evola. (fonte: http://www.treccani.it/enciclopedia/julius-evola_(Dizionario-di-filosofia)) INDICE DELL'OPERA – Nota – Introduzione. Il pensiero di Evola sullo Zen e le religioni orientali, di Riccardo Rosati - Fascismo Giappone Zen - Oriente non è antifascismo (1927) - Oriente e Occidente (1933) - Oriente, Occidente e mediazione romana (1934) - Sul senso della mediazione fascista rispetto all'Oriente (1934) - Teologia politica giapponese (1938) - Sulla dottrina nipponica dell'impero (1939) - La religione del samurai (1942) - Ora tocca all'Asia. Il tramonto dell'Oriente (1950) - Yin e Yang, labirinti dello spirito cinese (1955) - Che cosa è lo Zen (1956) - La via del samurai (1971) - Dal buddhismo fino allo Zen (1972) - Senso e clima dello Zen (1972) - Introduzione a Saggi sul Buddhismo Zen di D. T. Suzuki (1975) – Appendice - Due testi di Mussolini sull'Oriente – Nota - Oriente e Occidente (1933) - Estremo Oriente (1934) |