La veranda |
Herman Melville
IL LIBRO – Dopo aver comprato una vecchia fattoria nel Massachusetts, un uomo desidera contemplare il paesaggio, ma la casa è sprovvista di una veranda. Scendendo a compromessi con se stesso, si accontenta di farne costruire solo una parte, sul lato nord. Una volta terminata, vi si accomoda ad ammirare la montagna che sovrasta la valle. Ogni giorno, seduto fuori a fine giornata, nota un riflesso tra i boschi delle alture: immagina che vi sia una casa, e che sia abitata da persone solitarie e felici. "La veranda" diventa quindi per lui luogo di sogno e speranze, soglia di passaggio verso una vita diversa, ma anche vuoto esistenziale di amari risvegli. Una narrazione costellata da note autobiografiche, che dà il nome all'unica raccolta di racconti di Melville e che custodisce tra le righe un lato meno conosciuto del grande autore di "Moby Dick". DAL TESTO – "Chiunque costruì la casa, lo fece meglio di quanto avesse previsto; o forse Orione allo zenit gli fece lampeggiare sul capo la sua spada di Damocle in una notte stellata, dicendo: «Costruisci qui». In quale altro modo sarebbe potuto venire in mente a costui che avrebbe posseduto una tale vista purpurea, una volta sgomberato il terreno dagli alberi? Nientemeno che il vecchio Greylock circondato da tutte le sue colline, al pari di Carlo Magno attorniato dai suoi paladini. L'AUTORE – Herman Melville (1819 – 1891) prima del suo indiscusso capolavoro "Moby Dick", scrisse "Typee" e "Omoo", ambientati nei paradisi e dei mari del sud. Notevolissimi anche il "Benito Cereno" e i racconti "Bartleby lo scrivano" e "Billy Budd" (pubblicato postumo). INDICE DELL'OPERA – Introduzione. Un tesoro alla fine dell'arcobaleno - La veranda |