Moby Dick |
Herman Melville Moby Dick Feltrinelli, pagg.689, Euro 10,00
IL LIBRO - "Moby Dick", pubblicato nel 1851, è considerato il capolavoro di Melville e uno dei più noti libri della letteratura americana e mondiale. Vi narra in prima persona la sua avventura Ismaele, che si imbarca come marinaio assieme a un ramponiere indiano sulla baleniera Pequod. Il capitano della nave, Achab, un personaggio cupo che incute rispetto e timore nei suoi uomini, ha perso una gamba per colpa della balena bianca Moby Dick e ora vuole vendicarsene, a qualunque costo. Inizia così una lunga caccia. La snervante attesa dell'incontro con il cetaceo che sfugge al capitano offrirà al narratore l'occasione di meditazioni scientifiche, religiose, filosofiche e artistiche, all'interno della struttura del romanzo d'avventura per mare. Intanto l'immenso oceano, con i suoi mostri e le sue profondità, si erge in tutta la propria potenza e imperscrutabilità dinanzi all'uomo, che gli può contrapporre solo una fragile esistenza, oscillante tra il bene e il male. Fino a che sopraggiunge la catastrofe finale, fatalmente presentita, quando Moby Dick distruggerà la baleniera e tutto l'equipaggio trascinando con sé Achab e il suo arpione. Solo Ismaele si salverà e potrà così raccontare la loro folle, ambiziosa quanto disperata, impresa.
L'AUTORE - Herman Melville nasce a New York City il 1 agosto 1819. Un disastro finanziario rovina economicamente la sua famiglia, benestante da generazioni. Herman deve abbandonare gli studi per aiutare i suoi: dal 1834 al 1841 è impiegato di banca, commesso, agricoltore, maestro di scuola. La precarietà di tali occupazioni lo induce a imbarcarsi come mozzo sulla Saint Lawrence diretta a Liverpool. Successivamente prenderà il mare sulla baleniera Acushnet diretta ai mari del Sud, poi sulla Leviathan e quindi sulla Charles and Henry, a bordo delle quali navigherà a lungo i mari orientali. Determinante un episodio di diserzione: nel luglio del 1842 aveva abbandonato la Acushnet a Nukuhiva, nelle isole Marchesi, fermandosi a Taipi, per poi fuggire a Tahiti. Due anni dopo il congedo, sono le avventure di quei soggiorni nel paradiso esotico di molti artisti europei a ispirargli il primo romanzo, Taipi, in cui rievocando quei giorni già Melville rivela la natura illusoria del sogno esotico, e l'anno successivo (1847) esce Omoo, continuazione picaresca del romanzo d'esordio. Con Mardi (1849) Melville abbandona il genere autobiografico avventuroso per inoltrarsi in una perlustrazione metafisica che segnerà, accanto alla vena narrativa delle prime opere, il destino del lavoro a venire. Due anni dopo esce Moby Dick che dialoga con Shakespeare, per la radicalità dei dilemmi e Dante per la potenza d'impianto, e ripropone il mito ulissico e gli archetipi biblici dell'avventura marina. Successo zero. Nuovamente silenzio per Pierre dell'anno successivo, poi un 'incendio divampa nei magazzini dell'editore Harper distruggendo tutte le copie e i piombi dei volumi di Melville, e segnando con devastante efficacia simbolica la fine della sua breve fortuna letteraria. Dal 1855 Herman Melville non è più socialmente considerato uno scrittore, anche se, impiegatosi a New York come ispettore doganale, ferito a morte dalla tragedia del primogenito Malcolm, che si uccide accidentalmente pulendo un'arma, continua a scrivere opere di altissimo livello: Israel Potter (1855), The Piazza Tales (1856) che comprende alcuni capolavori assoluti tra cui Benito Cereno, Battle Pieces and Aspects or War (1866), bellissime poesie ispirate alla guerra di successione, Clarel, a Poem and Pilgrimage to the Holy Land (1876) che attinge anche a un viaggio in Terra Santa, le splendide poesie di mare di John Marr and other Sailors (1888). Muore il 28 settembre 1891. Nel 1924 vedrà la luce il romanzo Billy Budd, rimasto manoscritto alla morte dell'autore. Un altro capolavoro.
Il capolavoro di Herman Melville nella nuova traduzione del poeta e
pittore Alessandro Ceni, che ha anche curato il volume, è alla seconda
edizione. |