La genesi del capitalismo e le origini della modernità Stampa E-mail

Luciano Pellicani

La genesi del capitalismo e le origini della modernità

Rubbettino, pagg.590, € 29,00

 

pellicani_genesi_capitalismo  IL LIBRO – Quando il Saggio sulla genesi del capitalismo fu pubblicato negli Stati Uniti, l’autorevole rivista «Telos» lo definì un «classico». Questo libro ne è una nuova versione, notevolmente accresciuta e arricchita. Con esso, l’Autore non si limita a fornire una documentata ricostruzione della straordinaria parabola storica del capitalismo, dalla rivoluzione mercantile del Basso Medioevo sino alle soglie della moderna società industriale; utilizzando brillantemente il metodo della comparazione macrosociologica, delinea una «grammatica delle civiltà», grazie alla quale emerge nettissima la singolarità dell’esperimento di vita collettiva compiuto, fra laceranti conflitti di interessi e di valori, nel laboratorio occidentale.

  DAL TESTO – “[…] il capitalismo è un gigantesco processo di mercificazione che investe tutto e tutti: un processo nel quale lo spirito acquisitivo (come actus) diventa incondizionato, assoluto, e «non solo si impadronisce di ogni fenomeno della vita economica, ma si espande in altri settori della cultura e si sviluppa una tendenza a proclamare la supremazia dell'interesse economico su ogni altra cosa». Insomma, là dove il capitalismo, con la sua irresistibile potenza al tempo stesso creativa e distruttiva, fagocita le forme economiche tradizionali – tutte statiche -, non si realizza solo il principio dell’autonomia della logica economica - economia per l’economia, vale a dire la produzione per la produzione o, più precisamente, il profitto per il profitto -, ma anche, quanto meno tendenzialmente, il primato dell'economia sulla politica, la religione, la morale, ecc. Il che vuol dire che il capitalismo, oltre a essere un modo di produzione, è anche «un tipo speciale di ordine prodotto dal mercato»; vale a dire un sistema di vita collettiva che si sviluppa spontaneamente, a mano a mano che il processo di mercatizzazione cresce su se stesso sino a diventare una «valanga culturale» capace di travolgere tutto davanti a sé: istituzioni, pratiche, valori, tecniche, interessi, mentalità, credenze, ecc. Nessuno, a rigore, ha voluto il capitalismo, poiché esso - per dirla con il lessico di Hayek - non è una teleocrazia (un ordine programmato per il perseguimento di determinati fini), bensì una nomocrazia (un ordine spontaneo che non ha un proprio fine, ma che consente di perseguire più fini liberamente). Esso non è stato creato secondo un piano intenzionale; si è creato a partire  dal momento in cui, «nei pori della società feudale», una miriade di operatori economici, godendo di un'ampia libertà, hanno perseguito l'obiettivo di produrre per il mercato. È per questo che Bucharin ha affermato che «il capitalismo non fu costruito ma si costruì».”

  L’AUTORE – Luciano Pellicani, già direttore di «Mondoperaio», è fra i sociologi italiani più conosciuti a livello internazionale grazie alla pubblicazione dei suoi saggi nelle principali lingue europee. Della sua vasta produzione scientifica, Rubbettino ha pubblicato Dalla società chiusa alla società aperta (2002), Le radici pagane dell'Europa (2007), Lenin e Hitler: i due volti del totalitarismo (2009), Anatomia dell'anticapitalismo (2010), Dalla Città sacra alla Città secolare (2011), La società dei giusti. Parabola storica dello gnosticismo rivoluzionario (2012) e Il potere, la libertà e l'eguaglianza (2012).

   INDICE DELL’OPERA – Il problema - 1. L'arcano dell'accumulazione originaria - 2. Il mito weberiano del calvinismo - 3. Le conseguenze storiche della Riforma - 4. L'economia ingabbiata - 5. La soluzione dell'enigma - 6. Il «primo motore» - 7. Inizia la rivoluzione permanente - 8. Il mercato come agente di secolarizzazione – 9. Gli Stati nazionali e il capitalismo - 10. Dalla società chiusa alla società aperta - Nota sul «successo» giapponese - Indice dei nomi