Luciano Pellicani

Dalla Città sacra alla Città secolare

Rubbettino, pagg.346, € 22,00

  IL LIBRO – In polemica frontale con gli economisti che identificano il processo di modernizzazione con l'industrializzazione, con i filosofi che hanno teorizzato la fine della modernità e con i sociologi che hanno annunciato la rivincita di Dio, l'autore di questo saggio documenta che la civiltà in cui e di cui viviamo è una vera e propria anomalia storico-culturale, formatasi grazie alla drastica riduzione della giurisdizione normativa del sacro e alla conseguente moltiplicazione delle pratiche che, progressivamente, si sono emancipate dal controllo delle istituzioni ierocratiche.
  Si è così verificato, attraverso laceranti conflitti di interessi e di valori, il passaggio dalla Città sacra, sottoposta alla dittatura spirituale della religione, alla Città secolare, centrata sull'uso pubblico della ragione e la libertà individuale in tutti i campi: in quello politico come in quello economico, in quello filosofico come in quello religioso.
  Di qui la prodigiosa creatività che caratterizza la Città secolare, nonché il suo iperdinamismo, che potrebbe sfociare in una catastrofe cosmico-storica.

  DAL TESTO – “Modernizzazione e secolarizzazione - questa è la tesi di fondo dei saggi qui raccolti - sono così strettamente legate l'una all'altra da risultare indisgiungibili. In effetti, a mano a mano che una società si modernizza, la sua cultura - credenze, valori, norme, modelli di comportamento, ecc. - prende a emanciparsi dal dominio della religione. Ed è appunto questa la secolarizzazione: la progressiva dilatazione della sfera del profano a scapito della sfera del sacro. Il che può avvenire solo nella misura in cui la società civile acquisti, a petto delle istituzioni politiche e ierocratiche, un certo grado di autonomia, grazie alla quale può svilupparsi secondo le sue tendenze spontanee.
  “Letta in questa chiave, la modernizzazione risulta essere la metamorfosi espansiva - generata dalla transizione dalla «società chiusa» alla «società aperta» - che ha fatto emergere, attraverso laceranti conflitti di interessi e di valori, un tipo di civiltà sui generis, i cui tratti essenziali sono: 1) l'istituzionalizzazione del mutamento; 2) la prevalenza dell'azione elettiva sull'azione prescrittiva (id est, l'individualismo); 3) la centralità dell'economia di mercato e quindi della ratio; 4) l'autonomia della società civile; 5) la nomocrazia o imperio della legge; 6) la democrazia concepita come universalizzazione dei diritti dei cittadini e, last but not least, 7) la cultura laica.”

  L’AUTORE – Luciano Pellicani è fra i sociologi italiani più conosciuti all'estero grazie alla pubblicazione dei suoi saggi nelle principali lingue europee. Della sua vasta produzione scientifica Rubbettino ha pubblicato Dalla società chiusa alla società aperta (2002), Le radici pagane dell'Europa (2007), Lenin e Hitler: i due volti del totalitarismo (2009) e Anatomia dell'anticapitalismo (2010).