L'invenzione dei soldi Stampa E-mail

Alessandro Marzo Magno

L'invenzione dei soldi
Quando la finanza parlava italiano

Garzanti Libri, pagg.280, € 22,00

 

marzomagno_soldi  IL LIBRO – Abbandoniamo New York e la City londinese e dirigiamoci nelle piazze e negli stretti vicoli delle città italiane, tra medioevo e prima età moderna: è lì che, sorprendentemente, scopriamo le origini di quella finanza che oggi incide sulle nostre vite in modo così decisivo.
  L'invenzione dei soldi ci racconta in maniera approfondita e divertente, con tanti aneddoti e curiosità, la storia di un'Italia all'avanguardia nel momento in cui per la prima volta la moneta si trasforma in merce e il mercante può così diventare banchiere. È infatti proprio tra Genova, la Toscana (Lucca, Siena, Firenze) e Venezia dopo il Mille che nascono le prime società multinazionali ed è da qui che i mercanti partono per costruire colonie commerciali in tutto il Mediterraneo. È in Italia che nascono le banche e le società di assicurazione, che vengono inventati gli assegni e le prime obbligazioni e qui, di conseguenza, avvengono anche i primi reati finanziari, dai rocamboleschi furti con scasso ai danni dei forzieri di prestigiose banche fino alla creazione di vere e proprie zecche clandestine per falsificare monete. Sono i cittadini di Asti, di Alba e di Piacenza a raggiungere le piazze di tutta Europa impiantando i primi banchi di pegno. È la moneta italiana, con il genovino, il fiorino e il ducato, a dominare per secoli i commerci di tutto il mondo grazie alla fiducia che riscuote e al suo pregio artistico: un successo straordinario visibile ancora nei nomi delle grandi vie della finanza, dalla Lombard Street di Londra alla Lombardenstraat di Anversa, passando per la rue des Lombards a Parigi, intitolate proprio agli italiani che hanno costruito e dominato per secoli l'economia mondiale. L'invenzione dei soldi è inoltre un viaggio pieno di vita e ricco di personaggi geniali e intraprendenti, capaci di incidere profondamente nella storia moderna, da Fibonacci, che per primo introduce in Occidente lo zero, a Luca Pacioli, uno dei grandi geni del rinascimento, che diffonde gli strumenti della contabilità utilizzati ancora ai nostri giorni, fino a John Law, lo scozzese che dà vita alla prima bolla finanziaria della storia, quella della Compagnia del Mississippi, e che finisce la sua vita a Venezia, dov'è tuttora sepolto.
  Con lo stesso stile narrativo e piacevole con cui aveva descritto la nascita dell'editoria ne L'alba dei libri, Alessandro Marzo Magno ripercorre qui le origini della finanza, dimostrandoci che la nostra economia, dai broker di Wall Street ai più recenti investimenti della Bank of China, ha radici antiche e profondamente italiane.

  DAL TESTO – “Oggi, se si va a comprare il pane con una banconota da 500 euro il cassiere del negozio sbufferà, penserà che un pericoloso falsario stia cercando di rifilargli una banconota taroccata, ma una volta accertata l'autenticità del taglio vi darà il pane e il resto. Nel medioevo non era così: non si poteva andare a comprare il pane con una moneta d'oro. Il fiorino o il ducato aurei non erano multipli delle rispettive monete d'argento, facevano parte di sistemi monetari diversi che circolavano parallelamente nei vari stati del tempo. Ecco perché il cambiavalute era una figura indispensabile quanto il panettiere.
  “Se il banchiere moderno sia un'evoluzione del cambiavalute o derivi dal mercante-banchiere che si dedica al prestito e trascura il cambio, costituisce una disputa fra storici dell'economia che in questa sede non ci interessa, tanto più che le due attività possono intrecciarsi. È certo, invece, che Genova nel 1150 appalta «il diritto di cambiare moneta per ventinove anni a un consorzio di banchieri locali». È il primo documento conosciuto che citi esplicitamente banche e banchieri. Ci indica con chiarezza che otto secoli e mezzo fa la banca era una faccenda già diffusa e conosciuta.
  “Gli stati medievali non erano strutturati come quelli a cui noi, figli degli apparati dell'età moderna, siamo abituati: parecchie attività pubbliche venivano appaltate ai privati (sarebbe interessante chiarire se il fatto che ciò accada di nuovo ci stia, o meno, riportando al medioevo). Con i cambiavalute va proprio in questo modo: da un lato viene loro concesso di guadagnare applicando una commissione sul cambio; dall'altro devono restituire il favore sorvegliando la circolazione del contante, trovando le monete false o tosate che hanno il compito di ritirare spezzandole in due, per rivenderle infine come metallo grezzo. Se non rispettano le regole, rischiano pene terrificanti. Questo ruolo semiufficiale a cui i banchieri sono costretti è ulteriormente sottolineato dal fatto che i governi cittadini riconoscono alle loro scritture contabili il valore di «prove legali delle transazioni concluse», in pratica le registrazioni dei loro libri assumono lo status di atti notarili.”

  L’AUTORE – Alessandro Marzo Magno, veneziano, laureato in Storia veneta all'Università di Venezia, vive e lavora a Milano. È stato per dieci anni caposervizio esteri del settimanale «Diario». Ha pubblicato tra l'altro La guerra dei dieci anni. Jugoslavia 1991-2001 (2001), Venezia degli amanti. L'epopea dell'amore in 11 celebri storie veneziane (2010), Piave. Cronache di un fiume sacro (2010), Atene 1687. Venezia, i turchi e la distruzione del Partenone (2011).

   INDICE DELL’OPERA – 1. Monete e metalli - 2. Banche e banchieri - 3. Fallimenti e cadute - 4. Rapinatori e stronzatori - 5. Assicurazioni e polizze - 6. Il pegno e l'impegno - 7. L'usura e il cambio - 8. La partita doppia e l'abaco - 9. Risparmi e investimenti - 10. Indignados contro gli italiani - 11. Obbligazioni e banca di stato - 12. Le culle della finanza – Bibliografia – Ringraziamenti - Indice dei nomi e dei luoghi - Indice di istituti di credito, banchi, zecche, Monti di pietà e Borse