I viaggi dei filosofi Stampa E-mail

Claudio Bonvecchio

I viaggi dei filosofi. Percorsi iniziatici del sapere tra spazio e tempo

Mimesis Edizioni, pagg.154, Euro 16,00

 

bonvecchio_viaggi.jpg  IL LIBRO - Viaggiare è tipico della natura umana. E, infatti, gli uomini – di ogni epoca, età, generazione, cultura e religione – hanno sempre viaggiato: all’inizio per procurarsi del cibo, in seguito spinti dalla curiosità, dal bisogno, dalla cupidigia o, semplicemente, da un inestinguibile desiderio di conoscere. Il che li ha resi più saggi, più capaci di comprendere il mondo e di coglierlo per quello che è: senza falsità, ideologie, dogmi, illusioni o inutili speranze. In questo senso, il viaggio possiede un contenuto filosofico: indipendentemente dalle mete cui guarda. Ciò lo rende la metafora di un itinerario di cui – come per la propria vita – ben poco si sa e si può sapere. Si potrebbe, di conseguenza, azzardare che per viaggiare veramente bisogna essere filosofi. E che i viaggi, reali e metaforici, che i filosofi hanno intrapreso – e che noi faremo con loro – assurgono a prototipi dei viaggi che – in tutte le epoche – gli uomini hanno compiuto, seguendo come l’Ulisse dantesco “virtute e conoscenza”. In questa accezione il famoso interrogativo filosofico – “chi sono?”, “da dove vengo?” e “dove vado?” – può essere quello di uno spaesato viaggiatore che non sapendo da dove viene e dove va, non sa più neppure chi è.

 

  DAL TESTO - "Certamente si può accusare [Konrad] Lorenz della stessa rigidità che vedeva essere la causa della decadenza della modernità così come di essere prigioniero di un rigido determinismo evoluzionista e utilitarista, al fondo governato solo dal caos e da un meccanicismo, a cui l'uomo dovrebbe adeguarsi se non vuole decadere o perire. È innegabile, tuttavia, che il suo realismo conservatore, venato di un non trascurabile pessimismo, abbia avuto (e abbia tuttora) la funzione di richiamare le coscienze a quello che è l'uomo, cercando di fargli capire che la sua radicale prossimità con il mondo naturale non è una diminuzione, bensì un modo per essere meglio se stesso integrando natura e cultura, natura e società. È, alla fine, il richiamo a considerare i naturali compagni di viaggio dell'uomo - ossia gli animali - non già come degli estranei da conculcare e disprezzare, ma come i portatori di un messaggio profondo, che viene dall'origine stessa della vita e che non deve essere disatteso".

 

  L'AUTORE - Claudio Bonvecchio è professore ordinario di Filosofia delle Scienze Sociali, presidente del Consiglio del corso di studi in Scienze della Comunicazione, coordinatore del dottorato in Filosofia delle Scienze Sociali e Comunicazione Simbolica e vice direttore del dipartimento di Informatica e Comunicazione all’Università degli Studi dell’Insubria (Varese). Dal maggio 2005, presso la stessa istituzione, è membro del Consiglio Scientifico del Centro Speciale sulla Simbolica Politica e delle Forme Culturali. È inoltre membro del comitato scientifico del Centro di Studi Internazionale sul Simbolico dell’Università degli Studi di Messina e direttore scientifico della rivista “Metabasis”. Oltre alle numerose pubblicazioni per Mimesis è, insieme a Elio Jucci, direttore della collana Abraxas di Studi Gnostici.

 

  INDICE DELL'OPERA - Introduzione - I. Il viaggio verso l'interiorità - II. Il viaggio nel meraviglioso - III. Il viaggio nell'utopia - IV. Il viaggio del sapere - V. Il viaggio romantico - VI. Il viaggio nella scienza - VII. Il viaggio nella società