Giovanni Gentile educatore. Scuola di Stato e autonomie scolastiche |
Antimo Negri Giovanni Gentile educatore. Scuola di Stato e autonomie scolastiche Armando Editore, pagg.175, Euro 14,46
IL LIBRO - In un momento della nostra storia civile, in cui la scuola di ogni ordine e grado sta soffrendo una crisi profonda che ne investe strutture, progettazione a livello nazionale, regionale, provinciale, municipale, organizzazione didattica, orientamenti programmatici, collocazione di fronte e nel mondo della produzione e del lavoro considerato in una sua dimensione europea e internazionale, risulta sempre più incalzante, anche per chi per "malor civile" ne ha fin qui non poco deformato l'immagine, rivisitare criticamente il pensiero pedagogico, la prassi educativa e la concreta attività di riformatore di un grande filosofo, operatore culturale e protagonista della vita scolastica e accademica come Giovanni Gentile. È l'obiettivo di fondo che l'Autore di questo libro si è posto. Con la convinzione che, anche oggi, la scuola di Stato non può vivere senza il rispetto delle autonomie scolastiche e che queste, in quanto istituzioni comunque configurantisi in senso federalistico liberistico privatistico, non possono articolarsi nella loro più vitale ed efficace coesistenza senza cospirare verso quell'"unità" del "sistema" dell'istruzione e dell'educazione che trova in quella la sua più inconfondibile e ineludibile espressione. Scuola di Stato, sì, ma non "astratta" rispetto alle scuole "periferiche" e private. Queste stesse scuole, sì, ma non ridotte o riducibili a istituzioni in cui non scorra il sangue "comunitario" di un sistema di istruzione e di educazione unitario. Agisce, nella riflessione pedagogica gentiliana, e nelle riforma scolastica con essa più coerente, senso dialettico dell'inseparabilità tra le "parti" e il "tutto", tra il "privato" e il "pubblico", tra le "distinzioni" e l'"unità". E si può stare tranquilli: questo senso respira ancora nell'articolo 33 della Costituzione repubblicana. Intanto, se questo è vero, l'attualismo non si può ideologicamente consegnare a una stagione politica del nostro paese bestemmiata e pianta.
DAL TESTO - "La pedagogia, per Gentile, vuole essere una «scienza filosofica» proprio perché non intende pietrificarsi dogmaticamente, farsi o pretendersi così esatta da perdere ogni fedeltà al tempo e alla storia. Il sapere pedagogico attualistico non vuol essere un sapere «divino» e, proprio perché «divino», «morto»; intende essere un «sapere vivo» e, quindi, «non esatto» e, in quanto «non esatto», «storico». Sta di fatto che, come problema «storico», per altro «storicamente» da risolvere, quello della scuola, per Gentile, non può non essere, anzi tutto, il problema della scuola della «nuova Italia» o, per utilizzare ancora il titolo del primo dei «discorsi ai maestri di Trieste», della «nazionalità della scuola»".
L'AUTORE - Antimo Negri, il grande pensatore italiano del novecento, nato a Mercato San Severino (Salerno) nel 1923, è deceduto a Roma il 28 aprile 2005. Ha percorso una brillante carriera universitaria che lo ha condotto all'insegnamento di Storia della filosofia all'Università di Roma Tor Vergata, pur mantenendosi lontano da impacci di scuola, obbedienze ideologiche o conformismi dell'epoca: si definiva "accademico di nulla accademia". Per cinquant'anni ha svolto un'intensa attività saggistica e pubblicistica, collaborando alle più importanti riviste di filosofia ("Giornale critico della filosofia italiana", "Rivista di estetica", "Il giornale di metafisica") e a quotidiani nazionali ("Il Sole-24 Ore", "il Giornale"), dirigendo riviste (fra cui "Studi di storia dell'educazione") e intervenendo come conferenziere in congressi e giornate di studio. Complesso e ricco il suo percorso filosofico scientifico. Sulla scia di Giovanni Gentile, che riteneva il suo vero maestro, Negri ha compiuto una monumentale opera di ricognizione della filosofia del lavoro e della tecnica, pubblicando un manuale, ormai classico, in sette volumi, "Filosofia del lavoro: storia antologica" (Marzorati 1981). Restano essenziali le sue ricognizioni storiche e teoretiche dell'idealismo e del neoidealismo: "La presenza di Hegel: ricerche e meditazioni hegeliane" (1961); "Hegel nel Novecento" (1987); "Giovanni Gentile", 2 voll., (1975); "L'inquietudine del divenire. Giovanni Gentile" (1992); "L'estetica di Giovanni Gentile. Esistenza e inesistenza dell'arte" (1994); "Gentile educatore: scuola di stato e autonomie scolastiche" (1996). A Negri si devono la cura e la traduzione di molte opere di pensatori classici: Hobbes, Kant, Schiller, d'Holbach, Smith, Hegel, Schelling, Nietzsche, Comte, e la direzione di numerose collane editoriali dedicate alla filosofia fra il XVIII e il XX secolo. Le sue ricerche hanno portato alla valorizzazione di alcune correnti "irrazionalistiche" della filosofia moderna, e in particolare alla riscoperta del pensiero di Julius Evola, "Julius Evola e la filosofia" (1988). Negri si è occupato anche di questioni di religione: lo attestano un'altra sua opera, "Con Dio e contro Dio. Novecento teologico" (Marzorati, 1995), e l'interesse per il pensiero di Giuseppe Capograssi e del problematicismo pedagogico cattolico. Tra i suoi allievi si annoverano, fra gli altri, i filosofi Massimo Cacciari e Giacomo Marramao.
INDICE DELL'OPERA - Prefazione - Introduzione - Capitolo primo: L'idea gentiliana di «educazione nazionale» - Capitolo secondo: Filosofia come pedagogia; pedagogia come filosofia - Capitolo terzo: «Stato pedagogo», autonomie scolastiche e scuole come imprese - Capitolo quarto: Ruolo teoretico e ruolo pratico della scienza - Indice dei nomi |