Maschera e volto dello spiritualismo contemporaneo Stampa E-mail

Julius Evola

Maschera e volto dello spiritualismo contemporaneo

Edizioni Mediterranee, pagg.184, Euro 19,90

 

maschera_e_volto.jpg   IL LIBRO - Pubblicato in origine nel 1932, riunendo saggi apparsi negli anni precedenti, e poi ristampato nel 1949 e nel 1971 con aggiornamenti, questo libro a tanta distanza dalla sua prima apparizione risulta di una sconvolgente attualità, tale da poter essere ancora oggi utilizzato come un illuminante manuale per orientarsi nel babelico “spiritualismo contemporaneo” degli anni 2000 e per evitarne le trappole.

  Infatti, ancora oggi sono numerosi gli ambienti che si interessano al cosiddetto “sovrasensibile” e che riscoprono dottrine “occulte” ed esotiche, dandosi talvolta anche a pratiche evocatorie, cercando esperienze inusitate, votandosi a eccessi “contestativi”.

  Maschera e volto dello spiritualismo contemporaneo è stato uno dei primissimi libri, all’inizio degli anni Trenta del Novecento, a mettere in guardia profeticamente contro questi pericoli. Ecco quindi una messa a punto sistematica intesa a distinguere – senza alcun pregiudizio e posizione preconcetta – il positivo dal negativo, a indicare in quale direzione si debba cercare il vero sovrannaturale. Spiritismo, metapsichica, parapsicologia, teosofia, antroposofia, “esoterismo cristiano”, misticismo, Krishnamurti, “occultismo”, magia, freudismo e altre correnti vengono analizzati. Già la terza edizione del 1971 era stata ampliata includendo l’esame di ulteriori tendenze manifestatesi nei precedenti quarant’anni, come quelle che hanno fatto capo a George Gurdjieff e Aleister Crowley, o anche il singolare interesse oggi destato dal satanismo. Pure la critica alla psicanalisi venne ampliata prendendo in considerazione quella di Wilhelm Reich e Carl Gustav Jung.

  Ciclicamente, dunque, il problema affrontato da Julius Evola nei suoi scritti a partire dalla metà degli anni Venti si ripresenta con forma diversa, ma sostanza quasi immutata. Sicché quest’opera del filosofo tradizionalista è ancora indispensabile per chi voglia avere un serio orientamento pratico e dottrinale in un campo così infido, fuor dai pregiudizi e dai ristretti orizzonti della prevalente mentalità profana, prendendo come sicura base idee e principi superiori d’ordine tradizionale.

 

  DAL TESTO - "A meno che non intervengano processi di fondamentale degradazione, nel profondo della natura umana sussiste il bisogno dell'«altro» e, al limite, del sovrannaturale. Non lo si può soffocare in tutti oltre un certo limite. Nei tempi ultimi, la morsa si è serrata, per via dei fattori or ora accennati. Da qui, in molti, l'impulso che ha creduto di trovare un appagamento e uno sbocco in tutto ciò che il neo-spiritualismo pretende di offrire, in una certa misura con carattere di cosa nuova, con idee che sembrano aprire l'accesso ad una più vasta realtà, non solo teoricamente, ma soprattutto come esperienza spirituale vissuta. Il fatto che nei tempi ultimi si è finito col riconoscere, sia pure sporadicamente, un «estranormale» come manifestazione di energie, leggi e possibilità oltre a quelle ammesse nel precedente periodo positivistico, ha spesso costituito un fattore ulteriore pel particolare orientamento dell'impulso all'evasione di cui qui intendiamo occuparci".

 

  L'AUTORE - Julius Evola (19 maggio 1898 - 11 giugno 1974), nasce a Roma da famiglia siciliana di nobili origini. Formatosi sulle opere di Nietzsche, Michelstaedter e Weininger, partecipa alla prima guerra mondiale come ufficiale di artiglieria. L’esperienza artistica lo avvicina a Papini e a Marinetti, a Balla e a Bragaglia, ma è l’incontro epistolare con Tzara che lo impone come principale esponente di Dada in Italia: dipinge ed espone i suoi quadri a Roma e a Berlino, collabora alle riviste Bleu e Noi, elabora testi teorici (Arte astratta, 1920, definito da M. Cacciari “uno degli scritti filosoficamente pregnanti delle avanguardie europee”); scrive poemi e poesie (La parole obscure du paysage intérieur, 1921).

  Iscrittosi alla facoltà di Ingegneria, giunto alle soglie della laurea, vi rinuncia per disprezzo dei titoli accademici. Il dadaismo – di cui oggi viene considerato il maggior esponente italiano – è però solo un primo passo per “andare oltre”: completa un suo ampio lavoro filosofico iniziato nelle trincee del Carso, che intende presentarsi come un superamento dell’idealismo classico e lo fa precedere da una raccolta di scritti (Saggi sull’idealismo magico, 1925; Teoria dell’Individuo assoluto, 1927; Fenomenologia dell’Individuo assoluto, 1930).

  Attira l’attenzione di Croce, Tilgher e Calogero. Contemporaneamente scopre le dottrine di realizzazione estremo-orientali, cura una versione italiana del Tao-tê-ching (Il Libro della Via e della Virtù, 1923) e pubblica la prima opera italiana sui Tantra (L’uomo come potenza, 1926), seguita da un libro molto polemico sui rapporti tra fascismo e cristianesimo (Imperialismo pagano, 1928). Diviso tra l’elevazione spirituale dell’Io e gli interventi nella vita culturale del tempo, collabora (1924-6) a Ignis, Atanòr, Bilychnis ma anche a Il Mondo e Lo Stato democratico, e pubblica i quaderni mensili di Ur (1927-8) e Krur (1929), dove scrivono Reghini, Colazza, Parise, Onofri, Comi, Servadio; poi il quindicinale La Torre (1930), chiuso d’autorità per le sue interpretazioni troppo eterodosse del fascismo.

  Continua la sua indagine sulle forme di realizzazione interiore e si interessa quindi di alchimia (La tradizione ermetica, 1931), di neo-spiritualismo (Maschera e volto dello spiritualismo contemporaneo, 1932), di leggende cavalleresche ed esoteriche (Il mistero del Graal, 1937), intese come vie iniziatiche occidentali.

  Alla base della sua Weltanschauung antimoderna, antimaterialista, antiprogressista – che gli faceva criticare sia bolscevismo che americanismo, considerati due facce della stessa medaglia nel profetico saggio omonimo apparso sulla Nuova Antologia (1929) – c’è Rivolta contro il mondo moderno (1934), la sua opera più importante e famosa, ampio panorama della civiltà tradizionale contrapposta alla civilizzazione contemporanea. “Dopo averlo letto ci si sente trasformati” scrisse Gottfried Benn, che ne divide anche la traduzione tedesca (1935). Cerca d’introdurre queste tematiche nel dibattito di quegli anni curando la pagina “Diorama filosofico” (1934-1943) del quotidiano Il Regime Fascista di Cremona, che ospitò tutte le migliori firme degli intellettuali conservatori dell’epoca. Sviluppa anche contatti personali con questi ambienti tenendo molte conferenze, soprattutto in Germania, e viaggiando nella Mitteleuropa (Vienna, Praga, Bucarest, Budapest).

  Fa conoscere in Italia autori come Spengler, Guénon, Meyrink, Bachofen. Fra il 1933 e il 1943 s’interessa – ben prima che l’argomento diventasse d’attualità – allo studio ed all’esame dei problemi delle razze, “respingendo ogni teorizzazione del razzismo in chiave esclusivamente biologica” (R. De Felice); e scrive: Tre aspetti del problema ebraico (1936), Il mito del sangue (1937), Indirizzi per una educazione razziale (1941), che suscita l’interesse di Mussolini il quale lo convoca a Palazzo Venezia nel settembre di quell’anno: “È il libro che ci occorreva”, gli disse.

  In piena guerra, quasi l’indicazione di una via da seguire, pubblica un saggio sull’ascesi buddhista: La dottrina del risveglio (1943). Dopo l’8 settembre raggiunge fortunosamente la Germania: ed è presente all’arrivo di Mussolini al Quartier Generale di Hitler. Ritorna quindi in Italia e lascia definitivamente Roma quando gli americani entrano nella capitale (4 giugno 1944). Nel 1945, a Vienna, poco prima dell’ingresso dei sovietici, si trova coinvolto in un bombardamento e, in seguito ad una lesione al midollo spinale, subisce una paresi permanente agli arti inferiori. Rientra in Italia nel 1948 ed è ricoverato a Bologna, quindi soggiornerà fra la città petroniana e la capitale, sino a stabilirsi definitivamente nella sua abitazione romana dalla fine del 1951. Ma non è rimasto inattivo, perché tra un ospedale e un altro rivede il giovanile L’uomo come potenza, già riscritto negli Anni Trenta, che diventa Lo Yoga della potenza (1949), rielabora ed adatta i testi apparsi in Ur e Krur nei tre volumi di Introduzione alla Magia quale Scienza dell’Io (1955-6), rivede anche Teoria dell’Individuo assoluto (che in questa forma uscirà solo nel 1973) e riprende le collaborazioni giornalistiche che gli procureranno anche una avventura giudiziaria da cui uscirà completamente scagionato (il cosiddetto “processo dei FAR”, 1950-1).

  L’opuscolo Orientamenti (1950) contiene in nuce tutte le posizioni poi sviluppate in tre libri successivi, dove sono esposte le sue idee per vivere nel mondo del post-1945 che sempre più Evola vede come espressione dell’età ultima, il Kali-yuga, l’èra oscura: quelle sulla politica in Gli uomini e le rovine (1953), sull’erotismo in Metafisica del sesso (1958) e sugli orientamenti esistenziali in Cavalcare la tigre (1961). Nel 1963 viene riscoperto come dadaista: Enrico Crispolti organizza una mostra dei suoi quadri alla Galleria “La Medusa” di Roma. Seguono un’autobiografia attraverso i suoi libri (Il cammino del cinabro, 1963), un saggio d’interpretazione storico-ideologica (Il fascismo, 1964), due volumi miscellanei (L’arco e la clava, 1968; Ricognizioni, 1974), la raccolta di tutte le sue poesie (Raâga Blanda, 1969). Fonda e dirige per le Edizioni Mediterranee dal 1968 al 1974 – anno della sua scomparsa – la collana “Orizzonti dello Spirito”, nella quale inserisce opere e autori dei più ampi e diversi orientamenti spirituali e tradizionali. L’ultima fase della vita vede Julius Evola nella insospettata veste di un anti-Marcuse: il nascere della “contestazione” anche in Italia (1968) fa riscoprire il suo pensiero non solo a “destra” ma anche a “sinistra”, talché nel periodo 1968-1973 una dozzina di suoi libri vengono ristampati una o anche due volte, mentre suoi interventi sono richiesti da varie riviste. Pochi mesi prima della morte detta lo statuto della Fondazione che porta il suo nome.

  Dopo la sua scomparsa sono state pubblicate numerose scelte antologiche – a tema e non – di suoi articoli e saggi. Quadri e disegni di Julius Evola sono presso musei e collezioni private (Paesaggio interiore ore 10.30 è alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna a Roma). I suoi saggi e i suoi libri sono stati tradotti e pubblicati in Germania, Francia, Spagna, Portogallo, Grecia, Svizzera, Gran Bretagna, Russia, Stati Uniti, Messico, Canada, Romania, Argentina, Brasile, Ungheria, Polonia, Turchia.

 

  INDICE DELL'OPERA - Nota del Curatore - Julius Evola e lo spiritualismo moderno, di Hans Thomas Hakl - Prefazione alla terza edizione (1971) - Prefazione alla seconda edizione (1949) - Prefazione alla prima edizione (1932) - 1. Il sovrannaturale nel mondo moderno - 2. Lo spiritismo e le «ricerche psichiche» - 3. Critica della psicanalisi - 4. Critica del teosofismo - 5. Critica dell'antroposofia - 6. Il neomisticismo. Krishnamurti - 7. Parentesi sul cattolicesimo esoterico e sul «tradizionalismo integrale» - 8. Il primitivismo. Gli ossessi. Il «superuomo» - 9. Il satanismo - 10. Correnti iniziatiche e «alta magia» - Conclusione - Appendici - Fonti bibliografiche - Tre maschere e tre volti, di Marco Iacona - Psicanalisi e idealismo a confronto con la «cultura della Tradizione», di Stefano Arcella - Le recensioni di: Armando Carlini, Emilio Servadio, Berto Ricci, René Guénon - Indice dei nomi e dei testi anonimi