Rivolta contro il mondo moderno Stampa E-mail

Julius Evola

Rivolta contro il mondo moderno
anastatica prima edizione 1934


Edizioni Mediterranee, pagg.544, € 38,50

 

evola rivolta1934  La ristampa anastatica autorizzata della prima edizione del 1934 della celebre opera di Julius Evola, "Rivolta contro il mondo moderno", offre agli studiosi e ai lettori un'opportunità preziosa di avvicinarsi alla versione originale di un testo che ha segnato il pensiero filosofico e politico del Novecento. Completata tra la fine del 1931 e l'inizio del 1932, si presenta come una critica radicale alla modernità, intesa come il frutto di un decadimento dei valori tradizionali e una denuncia della progressiva secolarizzazione e materializzazione della civiltà occidentale.

  Nel contesto storico in cui Evola scrisse "Rivolta", l'opera si colloca come una risposta agli sviluppi socio-politici e culturali del periodo interbellico, attraversato dalle tensioni della modernità, del materialismo industriale e della crisi dei valori spirituali. In un mondo dominato dall'economia, dalla razionalizzazione e dalla tecnica, Evola articola una visione di civiltà basata su principi diametralmente opposti: la civiltà tradizionale, che si fonda su valori spirituali, aristocratici e gerarchici, e la civiltà moderna, che, al contrario, riduce l'essere umano alla sua dimensione materiale e terrena.

  L'opera si distingue fin da subito per l'approccio mitico-simbolico con cui Evola interpreta la storia. Contrario a una lettura progressista della storia come evoluzione lineare, Evola la concepisce come il risultato di un'eterna lotta tra l'elemento spirituale e quello materiale, tra l'essere e l'avere. Secondo il filosofo, la decadenza del mondo moderno ha radici profonde, risalendo a periodi lontani della storia umana. Le cause del declino vanno individuate in una serie di processi che, a partire dall'epoca medievale, hanno gradualmente annullato ogni forma di ordine superiore, riducendo la cultura e la vita politica a mere espressioni di efficienza materiale e di calcolo economico. Evola identifica nel trionfo della razionalità e nel dominio della tecnica una delle cause primarie di questa rottura con l'ordine trascendente che caratterizzava le epoche precedenti.

  La visione evoliana della storia è, quindi, un tentativo di tracciare un quadro di "decadenza" che ha interessato non solo le strutture politiche ed economiche, ma anche l'essenza stessa della spiritualità umana. L'autore denuncia una progressiva omogeneizzazione della cultura, con la perdita dei valori distintivi e verticali che avevano definito la grandezza delle civiltà tradizionali. In tal modo, l'opera diventa non solo una critica alla modernità, ma anche una riflessione sulla possibilità di riscatto. Per Evola, l'uomo moderno deve compiere una "rivolta" contro i valori che hanno dominato l'epoca moderna, superando la sua limitatezza materiale e accedendo a una dimensione superiore, in cui lo spirito e la trascendenza possano prevalere sulla pura fisicità.

  Pur proponendo una visione fortemente aristocratica e anti-democratica, incentrata sulla distinzione tra elite spirituali e masse, l'opera propone anche una riflessione filosofica di ampio respiro sulla condizione dell'uomo moderno. Le soluzioni che Evola avanza non si riducono alla sola proposta di un ritorno a forme di governo tradizionali, ma si presentano come un invito a una "trasformazione interiore" dell'individuo, affinché possa elevare se stesso e trovare un contatto con una realtà superiore, al di là delle logiche del consumo e del profitto che dominano la vita quotidiana.

  Particolarmente significativo è il modo in cui Evola traccia il quadro delle differenti civiltà tradizionali, esaltando le culture orientali, indoeuropee e pre-cristiane, le quali, a suo avviso, erano ancora saldamente ancorate a principi di ordine trascendentale e spirituale. In opposizione, la civiltà moderna è identificata come il risultato della discesa nell'immanentismo, dove ogni valore viene subordinato alla dimensione terrena, alla produttività e al dato materiale. La decadenza delle grandi tradizioni è vista come il frutto di una perdita di contatto con l'essenza dell'essere, che si esprime attraverso il mito, il simbolo e la gerarchia.

  Il filosofo, tuttavia, non si limita a criticare la modernità, ma individua anche le modalità con cui è possibile una possibile inversione di rotta. "Rivolta", in tal senso, presenta un invito a ripensare l'individuo e la società in termini di spiritualità e autenticità, contro l'appiattimento imposto dalla tecnocrazia e dall'economicismo. Evola, infatti, non rinuncia a sperare in una rigenerazione che possa essere frutto di una "rivolta" interiore, capace di ricostruire un ordine superiore che trascenda le miserie del mondo contemporaneo.

  Un elemento importante di questa ristampa anastatica è la possibilità di riscoprire, nel testo originale, l'evoluzione del pensiero di Evola stesso, che nei decenni successivi avrebbe sviluppato ulteriormente le sue posizioni politiche e filosofiche. La versione del 1934, infatti, si colloca in un periodo ancora relativamente giovanile del pensiero evoliano, prima che l'autore sviluppasse le sue posizioni più note. Sebbene la critica alla modernità e la valorizzazione della tradizione siano temi presenti fin dalle prime pagine dell'opera, "Rivolta" si distingue per una certa apertura a una riflessione di natura più universale, lontana da un'immediata adesione politica.

  La qualità dell'edizione, inoltre, è notevole. I saggi introduttivi di Andrea Scarabelli e Giovanni Sessa forniscono utili chiavi di lettura per inquadrare storicamente l'opera, evidenziando la centralità del testo nel pensiero evoliano e nelle correnti ideologiche del Novecento. Gli approfondimenti critici consentono al lettore contemporaneo di cogliere le implicazioni più profonde del testo e di situarlo correttamente nel panorama intellettuale dell'epoca.

  Questa ristampa anastatica di "Rivolta contro il mondo moderno", quindi, costituisce un evento editoriale significativo, non solo per la sua fedeltà all'edizione del 1934, ma anche per la possibilità di riflettere nuovamente sul pensiero di Julius Evola. L'opera resta un punto di riferimento imprescindibile per affrontare una critica radicale alla modernità e il confronto con le possibilità di un "ritorno" alla Tradizione.