a cura di Marcello Andria e Paola Zito
Leopardi e Giuliano Imperatore Un appunto inedito dalle carte napoletane
Le Monnier Università, pagg.157, € 20,00
Nel 1814, Giacomo Leopardi, all'epoca sedicenne, "esplorando gli scaffali della libraria di famiglia, si imbatte nel poderoso in folio contenente gli scritti" di Giuliano Imperatore, "apparsi a Lipsia nel 1696 a cura dello Spannheim, e ne rimane attratto. Una edizione pregevole, sotto il profilo filologico ed estetico, che giocherà un ruolo chiave negli studi di Giacomo anche in futuro, e in non poche occasioni, con sempre viva attenzione agli exempla che reca e alle questioni critico-testuali allora sul tappeto".
Dalle carte napoletane – spiega Paolo Zito - è emerso un quadernetto inedito "di poche facciate, contenenti uno spoglio di fonti giulianee, pazientemente e oculatamente selezionate sulla bse di quel gran bel volume uscito dai torchi tedeschi – introdotto da una suggestiva antiporta calcografica declinata in chiave allegorica -, articolato in oltre cinquecento riferimenti; non ineccepibile l'ordine alfabetico; non del tutto sporadiche le riprese dei nomi di alcuni autori, Omero e Platone in primis".
Il documento conservato nel caveau della Biblioteca Nazionale di Napoli – scrive Marcello Andria – "rappresenta un tassello significativo nel vasto e articolato orizzonte delle fonti filosofiche e ideologiche, antiche e moderne, avidamente compulsate da nel corso di una vita intera".
Tale inedito leopardiano è al centro di questo volume curato da Marcello Andria e Paola Zito e recentemente edito per i tipi di Le Monnier Università nella collana "Studi sul Mondo antico" diretta da Arnaldo Marcone. Vi sono raccolti i saggi di vari autori esperti della materia.
Per meglio contestualizzare l'autografo del giovane Leopardi, il contributo di Maria Carmen De Vita fornisce alcune linee guida "per una ricostruzione della storia della fortuna di Giuliano nel XVIII secolo", partendo "da quello che può essere considerato come il preludio alla riscoperta dell'Apostata (l'opera dei filologi e degli storici del XVII secolo) per poi passare all'eroicizzazione di Giuliano compiuta da Voltaire fino al più equilibrato giudizio storico sulla sua figura formulato da Gibbon".
Tuttavia, osserva Stefano Trovato, non tutti gli illuministi "seguirono Voltaire nell'esaltazione incondizionata di Giuliano, ritenuta per esempio da Chastellux troppo passionale, e parimenti non tutti gli apologeti ripetono un identico schema nel rigettare la riabilitazione dell'Apostata. Pur nella comune ostilità a Giuliano e ai Lumi, la differenza che si riscontra nelle loro repliche è molto interessante nel rivalre le loro differenti personalità, e più in generale, l'atmosfera culturale in cui si muovevano gli intellettuali tradizionalisti e il loro pubblico, da non trascurare in una valutazione complessiva della storia culturale dell'Italia settecentesca". |