Giovanni De Donà – Giuseppe Teza – Francesco Pomarè
1915-1918. La guerra alle porte Militari e civili sulle Dolomiti del Comelico nella Grande Guerra
Edizioni DBS, pagg.276, € 15,00
IL LIBRO – Le tante pubblicazioni fiorite negli anni sulla Grande Guerra in Comelico, a partire dal classico libro di Antonio Berti "1915-1917 Guerra in Comelico - Dalla Croda Rossa al Peralba" (Milano, 1985), hanno trattato soprattutto le innumerevoli operazioni militari di quella che il celebre medico-alpinista definì "una strana, piccola guerra". A un secolo di distanza da quegli avvenimenti, Giovanni De Donà di Vigo, Giuseppe Teza di Domegge e Francesco Pomarè di Campolongo hanno maturato la convinzione che la guerra non si sia svolta solo nelle trincee dal Passo della Sentinella al Chiadenis, ma anche nelle retrovie, divenute spazi umani di straordinaria rilevanza, dove la popolazione civile ha avuto un ruolo importante in quei drammatici avvenimenti che anche qui, in questo riposto angolo dell'allora Regno d'Italia, segnarono la fine della "Bella Époque" proiettandoci nell'era moderna. Ecco perché hanno pensato di dare vita a una pubblicazione che finalmente ponesse l'accento su argomenti che in Comelico, e non solo, sono sempre rimasti ai margini della ricerca storica. Con l'arrivo di tanti soldati l'intero comprensorio comeliano si ritrovò, suo malgrado, coinvolto nel conflitto: i paesi da Padola a Sappada si riempirono di migliaia di soldati accantonati in case e "tabié", le strade furono percorse da automobili, motociclette e rumorose trattrici, le piazze occupate da cannoni e carriaggi. Si realizzarono ardite teleferiche e perfino campi di atterraggio d'emergenza per i nostri velivoli mandati in ricognizione sulle creste di confine. Per ospitare soldati e operai militarizzati, in diverse località sorsero veri e propri villaggi militari: Padola, Valgrande, Sega Digon, Sappada... A Santo Stefano, per la sua posizione centrale, l'Intendenza della IV Armata realizzò l'importante centro logistico del "Settore Padola-Visdende" nel quale confluivano uomini, mezzi e materiali da smistare poi nei vari teatri di operazione. Scuderie, autoparco, magazzini, forni, depositi di viveri, ghiacciaie per la carne congelata, depositi di esplosivi e munizioni, infermerie e un ospedale militare sorsero dal nulla sui prati attorno al paese. Un grande sforzo di cui oggi sul territorio non è rimasta nessuna traccia e che nel libro rivive, per la prima volta, dopo un secolo. La popolazione dovette abbandonare i secolari ritmi di vita con il divieto dell'alpeggio e dello sfruttamento dei prati d'alta montagna, adattandosi di fatto alle tante regole che lo stato di guerra imponeva: limitazioni della libertà personale, coprifuoco, requisizioni, rigide prescrizioni igienico-sanitarie e comportamentali, pagando un prezzo altissimo in termini di disagi, fame e distruzioni. Una esperienza unica e irripetibile, il cui ricordo si è perduto con la scomparsa delle persone anziane, uniche testimoni di quei fatti di un secolo fa, ma che rivive nei capitoli di questo libro grazie a un paziente lavoro di ricerca e oltre 300 immagini, per lo più inedite, reperite in Italia e all'estero, nelle quali il Comelico rimane impresso negli aspetti militari e civili. Immagini ricche di "phatos" e nostalgia, che ci riportano indietro nel tempo, in paesi ancora immersi in un ambiente bucolico, seppur fortemente antropizzato, mostrandoci vecchie abitazioni, segherie, mulini con gente immortalata in una semplice e composta quiotidianità.
DAL TESTO – "L'11 giugno 1915, esattamente 18 giorni dopo l'entrata in guerra dell'Italia contro gli Imperi Centrali, i Volontari Alpini del Cadore al comando del Capitano Celso Coletti piantavano le tende Cima Sappada. "Si arrivò con grande appetito - scrive Edgardo Rossaro – e si era appena distribuito il brodo nelle gavette" quando i volontari dovettero correre in linea, a quota 1934. "Così a Cima Sappada si installò il quartier generale e i volontari furono accantonati in un grande tabià "con lusso di paglia". Coletti poi ordinò a Rossaro di improvvisare un ospedaletto da campo "di primo sgombero" nei locali delle scuole, dove poi operò il dott. Miceli, ed un magazzino per il vestiario. Insomma la piccola borgata era diventata una caserma in piena regola, con continuo movimento di uomini che si alternavano in turni di 15 giorni in trincea e 15 di riposo (per modo di dire) e che erano impiegati in istruzioni militari, tiro a segno, marce e scavi di trincee sul passo di Sappada per parare eventuali penetrazioni dalla Carnia. Inoltre forte era il passaggio delle salmerie che dal paese salivano verso le prime linee, e alle quali erano stati assegnati 8 asinelli a basto."
GLI AUTORI – Giovanni De Donà, di Vigo di Cadore, è da tempo appassionato studioso di storia cadorina. In circa 30 anni di amicizia e collaborazione con il prof. Walter Musizza ha pubblicato molti libri dedicati alla storia del Cadore nell'800 e '900, in particolare di argomento militare. Ha partecipato a vari progetti Intereg ed è presente spesso con articoli su giornali e riviste della provincia di Belluno. Tra i riconoscimenti ricevuti il Premio "A.N.A. Cadore" nel 2002 e il "Pelmo d'Oro" per la sezione Cultura Alpina nel 2013. Giuseppe Teza, di Domegge, è il maggiore collezionista cadorino di immagini della Grande Guerra. In 25 anni di ricerche in Italia e all'estero ha realizzato un importante, e per certi versi unico, archivio sul primo conflitto mondiale nelle Dolomiti mettendo spesso la sua esperienza e il suo patrimonio iconografico a disposizione di studiosi e appassionati. Francesco Pomarè, di Campolongo di Cadore, appassionato recuperante e collezionista di cimeli della Grande Guerra, tutore della memoria storica degli eventi bellici in Comelico. Ha allestito numerose mostre a livello locale e nazionale e ha collaborato alla realizzazione de "Il Piccolo Museo della Grande Guerra di Sappada" e della esposizione permanente presso il Museo "La Stua" di Casamazzagno. Paolo Tonon, appassionato cultore di memorie locali di S. Stefano di Cadore, ha collaborato alla realizzazione della sezione "Grande Guerra" del museo "Aguldnei" di Dosoledo. Cura per conto del Comune di Santo Stefano di Cadore le manifestazioni e gli eventi di carattere storico e in particolare quelli relativi al cimitero monumentale "Lobetti Bodoni" di Santo Stefano, presso il quale tiene frequenti visite guidate.
INDICE DELL'OPERA – Presentazione - Capitolo I. Una guerra che il Comelico non voleva - Capitolo II. Giulio Mengolini, da Firenze a Padola - Capitolo III. Padola e Dosoledo sotto le bombe - Capitolo IV. Bombardano Sappada... - Capitolo V. La guerra di Elia - Capitolo VI. Il centro logistico di S. Stefano - Capitolo VII. L'audace pattuglia Stöffler - Capitolo VIII. I lavori di sistemazione difensiva in Val Frison e Val Canale - Capitolo IX. La strada della valle - Capitolo X. L'ospedale militare n. 039 di S. Stefano e la sanità in Comelico - Capitolo XI. L'ospedaletto di Cima Sappada - Capitolo XII. Il campo di concentramento e disinfezione prigionieri di S. Stefano - Capitolo XIII. La teleferica S. Caterina / Casada Bassa - Capitolo XIV. Il villaggio militare di Sega Digon - Capitolo XV. Le linee difensive dell'alta Val Padola - Capitolo XVI. Aerei sul Comelico i campi di emergenza di Padola e Sappada - Capitolo XVII. Fra tutti i fronti – Bibliografia |