Giacomo Gabellini
Dottrina Monroe L'egemonia statunitense sull'emisfero occidentale
Diarkos, pagg.469, € 24,00
Giacomo Gabellini, saggista e ricercatore indipendente specializzato in questioni economiche e geopolitiche, ricostruisce, in questo ampio e documentato volume, la storia della politica estera statunitense tenendo come filo conduttore della ricerca la Dottrina Monroe, "la nuova visione strategica enunciata nel 1823 dal presidente James Monroe", vista "come una sorta di estensione della Guerra d'indipendenza perché intesa come sforzo mirante a proteggere l'emisfero occidentale dall'azione dell'equilibrio di potere europeo".
La dottrina strategica elaborata dal presidente Monroe, da un lato, "proclamava l'estraneità statunitense rispetto alle lotte di potere europee"; dall'altro, "contemplava la chiusura totale del cosiddetto "emisfero occidentale" a qualsiasi ingerenza esterna, dapprima per impedire alle potenze del "vecchio continente" di sradicare l'indipendentismo dei creoli ispanici, e successivamente per avocare a sé l'esclusiva "amministrazione" delle Americhe".
"Il tutto – spiega l'Autore – avvalendosi degli incommensurabili vantaggi garantiti dalla posizione insulare di cui godevano gli Usa, e più specificamente della protezione assicurata dalle distese oceaniche, oltre che dell'assenza di un rivale di rango collocato in prossimità dei propri confini, nonché del tacito ma cruciale accordo con Londra, il cui presidio militare dell'oceano Atlantico sbarrava la strada delle Americhe alle agguerrite potenze continentali europee".
Nel corso del tempo, la Dottrina Monroe, documento "sufficientemente vago e manipolabile", si è prestata a una pluralità di declinazioni, pur mantenendo intatto il ruolo di strumento "straordinariamente identificativo della peculiare storia degli Stati Uniti. Che, non a caso, ha visto isolazionismo ed interventismo imporsi non come tendenze antitetiche e inconciliabili tra loro, bensì come fasi alterne e complementari di una traiettoria politica coerentemente e ostinatamente indirizzata verso l'acquisizione di una forza e di una capacità d'influenza sempre maggiori".
Durante la Guerra fredda, la Dottrina Monroe venne "invocata per militarizzare l'America latina in un'ottica di contrasto alla diffusione dei movimenti insurrezionali, giudicata lesiva dell'immagine degli Stati Uniti e pertanto pericolosamente destinata minare la fiducia che l'Europa occidentale riponeva nella capacità di Washington di continuare a guidare il cosiddetto "mondo libero" nella sua lotta esistenziale contro il nemico sovietico".
Tuttavia, terminata la Guerra fredda, le autorità statunitensi hanno continuato a richiamarsi "con cieca abnegazione" alla Dottrina Monroe per "prevenire la diffusione del cosiddetto "terrorismo internazionale", intensificare la lotta al narcotraffico, mantenere il subcontinente saldamente incasellato nello schema di ripartizione internazionale del lavoro funzionale alla supremazia Usa", ma anche per "legittimare le linee d'azione individuate per far fronte all'attuale contesto geopolitico caratterizzato dalla risuddivisione del pianeta in due opposti schieramenti".
Nel libro, viene dedicato ampio spazio all'America latina che, nei disegni di Washington, "si configura come una riserva strategica in grado di garantire un costante afflusso di profitti necessario a sostenere l'espansione imperiale e, simultaneamente, compensare parzialmente i disavanzi commerciali accumulati dagli Usa con il resto del mondo".
La decisiva rilevanza "che i territori a sud del Rio Bravo rivestono per Washington sul piano sia economico che geopolitico" è testimoniata dai "continui sforzi profusi dagli Stati Uniti dapprima per imporre, e successivamente per mantenere intatta la propria egemonia sul cosiddetto "emisfero occidentale"".
In particolare, a partire dal 2009, "e più precisamente dal colpo di Stato ad Haiti, gli Stati Uniti implementarono un processo di riallineamento che ha finito per investire gran parte del continente latinoamericano. La controffensiva, sferrata in omaggio alla sempiterna Dottrina Monroe" – osserva Gabellini – "mira in tutta evidenza a limitare l'attivismo russo e cinese e a riportare il Sud America al suo tradizionale ruolo di "cortile di casa" di Washington, e renderlo così funzionale all'attuale assetto geopolitico ormai irreversibilmente avviato verso il multipolarismo".
Secondo Giovanni Armillotta, autore della Postfazione, il libro di Giacomo Gabellini "funge da ponte che collega il passato e il futuro, portando conoscenza e approfondimento al lettore che realmente voglia conoscere la verità", ponendosi "come punto di riferimento per tutti gli studiosi". |