Aa. Vv.
Nova Historica Nuova serie – anno 19 – numero 76
Casa Editrice Pagine, pagg.176, € 21,00
Con il fascicolo n.76 la Redazione della rivista "Nova Historica" intende rendere omaggio all'Ungheria di ieri (che "osò combattere a mani nude contro la dittatura sovietica, riuscendo a metterla in ginocchio davanti al mondo intero") e a quella di oggi (che "combatte contro i diktat finanziari e politici di un'Europa sempre più estranea alla Storia del Vecchio Continente").
Ma più in generale il fascicolo è dedicato – come spiega il Direttore, Massimo Magliaro, nell'Editoriale – a "Quelli che dissero no": "Ai meravigliosi ragazzi di Buda e di Pest, ai non cooperatori italiani dei Campi di concentramento e al tenente Hiroo Onoda". "Perché la Storia è davvero e sempre Maestra di Vita e ci insegna oggi più che mai che è meglio stare dalla parte dell'onore difficile che dalla parte della viltà comoda".
Giorgio Cirillo rievoca la rivolta ungherese del 1956, "un moto assolutamente spontaneo e genuinamente proletario, ancorché proprio per questo disorganizzato", che dopo "tredici giorni di speranza e di gloria" venne annegato nel sangue nel "fragoroso silenzio dell'Occidente".
Delle reazioni suscitate in Italia dalla rivolta ungherese si occupa Massimo Barbetti, il quale ricorda il viaggio compiuto da Mirko Tremaglia, insieme con un gruppo di giovani missini, a Budapest il 2 novembre 1956: "All'arrivo Tremaglia si fece fotografare davanti ad alcuni tanks sovietici e fra ignari soldati russi. Completamente aperta, teneva fra le mani una copia del quotidiano missino Secolo d'Italia di due giorni prima (alla partenza dall'Italia) con tutta la prima pagina dedicata alla condanna della repressione comunista dell'Ungheria e all'esaltazione dell'eroismo dei combattenti magiari".
Ai retroscena dell'ingresso dell'Italia nel Patto atlantico è dedicato l'articolo di Angelo Abis, mentre Robert jr. Loeffler fa un bilancio "delle guerre che gli Stati Uniti hanno intrapreso in varie zone del pianeta dopo l'11 settembre 2001".
Giuseppe Castellani ripercorre la storia del Partito democratico statunitense dalle origini ai nostri giorni, la cui dirigenza "ha dovuto puntare sulle agitazioni degli afroamericani ("Black lives matter") e delle femministe ("Me too") e sostenere apertamente la cosiddetta "Cancel culture" con il rifiuto della Storia precedente, le modifiche dei nomi, la distruzione dei monumenti a cominciare da quelli di Cristoforo Colombo e dei generali sudisti".
Nell'articolo di Roberto Rossetti, viene raccontata l'Odissea vissuta dagli oltre settecentomila prigionieri di guerra italiani nelle mani degli Alleati, che vennero "inviati in veri e propri lager sparsi quasi in tutto il mondo. Molti non sono più tornati ed altri hanno dovuto addirittura attendere due o più anni dalla fine del conflitto per poter rientrare in Patria. La maggior parte, circa quattrocentomila, ha avuto il piacere di sopportare la perfidia degli inglesi che, oltre a quelli spediti nei propri campi in Inghilterra, hanno suddiviso questa enorme massa di soldati in tutti quei territori gestiti in virtù della loro presenza coloniale".
Pietro Cappellari rende omaggio a dieci esponenti della Scuola di Mistica Fascista, "fondata il 19 Aprile 1930 da un gruppo di iscritti ai Gruppi Universitari Fascisti di Milano guidati da Niccolò Giani".
Il tema dell'influenza esercitata dal Fascismo sulla Comunità italiana in Canada è oggetto dell'articolo di Remy Tremblay ("Camicie nere nel Quebec", tradotto da Anna Teodorani) e di quello firmato da Francesco Lamendola ("Mussolini a Montreal"). Ne emerge la figura di Gentile Dieni, "accanito difensore dell'ideologia fascista", il quale nella "seconda metà del 1948 fondò, con un folto gruppo di amici, la Sezione canadese del Movimento sociale italiano".
Alla penna di Roberto Menia è affidato il ricordo di Almerigo Grilz, il giornalista di Destra caduto, all'età di 34 anni, colpito alla testa da un proiettile in Mozambico nel maggio 1987.
Prosegue, infine, l'appendice iconografica, a cura di Michele Rallo, dedicata ai Capi dei "fascismi sconosciuti". In questa puntata, i protagonisti sono i leader dei movimenti nazionl-popolari dell'Europa orientale (si segnalano, tra gli altri, Corneliu Zelea Codreanu e Ferenc Szálasi). |