Arte monologica? |
Gottfried Benn - Alexander Lernet-Holenia
IL LIBRO – Nel 1952 le colonne della «Neue Zeitung» ospitarono un memorabile dialogo-confronto, attraverso due lettere aperte, tra Lernet-Holenia e Gottfried Benn. Il tema non avrebbe potuto essere più arduo – la natura dell'arte –, e le posizioni più distanti: a Lernet-Holenia che lo esortava a rivolgersi «agli altri, in quei grandi dialoghi sui quali si fonda ogni vera poesia», ribadendo il vincolo tra la poesia e il divenire storico, Benn rispondeva nel nome di «un'arte monologica»: «Esprimi il tuo io: al tu consegnerai allora la tua vita, alla comunità e alla lontananza consegnerai allora la tua solitudine» – e ci consegnava così il suo testamento spirituale, la cui formulazione più articolata si trova nel celebre saggio su Nietzsche, che qui fa seguito alla lettera a Lernet-Holenia. DAL TESTO – "Nietzsche, dunque, pensava in maniera antistorica. E adesso discendiamo di un lungo passo in sfere più modeste. Anche a me Lei rimprovera di pensare in maniera antistorica, e ciò condurrebbe a quelle infime regioni che si palesano nei miei dialoghi. I miei pensieri sarebbero antistorici e privi di qual sia riferimento alla comunità. Tuttavia, caro signor Lernet, Lei sa meglio di me che pure la comunità ha le sue questioni aperte. Quale impulso induce gli uomini a starsene così a lungo seduti insieme, quale impulso li induce a condividere la mensa e diffondersi in tanti conversari a tavola? Il capotribù africano, che nessuno deve osservare mentre consuma i pasti, ha lui pure valori sacrosanti. E non ha forse da chiamarsi una gran ciarla, ciò che spesso e volentieri si spaccia per comunità? Non meno di Lei, ovviamente, so pure io che l'umanità nel suo complesso, e questa soltanto, rappresenta la grandiosa latenza donde stilla quella poca acquerugiola della nostra attualità; soltanto il collettivo umano ci elargisce quel poco di patrimonio individuale necessario a esprimere qualcosa e a conferire espressione ai fenomeni dell'odierno tipo antropologico." GLI AUTORI – Gottfried Benn nacque a Mansfeld, in Germania, nel 1886, e studiò medicina. La sua prima raccolta di poesie (Morgue, 1912) viene ricondotta al movimento espressionista, per i toni aggressivi e polemici nei confronti della civiltà contemporanea. Partecipò come medico alla Prima guerra mondiale, un'esperienza che ispirò alcune delle sue poesie successive. Quando, nel 1933, Hitler prese il potere, Benn aderì inizialmente al Nazionalsocialismo, poi se ne distaccò progressivamente, tanto che i suoi libri vennero messi al bando. Lo scrittore cercò allora di distaccarsi dalla vita civile entrando di nuovo nell'esercito, rimanendo in servizio fino alla fine della seconda guerra mondiale. Dopo la guerra per alcuni anni gli fu impedito di pubblicare, a causa della sua adesione al nazismo. Nel 1948 comparve però la raccolta "Poesie statiche", a cui seguirono "Frammenti" (1951), "Distillazioni" (1951) e "Aprèslude" (1955). Morì a Berlino nel 1956. Tra i temi trattati nella sua opera, prevale quello della scissione dell'individuo tra gli impulsi primitivi dell'inconscio e la razionalità che tenta di comprenderli e contenerli in una forma ordinata. Di Gottfried Benn Adelphi ha pubblicato "Cervelli" (1986), "Pietra, verso, flauto" (1990), "Lo smalto sul nulla" (1992), "Romanzo del fenotipo" (1998), "Lettere a Oelze 1932-1945" (2006) e "La nuova stagione letteraria" (2017). INDICE DELL'OPERA - Arte monologica? - Lettera aperta a Gottfried Benn, di Alexander Lernet-Holenia - Replica a Alexander Lernet-Holenia, di Gottfried Benn – Nietzsche, dopo cinquant'anni, di di Gottfried Benn - Nota ai testi, di Amelia Valtolina |