Pietra, verso, flauto |
Gottfried Benn Pietra, verso, flauto Adelphi, pagg.208, Euro 11,36
IL LIBRO – Forse un giorno, quando si guarderà indietro a questo secolo, e ci si domanderà chi ha detto la sua verità letteraria con un timbro che solo in quest’epoca poteva apparire (un po’ come lo pensiamo per Baudelaire nell’Ottocento), forse allora si dirà: Gottfried Benn. Nessuno ha avuto la sua spregiudicatezza insolente, la sua malinconia letargica, la sua insofferenza per la dignità sociale, infine il suo orecchio assoluto per la forma: «Lo stile è superiore alla verità, porta in sé la prova dell’esistenza». Nessuno come lui ha saputo vivere nella perenne dissociazione di tutto da tutto (lo chiamava «sopportare la contiguità orizzontale delle cose») senza cadere nel panico, ma continuando ad accostare sillabe, come se da quel lavoro di soffiatore di vetro dipendesse la sussistenza di ciò che è. Come sembrano timidi, e anche benpensanti, certi eroi del modernismo – che siano D.H. Lawrence, «erotico all’aroma di pino», o anche Joyce –, dinanzi al vecchio Benn, il Tolemaico, rintanato fra le macerie di Berlino nel suo laboratorio di parrucchiere per signora, che elucubra in solitudine... Pietra, verso, flauto è una sequenza di passi in prosa che Jürgen P. Wallmann ha tradotto da tutti gli scritti di Benn, saggistici, narrativi, epistolari. Forma quanto mai congeniale all’opera di Benn, che si presenta sin dall’inizio come una successione di schegge («Chi non vede più connessioni, più alcuna traccia di un sistema, può ancora procedere solo per episodi»). DAL TESTO – “Tutti i grandi uomini della razza bianca avevano sentito da secoli un unico compito interiore, quello di dissimulare il loro nichilismo. Un nichilismo che si era nutrito alle sfere più diverse: a quella religiosa in Dürer, a quella morale in Tolstoj, a quella conoscitiva in Kant, a tutto l'umano in Goethe, al sociale in Balzac. Ma era l'elemento di fondo di tutti i loro lavori. Con infinita prudenza viene continuamente dissimulato, tutti gli si avvicinano con domande di natura equivoca, con giri di frase di tipo quanto mai cauto e ambiguo, ad ogni pagina, in ogni capitolo, in ogni figura. Neanche per un momento sono in dubbio circa l'essenza della loro interiore sostanza creativa. È l'abissale, il vuoto, il freddo, l'inumano. Quello che più a lungo si è mostrato ingenuo è Nietzsche. Ancora nello Zarathustra quale ricco slancio formativo! Soltanto nell'ultimo stadio dell'Ecce homo e dei frammenti lirici gli dà via libera nella propria coscienza: «Tu avresti dovuto cantare, oh, anima mia» -: non già: credere, allevare, pensare in termini storico-pedagogici, non essere così positivo -: e allora viene il crollo. Cantare - cioè formare frasi, trovare espressione, essere artista, compiere freddo lavoro solitario, non rivolgerti a nessuno, non apostrofare una comunità; davanti a tutti gli abissi solamente sondare le pareti per cogliere la loro eco, il loro suono, la loro voce, le modulazioni del loro canto. Fu un epilogo decisivo. E dunque: «Artistik»!”. L’AUTORE – Gottfried Benn nacque a Mansfeld, in Germania, nel 1886, e studiò medicina. La sua prima raccolta di poesie (Morgue, 1912) viene ricondotta al movimento espressionista, per i toni aggressivi e polemici nei confronti della civiltà contemporanea. Partecipò come medico alla Prima guerra mondiale, un'esperienza che ispirò alcune delle sue poesie successive. Quando, nel 1933, Hitler prese il potere, Benn aderì inizialmente al Nazionalsocialismo, poi se ne distaccò progressivamente, tanto che i suoi libri vennero messi al bando. Lo scrittore cercò allora di distaccarsi dalla vita civile entrando di nuovo nell'esercito, rimanendo in servizio fino alla fine della seconda guerra mondiale. Dopo la guerra per alcuni anni gli fu impedito di pubblicare, a causa della sua adesione al nazismo. Nel 1948 comparve però la raccolta Poesie statiche, a cui seguirono Frammenti (1951), Distillazioni (1951) e Aprèslude (1955). Morì a Berlino nel 1956. Tra i temi trattati nella sua opera, prevale quello della scissione dell'individuo tra gli impulsi primitivi dell'inconscio e la razionalità che tenta di comprenderli e contenerli in una forma ordinata. INDICE DELL’OPERA - Pietra, verso, flauto - La parola è il fallo dello spirito - Soffia il mondo come vetro - La fama non ha ali bianche - Nichilismo, una realtà interiore - C'è solo la forma e il pensiero - Zôon politikón, un abbaglio greco, un'idea balcanica - Non ce la faccio più - Da Lutero a Löns - Meglio una buona regìa che la fedeltà - Questo Dio che non si disvela - Vita vuol dire vita provocata - Il prossimo, l'uomo medio, quello di formato ridotto - Nota all'edizione - Appendice all'edizione italiana
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