Lo smalto sul nulla Stampa E-mail

Gottfried Benn

Lo smalto sul nulla

Adelphi Edizioni, pagg.405, € 23,00

 

benn_smalto  IL LIBRO – Gottfried Benn (l’«imperdonabile Benn», come lo chiamò Cristina Campo) fu poeta e sifilopatologo. Come poeta: uno dei creatori dell’espressionismo e autore di alcune fra le liriche perfette del Novecento. Come medico: continuò a praticare oscuramente, fino all’ultimo, nella Berlino del dopoguerra. Ma Benn fu anche l’autore di alcuni saggi (qui presentati in un’ampia scelta) letteralmente senza pari, per la mobilità nervosa, fosforeggiante dello stile, per il continuo germinare delle immagini, come anche per il taglio imprevedibile degli argomenti. Non si ha idea di che cosa possa essere la prosa moderna (ma che cosa è moderno? «Purtroppo io non ho la minima idea di che cosa sia moderno» scrisse una volta Benn, beffardamente) se non si è lasciata risuonare in noi questa prosa, con i suoi scarti micidiali e repentini, gli accostamenti allucinatori, l’uso sovrano e predatorio di testi preesistenti. Di che cosa parla Benn? Di ere geologiche e di Goethe (qui si leggerà la più bella rivendicazione di Goethe come scienziato), di nichilismo (come esperienza sottintesa di tutto l’Occidente) e di stile («Lo stile è superiore alla verità, porta in sé la prova dell’esistenza»), di teorie scientifiche e del mondo dorico, del cervello e delle tare, di poesia (naturalmente) e di climi storici. In breve: parla di tutto. E nulla lascia intatto di ciò che di accomodante e stantio si perpetua nel pensare. Ma ogni volta il tratto che noteremo per primo è il «sacrilego azzurro» della sua prosa, un colore, un timbro che solo qui riusciremo a trovare e che ci dà una scossa di segreta euforia.

  DAL TESTO – “Mondo dorico: sono i pasti in comune, per essere sempre pronti, quindici uomini, e ciascuno porta una cosa in sé: farina d'orzo, formaggio, fichi, selvaggina e niente vino. L’educazione tende a un solo fine: battaglie e sottomissione. I ragazzi dormono nudi su giunchi che devono strappare senza coltello dall'Eurota, mangiano poco e in fretta; se vogliono aggiungere qualche cosa allo scarso cibo, debbono rubarla alle case e alle fattorie, ché i soldati vivono di saccheggio. La terra suddivisa in novemila parti, beni ereditari, ma non proprietà privata, invendibili, tutte della stessa grandezza. Niente denaro, solo monete di ferro il cui valore era così modesto, nonostante il peso e la massa ingenti, che già una somma di dieci mine (seicento marchi) richiedeva, per conservarla in casa, una camera a sé e, per trasportarla, un carro a due cavalli. Tutti gli altri Stati intorno avevano monete d'argento e d'oro. E anche questo ferro veniva per di più reso inutilizzabile: immerso rovente nell'aceto e in tal modo privato della sua durezza. Per novecento anni regnò la stirpe regale, per altrettanto tempo si conservarono le stesse ricette per i cuochi e per i fornai. Proibizione di viaggi all'estero, divieto di entrata per gli stranieri, rispetto per i vegliardi. L'esercito, nel periodo della monarchia, era costituito di sola fanteria d'urto: opliti, pedoni di linea con armatura pesante e muniti di lancia.
  “Novemila spartani dominavano sulla forza dieci volte più numerosa degli aborigeni, più tardi anche sui sempre ribelli Messeni. Sotto pena di morte uno spartano doveva saper tener testa a dieci iloti. L’insieme risultava un accampamento, un esercito mobilissimo; gli scudi che urtavano l'uno contro l'altro e gli elmi che risuonavano delle pietre lanciate con le fionde, questa era la loro musica  di marcia. Mai veniva indicato il numero dei caduti, neanche dopo le vittorie. Guai a quelli che avevano «tremato»! Aristodemo, che «aveva tremato», l'unico sopravvissuto alla battaglia delle Termopili, compì poi a Platea i più grandi atti di valore, cadde ma continuò a essere disprezzato perché aveva cercato la morte «per motivi particolari».
  “Dorico è ogni tipo di antifemminismo. Dorico è l'uomo che in casa chiude a chiave le provviste e proibisce alle donne di assistere alle gare: colei che oltrepassi l'Alfeo viene precipitata dalla rupe. Dorico è l'amore dei fanciulli, affinché l'eroe resti col maschio, l'amore delle campagne di guerra, coppie simili resistevano salde come un vallo e cadevano insieme. Era una mistica erotica: il cavaliere abbracciava il fanciullo come lo sposo la donna e gli trasmetteva la sua areté, gli infondeva la propria virtù. Dorico era anche il ratto dei fanciulli: il cavaliere rapisce il fanciullo alla famiglia, se questa gli si oppone è un disonore, ed egli si vendica sanguinosamente. Per un fanciullo d'altra parte è una vergogna non trovare un amante, questo vuol dire non essere chiamato a divenire un eroe. L'unione si compie in luogo sacro, una vittima viene offerta, il cavaliere gli fa dono di un'armatura e di una coppa, e fino al trentesimo anno lo ha in custodia, compie per lui gli atti legali: se il pupillo fa qualche cosa di disonorevole, viene punito il cavaliere, non il fanciullo.”

  L’AUTORE – Gottfried Benn nacque a Mansfeld, in Germania, nel 1886, e studiò medicina. La sua prima raccolta di poesie (Morgue, 1912) viene ricondotta al movimento espressionista, per i toni aggressivi e polemici nei confronti della civiltà contemporanea. Partecipò come medico alla Prima guerra mondiale, un'esperienza che ispirò alcune delle sue poesie successive. Quando, nel 1933, Hitler prese il potere, Benn aderì inizialmente al Nazionalsocialismo, poi se ne distaccò progressivamente, tanto che i suoi libri vennero messi al bando. Lo scrittore cercò allora di distaccarsi dalla vita civile entrando di nuovo nell'esercito, rimanendo in servizio fino alla fine della seconda guerra mondiale. Dopo la guerra per alcuni anni gli fu impedito di pubblicare, a causa della sua adesione al nazismo. Nel 1948 comparve però la raccolta Poesie statiche, a cui seguirono Frammenti (1951), Distillazioni (1951) e Aprèslude (1955). Morì a Berlino nel 1956. Tra i temi trattati nella sua opera, prevale quello della scissione dell'individuo tra gli impulsi primitivi dell'inconscio e la razionalità che tenta di comprenderli e contenerli in una forma ordinata.

  INDICE DELL’OPERA – L'Io moderno - Problematica della poesia - La costruzione della personalità - Il problema del genio - Irrazionalismo e medicina moderna - Goethe e le scienze naturali - Oltre il nichilismo - L'uomo tedesco – Espressionismo - Discorso per Stefan George - Mondo dorico - Sul tema storia - Vita artificiale – Pessimismo – Pallade - Nietzsche cinquant'anni dopo - Problemi della lirica - Discorso per Else Lasker-Schüler - Invecchiare: problema per artisti - Deve la poesia migliorare la vita? – Marginalia (Lirica – Posteri - Le epoche – Mondo dell'espressione - Ritorno dell'identico - Natura e arte - Il mondo storico – Cicli - Nichilistico o positivo? - Il mio nome è Monroe) - Curriculum di un saggista, di Luciano Zagari - Indice dei nomi