E io non pago! Stampa E-mail

Andrea Bizzocchi

E io non pago!
Perché l'Italia deve dire no al ricatto del debito pubblico

Edizioni Il Punto d’incontro, pagg.221, € 8,90

 

bizzocchi_e-io-non-pago  IL LIBRO – Perché il debito pubblico italiano è esploso negli ultimi trent’anni? Chi ha manovrato dietro le quinte per portare il nostro Paese alla situazione attuale? Quanto ancora dovremo sopportare prima di capire che veniamo rapinati quotidianamente dagli stessi personaggi che ci hanno cacciato in questa situazione?
  I poteri forti decidono l’andamento delle economie mondiali, determinano i destini delle popolazioni attraverso istituti sovranazionali che esulano da ogni principio democratico e ora mettono l’Italia sotto pressione per derubarla delle sue straordinarie ricchezze (finanziarie, industriali, immobiliari, naturali) e per controllarla come si fa con gli schiavi. Ma non hanno fatto tutto da soli... Hanno avuto al loro servizio una oligarchia finanziaria, industriale e politica, che da un lato ha tradito il proprio Paese e dall’altro promuove quotidianamente un unico governo, un’unica moneta, un unico esercito mondiali. Il tutto alle nostre spalle e sulla nostra pelle.
  La spoliazione della sovranità monetaria di una nazione, l’introduzione sottaciuta di modifiche alla sua costituzione e lo strumento del debito sono i passaggi obbligati per mettere in atto strategie di controllo e sottomissione. I recenti casi di Islanda, Ecuador e altri ancora testimoniano che liberarsi dal debito è possibile e che l’Italia può aspirare a sottrarsi al ricatto internazionale. Ricusazione o rinegoziazione del debito, recupero della sovranità monetaria, sviluppo di economie sostenibili e supportate da monete locali sono le strade da percorrere per tornare a essere liberi cittadini e ridare al tempo stesso un futuro al nostro Paese.

  DAL TESTO – “Nel dicembre 2011, Monsignor Draghi accorda un prestito alle banche per una somma complessiva di 500 miliardi di euro e li presta a un tasso dell'1%. Cosa ci fanno le banche con quei soldi che pagano l'1%? Li prestano alle imprese che sono in crisi? Vorrete scherzare. Li danno alle famiglie? Ma va là. Se le imprese non sono competitive non è mica colpa delle banche. Se le famiglie non gestiscono oculatamente l'economia domestica non è mica colpa delle banche. Insomma, se imprese e famiglie non sanno gestirsi (invece le banche sì. Si gestiscono così bene che poi devono intervenire gli Stati per salvarle) peggio per loro. Allora, dicevamo: che ci fanno le banche con quei soldi che pagano l'1%? Ci acquistano titoli di Stato, che rendono intorno al 5-6%. Stessa cosa succede due mesi dopo, nel febbraio 2012, quando la BCE fa uno sforzo ancor più grande e "caccia fuori" addirittura 530 miliardi di euro. Di nuovo: le banche li prestano alle imprese? Alle famiglie attanagliate dalla crisi? Proprio no; titoli di Stato, piuttosto, visto che offrono rendimenti ben più alti.
  “A onor del vero, dalla prospettiva delle banche, la cosa è anche ovvia, perché se oggi come oggi l'economia reale conta per circa 1/15 rispetto a quella finanziaria, perché mai una banca dovrebbe prestare soldi a imprese e famiglie che a livello sistemico non saranno in grado di ripagare il proprio debito? Ma noi che non abbiamo studiato e che di economia non capiamo nulla, ci facciamo delle domande semplici (alle quali però nessuno risponde): perché si pretende che il debito sia pagato dall'economia reale (cioè dal lavoro dei cittadini)? A che serve un denaro finanziario che a livello globale è 15 volte superiore a quello dell'economia reale? Magari a dare potere a chi lo manovra?
  “L’operazione “truffà” viene dunque riassunta nei termini che seguono: lo Stato ha un debito in aumento esponenziale e comunque non estinguibile e tassa cittadini e imprese (con ciò aggravando la recessione in corso), taglia i servizi pubblici ecc. Lo Stato però per finanziarsi deve emettere nuovi titoli di Stato (titoli di debito pubblico). A questo punto l'Europa presta soldi a tassi molto agevolati alle banche (private). E le banche a questo punto chiudono il cerchio acquistando i titoli di Stato che offrono interessi al 5-6% (nel caso dell'Italia), interessi cioè nettamente superiori a quel misero 1% a cui loro li hanno presi a prestito. Alla fine della fiera i soldi che servono a impoverire lo Stato (i cittadini) sono gli stessi che servono ad arricchire le banche.”

  L’AUTORE – Conferenziere, autore e ricercatore, Andrea Bizzocchi ha scritto di energia, ecologia, stili di vita sostenibili, decrescita, crisi, viaggi e soprattutto di libertà. Il suo metodo di lavoro è una ricerca indipendente svolta evitando rigorosamente qualunque canale di informazione ufficiale. Ove possibile, predilige l’esperienza diretta e la ricerca empirica. È autore di: Piccole riflessioni di un criceto in gabbia (magma Edizioni, 2004), Ritorno al passato – La fine dell’era del petrolio e il futuro che ci attende (Edizioni della decrescita felice, 2009), Pura Vida e altri racconti raminghi (Terra Nuova Edizioni, 2010), Non prendeteci per il Pil – Lavorare meno, vivere meglio e ritrovare la libertà perduta (Terra Nuova Edizioni, 2012) e del libro ecologista per bambini e genitori Lettera da Babbo Natale. Per una festa più naturale (Macro Junior, 2011). Partecipa e conferenze e seminari in tutta Italia ed è molto attivo sul web. Vive con poco e in maniera nomadica tra Italia, Stati Uniti e Centroamerica.

   INDICE DELL’OPERA – Premessa. Da tenere sempre a mente - Introduzione - Capitolo uno (Che cos'è il debito pubblico - Capire il debito pubblico – Il "divorzio" (tra il Tesoro e la Banca d'Italia) - Come si è formato il debito pubblico italiano - La lettera del 5 agosto 2011 - Senza vergogna – Il Fiscal compact – Il MES - Il pareggio di bilancio - Operazione "truffa") - Capitolo due (L’isola dei naufraghi - Riflessione sul racconto "l'isola dei naufraghi" – Bankenstein) - Capitolo tre (Non pagare il debito? - Emettere denaro senza indebitamento - Uscire dall'euro e non pagare il debito) - Capitolo quattro (La dottrina giuridica del debito odioso - L'Iraq e la riscoperta del debito odioso - Casi di applicazione del debito odioso - L'Italia e la ricusazione del debito pubblico) - Capitolo cinque (Il caso dell'Argentina - Il caso dell'Ecuador - Il colloquio tra Correa e Papandreou - Islanda: la rivoluzione silenziosa - L'istruttiva lezione da trarre dalla ribellione dei tre paesi) - Capitolo sei (Le teorie monetarie di Ezra Pound - Giacinto Auriti: il valore indotto e la proprietà popolare del denaro - La sentenza del Tribunale di Roma contro il professor Auriti - L'esperimento monetario del SIMEC a Guardiagrele - Intervista al professor Giacinto Auriti) - Capitolo sette (Monete locali - Le "Ithaca Hours" - Il Chiemgauer - Il wir svizzero - Il "Credito" di Damanhur) - Capitolo otto (Un miracolo negli USA: la quasi sconosciuta - Banca del Nord Dakota - Il recupero della sovranità monetaria - Economie locali e sostenibili) - Capitolo nove (Decondizionarsi, convincersi e ripartire) - Nota sull'autore