Per un'abbondanza frugale Stampa E-mail

Serge Latouche

Per un'abbondanza frugale
Malintesi e controversie sulla decrescita

Bollati Boringhieri, pagg.150, Euro 15,00

 

latouche_abbondanza  IL LIBRO – Che cos’è mai l’abbondanza frugale, oltre a un ossimoro che lega provocatoriamente due opposti, a un’ennesima parola d’ordine suggestiva e impraticabile? Se qualcuno replicasse così alla prospettiva di una convivenza capace di sobrietà non punitiva, verrebbe preso sul serio da Serge Latouche, e contraddetto con ottime ragioni. Agli argomenti di chi dissente da lui e dagli altri, sempre più numerosi, «obiettori di crescita», il maggior teorico della decrescita dedica questo libro, ormai necessario dopo anni di malintesi, resistenze, travisamenti strumentali, accese controversie. Gli sviluppisti incrollabili, o gli scettici poco inclini a dar credito alle logiche antieconomiche, troveranno qui il repertorio delle loro tesi e delle loro perplessità, smontate una a una. Sarà difficile continuare a sostenere con qualche fondatezza che la decrescita è retrograda, utopica, tecnofoba, patriarcale, pauperista. La crisi devastante che stiamo vivendo la indica invece come l’uscita laterale dalla falsa alternativa tra austerità e rilancio scriteriato dei consumi. Un’abbondanza virtuosa, ci avverte Latouche, è forse l’unica compatibile con una società davvero solidale.

  DAL TESTO – “Non siamo diventati degli atei della crescita, degli agnostici del progresso, degli scettici della religione dell'economia, per convertirci in adoratori della dea Natura (che si chiami anche Pachamama) e trasformarci in grandi sacerdoti del vangelo dell'abbondanza frugale. Concordiamo senz' altro sul fatto che bisogna rincantare il mondo, che bisogna aggiungere degli ingredienti di natura spirituale alle sottigliezze filosofiche e scientifiche, ma ci sembra che la poesia, l'estetica e l'utopia concreta possano essere sufficienti per farci sognare. Nella pratica vissuta di ciascuna collettività, l'impegno in scelte fatte necessariamente con incertezza metterà in movimento le convinzioni e la fede di ciascuno, senza che si debba «truccare» la discussione con un dogma imposto fin dall'inizio. L'utopia, come noi la intendiamo, non è il mito. Il mito è una proiezione fuori dal reale che permette a professionisti della manipolazione di sviare le legittime aspirazioni di adepti allucinati. L'utopia concreta è la costruzione di un futuro ideale ma comunque possibile. Secondo Daniel Payot «il pensiero, per il fatto di volere il "possibile" (per il suo desiderio di utopia) è in grado di rapportarsi al mondo in modo tale che con, in o sotto l'immediatamente reale, senza allontanarsi dalla sua presenza immanente, può "vedere" il contenuto e il concreto, ovverosia nient'altro che la realtà del mondo, ma una realtà percepita sotto una luce diversa, che comunica un senso inedito, che dà luogo a nuove aperture». La scommessa della decrescita è anche una scommessa sulla maturità dei nostri contemporanei, sulla loro capacità di scoprire che c'è un altro mondo dentro quello in cui viviamo: è una scommessa arrischiata ma necessaria, e che vale la pena di essere accettata.”

  L’AUTORE – Serge Latouche, professore emerito di Scienze economiche all’Università di Paris-Sud, ha pubblicato presso Bollati Boringhieri L’occidentalizzazione del mondo. Saggio sul significato, la portata e i limiti dell’uniformazione planetaria (1992), Il pianeta dei naufraghi. Saggio sul doposviluppo (1993), La Megamacchina. Ragione tecnoscientifica, ragione economica e mito del progresso. Saggi in memoria di Jacques Ellul (1995), L’altra Africa. Tra dono e mercato (1997), La sfida di Minerva. Razionalità occidentale e ragione mediterranea (2000), Giustizia senza limiti. La sfida dell’etica in una economia globalizzata (2003), Come sopravvivere allo sviluppo. Dalla decolonizzazione dell’immaginario economico alla costruzione di una società alternativa (2005), Breve trattato sulla decrescita serena (2008), Sortilegi. Racconti africani (con Enzo Barnabà, 2008), L’invenzione dell’economia (2010) e Come si esce dalla società dei consumi. Corsi e percorsi della decrescita (2011).

  INDICE DELL’OPERA - Prefazione - Per un'abbondanza frugale - Introduzione. Verso una società di abbondanza frugale (Né crescita né austerità - La decrescita come può risolvere i problemi immediati dei nostri Stati? - La decrescita: malintesi e controversie) - I. I malintesi (Confusione, volontaria o involontaria, tra crescita negativa e progetto della decrescita - La decrescita è lo stato stazionario e/o la crescita zero - ATTAC, i Verdi, la decelerazione e la crescita selettiva - La decrescita sarebbe contro la scienza, e dunque tecnofoba - La decrescita è il ritorno alla candela - La decrescita e i Lumi - La decrescita significa il ritorno a un ordine patriarcale comunitario - Decrescita uguale disoccupazione - La decrescita è incompatibile con la democrazia - La decrescita è compatibile con il capitalismo? - Sulla transizione - La decrescita è di destra o di sinistra? - Sull'antiproduttivismo di destra) - 2. Le controversie (La decrescita ha un fondamento scientifico erroneo - La crescita rimane sempre possibile, se sostenuta dalla produzione immateriale - La crescita del valore mercantile è compatibile con una riduzione del contenuto materiale - La decrescita implica una drastica riduzione della popolazione - Neomalthusianesimo e nuovi paesi industriali - Il dibattito scientifico - Come ci nutriremo? - La crescita è necessaria per eliminare la povertà al Nord - Come risolvere con la decrescita il problema della miseria nei paesi del Sud? - E i nuovi paesi industrializzati, la Cina, il Brasile, l'India? - Quale «soggetto» sarà portatore e realizzatore del progetto? - Il cambiamento avverrà dall' alto o dal basso?) – Conclusione – Bibliografia - Indice dei nomi