L'Atlantikwall come paesaggio di archeologia militare Stampa E-mail

a cura di Bassanelli M.; Postiglione G.

L'Atlantikwall come paesaggio di archeologia militare
Ediz. italiana e inglese

LetteraVentidue Edizioni, pagg.208, Euro 19,90

 

aavv_atlantikwall  IL LIBRO – Come tante altre testimonianze di guerra che irrompono nelle nostre città e nel nostro paesaggio, emergendo come ospiti sgraditi, i bunker e le fortificazioni della seconda guerra mondiale - la più grande delle quali è l'Atlantikwall - mostrano una incapacità e una non volontà di essere assorbiti o cancellati. Sono brandelli di un passato che sembra incapace di trovare una propria posizione emotiva funzionale e spaziale a causa di una memoria mai elaborata e troppo spesso rimossa. I segni dei conflitti, dunque, rappresentano dorsali che dividevano e che invece potrebbero unificare l'Europa, tracce di ciò che oggi viene definito "Il paesaggio archeologico dei conflitti". Questo libro presenta un ricco ed esclusivo apparato iconografico e una selezione di saggi che per la prima volta offrono un nuovo sguardo critico e interpretativo sull'Atlantikwall, proponendolo come uno dei principali paesaggi archeologici militari dell'Europa occidentale.

  DAL TESTO – “L'Atlantikwall è una delle ultime maggiori linee di difesa di questo secolo. Esso è stato costruito dalle forze d'occupazione tedesca tra il 1941 e il 1944 lungo la costa di Francia, Belgio, Olanda, Germania, Norvegia, e Danimarca. Gli obbiettivi che si prefiggeva la sua costruzione erano principalmente due: concepito all'inizio, dopo la conquista della Francia come bastione d'attacco verso l'Inghilterra nel quadro dell'operazione Seelöwe, diviene in seguito uno strumento di difesa che avrebbe dovuto rallentare l'avanzata degli Alleati in caso di sbarco sulle coste. Durante questo periodo, furono costruiti più di 15.000 bunker in cemento armato - un numero impressionante per quantità, costi, con la collaborazione delle principali imprese di costruzioni europee, appaltatrici dell'Organizzazione Todt, ed una parte limitata di manodopera coatta.
  “Il 23 marzo del 1942, in una direttiva di guerra, la numero 401, Adolf Hitler definisce i principi che determineranno la fisionomia di quello che sarà chiamato Atlantikwall. Il baricentro del sistema, i "territori fortificati", in altre parole quei luoghi "potenzialmente in grado di costituire i luoghi principali dello sbarco nemico", sono i principali porti lungo la costa dell'Atlantico. Dal sud della Francia sino ai confini norvegesi, il fronte Atlantico è sotto l'occupazione militare della Germania nazista, ed è diviso in settori secondo una logica militare che non sempre coincide con le vecchie divisioni dei paesi occupati. Ad un primo livello della gerarchia, le grandi batterie costiere e i punti di sostegno sono complessi fortificati che includono "tutte le installazioni più importanti sia su piano militare sia su quello dell'economia della guerra".”

  GLI AUTORI – Michela Bassanelli è architetto, dottorando in Architettura degli interni e Allestimento presso il Dipartimento di Progettazione Architettonica (DPA) del Politecnico di Milano. Luca Basso Peressut è professore ordinario in Architettura degli Interni presso il Politecnico di Milano. Claudia Brunelli nel dicembre 2008 ha progettato e realizzato presso il Politecnico di Milano  una mostra sui bunker della seconda guerra mondiale sulla costa Atlantica dell'Europa, sponsorizzata dal DPA Politecnico di Milano, in collaborazione con Europa Nostra. Gilly Carr è docente di Archeologia presso l'Università di Cambridge e a Fellow presso il St. Catharine's College. Elizabeth Diller e Ricardo Scofidio insegnano architettura rispettivamente alla Princeton University e presso la Cooper Union. Guido Guidi è considerato il fotografo italiano che più d'ogni altro, a partire dalla fine degli anni Sessanta, ha esplorato i confini e i margini del paesaggio contemporaneo evitando ogni romanticismo nostalgico e ogni forma di spettacolarizzazione. Giulio Padovani, ricercatore indipendente, vive e lavora a Parigi, dove svolge attività di progettazione, nell'ambito del recupero di architetture industriali dismesse, allestimenti museali, del progetto di alloggi ed edifici d'attività. Margherita Parati dal 2006 collabora con giovani artisti e gallerie d'arte contemporanea, in particolare per la Fondazione Prada di Milano, per la realizzazione di installazioni e mostre, tra cui le personali di Nathalie Djurberg e Tobias Rehberger. Niko Rollmann è il direttore della "Robert-Tillmanns-Haus" di Berlino e lavora come scrittore/storico free-lance. Gennaro Postiglione è Professore Associato in Architettura degli Interni e Allestimento presso il Politecnico di Milano. Rose Tzalmona è laureata in architettura presso l'Università di Waterloo in Canada, e lavora nei Paesi Bassi dal 1999.

  INDICE DELL’OPERA - Parte 1. Musei, patrimonio militare e paesaggio - La Museografia per il Paesaggio Archeologico dei Conflitti, di Michela Bassanelli - L'Atlantikwall: perché un museo su base europea, di Luca Basso Peressut - Turismo e guerra, di Elisabeth Diller e Ricardo Scofidio – Parte 2. L’Atlantikwall: descrizione - Lungo l'Atlantikwall, di Guido Guidi - L'Atlantikwall: una breve descrizione, di Giulio Padovani - L'Atlantikwall: mappe, tipologie, disegni, propaganda, fotografie – Parte 3. L'Atlantikwall: significati e valori - I bunker dell'Atlantikwall e/come architettura moderna, di Gennaro Postiglione - Verso una memoria collettiva: l'Atlantikwall come paesaggio culturale, di Rose Tzalmona - L'eredità desiderabile. Trattare dell'Atlantikwall, di Niko Rollmann – Parte 4. L'Atlantikwall: fruizione e interpretazione - Turismo "dark" e bunker come memoriali? Un caso studio dalle Channel Islands, di Gilly Carr - Memorie vibranti, di Claudia Brunelli e Margherita Parati – Autori