Il capitalismo. Verso l'ideale cinese Stampa E-mail

Geminello Alvi

Il capitalismo
Verso l'ideale cinese

Marsilio Editori, pagg.335, Euro 21,00

 

alvi_capitalismo  IL LIBRO – Risultato del compromesso tra la prepotenza statale, la mania di spesa dei governanti e la vanità che spinge a consumare beni inutili, il capitalismo si manifesta oggi nel suo esito cinese e omologante. Con l'autonomia di giudizio e la libertà d'intelletto che lo contraddistinguono, Geminello Alvi si cimenta nell'impresa di una nuova definizione del capitalismo. Capitolo conclusivo della trilogia iniziata con Le seduzioni economiche di Faust e Il Secolo Americano, il libro prende le mosse dalla crisi del 2008 e dall'ambigua posizione dell'economia cinese per tracciare le vicende delle varie spiegazioni e restituzioni del capitalismo, gli errori e gli abbagli, e giungere a una descrizione opposta a quella marxista. Dopo averci mostrato perché il Novecento è stato «il secolo americano» e averne messo a nudo i tratti della storia segreta, Alvi ci guida attraverso la lettura di un percorso storico che sembra, inevitabilmente, condurci verso «l'ideale cinese». E spiega perché il dono debba tornare a essere elemento centrale della vita economica.

  DAL TESTO – “Una fila di burocrati comunisti con capelli tinti e permanente, in posa per la foto ricordo del consesso per il dialogo tra Cina e Stati Uniti. Visi gonfi, pasciuti nell'abitudine di incartamenti fotocopiati e affari obliqui, compressi nei colletti delle camicie, strozzati da cravatte dozzinali come i loro vestiti. Ridevano in sforzo da depressi, coi visi orientali che agli occidentali paiono enigmatici, ma solo perché insicuri. Eppure si ostentavano a loro agio, come può chi sa soltanto cos'è la vergogna ma non il peccato. A dargli la sicurezza precaria, che erano sorpresi però di vedere durare nell'anima, era l'euforica delegazione americana, reduce, ma ancora non salva, da inusitata catastrofe. Il sorriso continuo di Paulson, il segretario al Tesoro, tradiva le notti insonni: il sistema sanguigno del capitalismo non circolava più, si era fermato. E il panico dei banchieri inatteso si sfogava in bugie infantili, negando le voragini aperte nei loro bilanci, ma chiedendo di nazionalizzare assicurazioni e banche. Il viso calvo era quello sempre ottimista dei mercanti di schiavi e pirati da cui si originò l'accumulazione primitiva degli inglesi nei mari occidentali. Malgrado il prognatismo mascellare che rende quei popoli così fotogenici, indi rassicuranti, si vedeva: aveva smarrito il labile confine tra pianto e riso. In scintillio di permanenti, gli altri cinesi chiudevano gli occhi per sorridere alla foto, dietro quadro immenso di montagne lunari evanescenti.”
  “Lo scempio venale del lavoro, della natura e del capitale in Cina procede in forma di dovere impersonale imposto dal comunismo. Il che fa patire gli anticapitalisti; solerti a replicare che quello cinese sarebbe capitalismo di stato o socialismo degenerato. Ma mettersi a dissertare sulla molto tenue diversità delle due sentenze ha solo ormai il pregio del ricordo. Rimanderebbe forse i lettori coetanei dello scrivente ai dissidi in ebbrezza, ma stupidi, della giovinezza. Però non servirebbe a sciogliere il groviglio. Chi voglia capire la Cina deve ammettere invece l'accordo inquietante del capitalismo con le sue abnormità dispotiche, che sono poi le forme del suo dispotismo orientale. E quindi notare che dal 2005 la Cina sta investendo il 50% del suo Pnl, livello mai raggiunto negli altri capitalismi orientali: l'impresa e i consumi privati risultano compressi dalla logica dei grandi investimenti infrastrutturali. Riviviamo insomma qualcosa di arcaico, che credevamo precedente al capitalismo: la provvidenza di un dispotismo orientale, perso in costruzione di grattacieli e treni. Ma che non investe in educazione nelle aree rurali e, anzi, vi preleva con le tasse quanto non è riuscito a estorcere al capitalismo occidentale. La produttività, secondo alcuni dati, rallenta alla fine degli anni novanta; secondo altri autorevoli studi addirittura si azzera.”

  L’AUTORE – Geminello Alvi (Ancona 1955) ha lavorato alla Banca dei Regolamenti Internazionali di Basilea, è stato assistente di Paolo Baffi, direttore della rivista «Surplus» per il Gruppo Espresso, editorialista de «il Giornale», «la Repubblica», il «Corriere della Sera», consulente di varie società e istituzioni, nonché membro del Consiglio degli Esperti del Ministero dell'Economia. Attualmente è consigliere del cnel e collabora con agi e con la Fondazione eni Enrico Mattei. È autore di numerosi volumi tra cui: Le seduzioni economiche di Faust (Adelphi 1989), Il Secolo Americano (Adelphi 1993, 1996), Vite fuori dal mondo (Adelphi 2001), Ai padri perdono. Diario di viaggio (Mondadori 2003), L'anima e l'economia (Mondadori 2005), Una Repubblica fondata sulle rendite (Mondadori 2006), La vanità della spada. Vita e ardimenti dei fratelli Nadi (Mondadori 2008). Per Marsilio ha scritto la prefazione al libro denuncia di Bernardo Caprotti, Falce e carrello (2007).

  INDICE DELL’OPERA - Premessa. Cina e capitalismo - Verso l’ideale cinese - 1. Pil e capitalismo - 2. «Verso l'ideale cinese» - 3. L'anticapitalismo - Il capitalismo - 4. Per una definizione - 5. Il lusso e la guerra - 6. Stati alterati – Dell’estremo Occidente - 7. La filosofia in America - 8. Nel ragno di internet - 9. L'aritmetica cinese - 10. Dell'estremo Occidente - Il capitale - 11. Il capitale - 12. Il capitale fittizio - 13. Stato e capitale - Dopo il secolo americano - 14. La commedia dell'euro - 15. Babilonia e il Drago - 16. L'economia - Conclusione. Il logos e l'Europa - Note al testo - Indice dei nomi