Se l'Africa ci dice addio (Imperi n.10/2007) Stampa E-mail

Se l’Africa ci dice addio (Imperi n.10/2007)

Nuove Idee, pagg.200, Euro 22,90

 

imperismalltop.jpg   Il decimo numero Imperi, quadrimestrale di Geopolitica e globalizzazione, offre al direttore, Aldo Di Lello, l’occasione per fare un bilancio e per delineare gli obiettivi futuri della rivista.

  “Quella di “Imperi” - scrive Di Lello – tenderà sempre più a essere una battaglia trasversale, al di là della destra e della sinistra, al di là, soprattutto, dei simulacri del Novecento che ostacolano la crescita dell’Italia. […] Noi di “Imperi” pensiamo che sia ancora possibile bonificare questa immensa palude che si è impadronita dello spirito italiano. I nostri naturali interlocutori appartengono al “popolo del sì”. Un popolo che è ancora minoritario, ma che è potenzialmente trainante. Noi intendiamo fornire il nostro contributo affinché questo popolo cresca. E cresca in fretta”. 

  Il dossier di questo decimo numero è dedicato all’Africa. Vengono esaminati i problemi del Continente nero senza terzomondismi pelosi e senza la spocchia dell’occidentalismo d’annata, ma con una preoccupazione: osservare il radicalismo islamico e l’egemonismo cinese che avanzano da direzioni opposte, convergenti nel punto che separa l’Europa dall’Africa.

  Cercando l’Africa vera è il titolo dell’articolo curato da Marco Cochi. L’Africa odierna – vi si legge – ha “bisogno di partner nello sviluppo e nel commercio, non di sfruttatori e nemmeno di neocolonizzatori mascherati da benefattori, come alcuni analisti azzardano a definire i cinesi, che, nel tentativo di accaparrarsi risorse, fin dal 1996 […] stanno rivolgendo la loro attenzione al continente nero. Senza dubbio, l’Africa, da parte sua, trae beneficio dall’impennata dei prezzi di molte materie prime (petrolio, oro, platino, minerali di ferro, alluminio, rame, bauxite) provocata dalla sfrenata industrializzazione cinese che ha trasformato queste risorse in una vera e propria manna per i governi che le possiedono. […] Tuttavia, nonostante l’indubbia quantità di denaro cinese riversata nelle casse dei paesi africani, i dubbi sul reale utilizzo di questi fondi sono tanti”.

  Giovanni Armillotta, dal canto suo, stigmatizza il ‘buonismo’ dell’Occidente, la cui “generosità” ha favorito soltanto classi dirigenti corrotte, facendo da paravento ai traffici delle multinazionali.

  Antonio Pannullo, nell’articolo “Neocolonialismo alla cinese”, affronta il tema dell’inesorabile penetrazione economica e geopolitica di Pechino nel Continente africano. Secondo l’Autore, dopo aver “gettato i socialismi dietro le spalle, Pechino si avvia a far diventare l’Africa una propria colonia, addirittura si sta pensando di abolire i dazi da e per i due Paesi e di realizzare un’unione economica più stretta di quanto già non sia”. In questo scenario, “è la vecchia Europa che ha perso il treno africano, dopo aver costruito, negli anni della colonizzazione praticamente tutte le strutture e infrastrutture di cui l’Africa dispone”.

  Della Mauritania si occupa invece Andrea Marcigliano, il quale osserva: “è indiscutibile che il fattore nuovo nella vita politica ed economica della Mauritania sia rappresentato dalla, recente, scoperta di vasti giacimenti petroliferi appena al largo delle sue coste. Giacimenti il cui sfruttamento è cominciato solo nel corso di quest’ultimo anno”.

  Alla situazione dello Zimbabwe è dedicato l’articolo di Marco Leofrigio. Vi si legge come l’ultima riforma agraria abbia costretto più di centomila lavoratori ad abbandonare la terra. E più di un milione di oppositori sono stati costretti a fuggire.

  Degna di nota è, infine, la parte intitolata L’utopia del giudice globale, con interventi di Alessandro Sansoni, Antonio Albanese, Giorgia Bartolomei, Eugenio Balsamo e Francesco Tortora. La rivista Imperi può essere richiesta all’Editrice Nuove Idee, viale delle Medaglie d’Oro, 73 – 00136 Roma. Tel. 06/45468600. Il prezzo di un fascicolo ammonta a 22,90 euro, mentre l’abbonamento (3 volumi) costa 66,80 euro.