Sergio Ramelli. Una storia che fa ancora paura |
Aa. Vv. Sergio Ramelli. Una storia che fa ancora paura Sperling & Kupfer Editori, pagg.256, Euro 12,00
IL LIBRO – 13 marzo 1975: un ragazzo di 18 anni viene aggredito sotto casa. Due persone lo colpiscono a morte a colpi di chiave inglese. Morirà dopo quarantasette giorni di agonia. Chi era la vittima e perché fu uccisa con tale violenza? Si chiamava Sergio Ramelli, aveva i capelli lunghi, ed era fascista. E chi erano i carnefici? Teppisti, killer professionisti, mafiosi? No, studenti, di pochi anni più vecchi di lui. Uccisero perché accecati dall'ira o dalla paura? No, colpirono in nome dell'odio politico. Quella era la Milano dell'epoca, quella era l'Italia degli anni Settanta. Ci vollero dieci anni per assicurare i colpevoli alla giustizia, con una sentenza che fece scalpore. Muovendosi tra atti processuali, articoli di giornale e testimonianze dirette, questo libro racconta una storia-simbolo del passato recente del nostro paese: un documento feroce e scomodo, importante per capire il clima di un'epoca e perché quella "guerra civile" ormai lontana ha lasciato una scia fino oggi.
DAL TESTO – “La prima edizione di “Ramelli, Una storia che fa ancora paura”, era uscita nel 1987 come un documento clandestino e di comunità, ed era invece destinata a suscitare uno dei più grandi successi di vendita fuori dai circuiti ufficiali che si ricordi in questo paese. Cinque edizioni, 16 mila copie vendute banchetto per banchetto, una lista di presentazioni e un viaggio in giro per l’Italia nel nome di Sergio che possono essere comparati solo alle tappe della tournè di qualche pop star, o a un viaggio elettorale. Invece, non si trattava né della prima né della seconda ipotesi. Gli autori che firmavano (e firmano) quel libro erano cinque, e perfettamente sconosciuti al grande pubblico, solo uno di loro, Guido Giraudo era un giornalista prfoessionista, ex vicedirettore del Candido negli anni settanta. Il libro se l’erano stampati praticamente da soli. E per di più, quando era uscito non ne aveva scritto nessuno: non una recensione, non un trafiletto, nemmeno una segnalazione sui giornali seri. Ma tutte queste cose messe insieme, per quanto interessanti, non basterebbero a giustificare una ristampa, se non ci fosse un elemento in più, e decisivo: l’inchiesta. Ecco, l’inchiesta, in Italia, nel panorama vaniloquente e un po’ gaglioffo della stampa italiana, è un genere estinto o inflazionato. Se lo ricordo, è perché questi “non professionisti” che nel 1987 si mettono a scavare sul Caso Ramelli in realtà danno una lezione che sarebbe utile a molti. Sono di destra, certo, e sono motivati da un desiderio di battaglia memoriale: ma si tratta di una battaglia civile, prima ancora che politica. E poi sono terribilmente rigorosi. Non si perdono in mille fronzoli, non inseguono la bella pagina, lavorano di olio di gomito e di archivio, setacciano le emeroteche, raccolgono le testimonianze. Sono di parte? Certo: ma hanno un metodo e una cifra scientifica: il loro lavoro è utile a chiunque voglia ripercorrere quel sentiero di storia italiana. Quando 16 anni dopo mi misi in testa di scrivere un libro che raccontasse le storie dei 21 ragazzi di destra radicale uccisi negli anni di piombo, l’unico su cui esistesse un lavoro di rigorosa ricostruzione documentaria era per l'appunto Ramelli. Ricordo che ad una presentazione del mio libro, un giornalista non certo sospetto di simpatie per la storia missina come Gad Lerner chiese a Giraudo: “Non è che ne avresti una copia da mandarmi?”. No, le aveva finite. Così è nata l’idea di questa ristampa. Perché la storia di Sergio ebbe il destino di trovarsi al crocevia di molte storie importanti, e continua a costituire una pietra miliare nella cronologia degli anni di piombo. Alcuni dei motivi sono già noti a chi ha già letto “Cuori neri”. Il primo: il delitto Ramelli celebrò come non era mai accaduto prima la spersonalizzazione della vittima. Ad uccidere Sergio non erano i suoi avversari politici diretti, ma un gruppo di studenti che apparteneva al servizio d’ordine di Avanguardia Operaia. Il più “sfigato” dei servizi d’ordine dei gurppi extraparlamentari milanesi, va aggiunto, quello che come ricordava lo stesso Lerner in un articolo del 1987 si era guadagnato il nomignolo malefico di “Brigata coniglio”. Ma divenne, come in quasi tutti i casi che avrei raccontato in Cuori neri, un “delitto iniziatico”. Dopo che avevi ucciso la prima volta, la deriva della storia ti faceva fare il salto dall’amministrazione più o meno controllata della violenza di piazza alla lotta armata. Il secondo motivo: il caso Ramelli, era diventato, al pari di tanti altri delitti di quel tempo, il romanzo di formazione di una frammento di classe dirigente, sia a destra che a sinistra. Tra gli avvocati del processo che si celebrerà a dodici anni di distanza troviamo su fronti avversi – tanto per fare tre nomi - un futuro deputato di An come Ignazio La Russa, un futuro deputato di Forza Italia come Gaetano Pecorella, e un futuro deputato di Rifondazione come Giuliano Pisapia. Terzo motivo: Ramelli era un anello nella catena del sangue, e diventava il prologo di altri delitti nella catena del sangue: senza questo delitto, probabilmente, Milano si sarebbe potuta risparmiare una settimana di guerriglia urbana, e due morti che sono direttamente o indirettamente collegati al delitto”. (Dalla prefazione di Luca Telese)
GLI AUTORI – Guido Giraudo, classe 1954, giornalista professionista, negli anni Settanta è stato vicedirettore del settimanale Candido, dirigente nazionale del FUAN e regionale del MSI. Oggi lavora come consulente di comunicazione per importanti aziende del settore. Andrea Arbizzoni, Giovanni Buttini, Francesco Grillo e Paolo Severgnini avevano rispettivamente 26, 19, 19 e 23 anni nel 1997, quando questo libro fu diffuso per la prima volta, in maniera semi-clandestina, quasi esclusivamente negli ambienti culturali e politici di destra. Questa nuova edizione, riveduta e ampliata, esce per la prima volta nel circuito librario nazionale.
INDICE DELL’OPERA – Prefazione. La foto, l'inchiesta e i capelli di Sergio (Luca Telese) – Introduzione, di Guido Giraudo) - 1. "Uccidere un fascista non è reato" - 2. Quella tragica primavera - 3. 1975-1985: in attesa di giustizia - 4. Dal processo alle condanne - 5. Fu guerra civile - 6. Nel suo nome |