Populismo globale |
![]() |
![]() |
Guido Caldiron Populismo globale. Culture di destra oltre lo stato-nazione Manifestolibri, pagg.191, Euro 18,00
DAL TESTO - "«Il complesso di idee di cui ci occuperemo (…), è stato definito “nazional-patriottico” in tedesco volkisch, vale a dire inerente al Volk. È questo uno di quegli sconcertanti vocaboli tedeschi, le cui connotazioni trascendono l’accezione specifica. Volk è una parola assai più pregnante che non “popolo”, dal momento che, per i pensatori tedeschi, fin dall’inizio del romanticismo germanico, sullo scorcio del XVIII secolo, Volk denotava un insieme di individui legati da una “essenza” trascendente, volta a volta definita “natura”, o “cosmo” o “mito”, ma in ogni caso tutt’uno con la più segreta natura dell’uomo e che costituiva la fonte della sua creatività, dei suoi sentimenti più profondi, della sua individualità, della sua comunione con gli altri membri del Volk». Con queste parole lo storico George L. Mosse, tra i maggiori studiosi dei fascismi di tutti i tempi, presentava nel 1964 la sua indagine su Le origini culturali del Terzo Reich (il Saggiatore, 1968). Lo stesso Mosse, che nato a Berlino si rifugiò negli Stati Uniti all’avvento del nazismo, aveva spiegato in L’uomo e le masse nelle ideologie nazionaliste (Laterza, 1982) come «il fascismo riuscì a creare consenso perché si appropriò di desideri e aspirazioni che avevano caratterizzato diversi movimenti politici e intellettuali del secolo precedente. Come una specie di organismo coprofago, il fascismo raccolse con il mestolo brandelli di romanticismo, di liberalismo, di nuova tecnologia e perfino di socialismo, per non parlare poi di una vasta varietà di altri movimenti che si trascinarono dal XIX al XX secolo. Ma su tutto ciò esso distese il manto di una comunità che si pensava condividesse un passato, un presente e un futuro di carattere nazionale: una comunità che non fosse imposta, bensì “naturale”, “genuina”, con una sua forza organica e una sua vita, paragonabile a quella della natura». Era la base di quella “nazionalizzazione delle masse”, il titolo dell’opera forse più nota dello storico, che definiva la costruzione stessa dell’impianto culturale e politico dei fascismi europei degli anni tra le due guerre mondiali: «I miti, che costituivano la base della nuova consapevolezza nazionale di un passato sia tedesco che classico – scriveva Mosse proprio ne La nazionalizzazione delle masse (il Mulino, 1975) – si ponevano al di fuori della corrente contemporanea della storia; avevano come obiettivo quello di unificare nuovamente il mondo e di restaurare, nella nazione ridotta in frantumi, un nuovo senso di comunione»."
L'AUTORE - Guido Caldiron è giornalista di “Liberazione” e studioso delle nuove destre. Per i nostri tipi ha pubblicato Gli squadristi del 2000, La destra plurale, Lessico postfascista, Banlieues e, nel 2009, La destra sociale da Salò a Tremonti.
INDICE DELL'OPERA - Introduzione - L’invenzione dell’Occidente - La rivoluzione americana - Il profeta virtuale - L’esercito di Dio - La globalizzazione del razzismo - Il ritorno dell’imperatore - Una destra normale |