L’impero invisibile |
Guido Caldiron L’impero invisibile. Destra e razzismo dalla schiavitù a Obama ManifestoLibri, pagg.176, Euro 20,00
IL LIBRO – Con l’elezione di Barack Obama, gli Stati Uniti sono entrati nella loro “era postrazziale”? Quel che è certo è che stando ai dati dell’ultimo censimento demografico nello spazio di un decennio, gli wasp, i bianchi di origine anglosassone e di fede protestante, che hanno diretto per quasi due secoli il paese, non rappresenteranno più la maggioranza della popolazione. Da tempo, del resto, è di difesa della cultura bianca, (definita come un misto di religione, stili di vita e spirito della frontiera), che sarebbe minacciata da milioni di nuovi immigrati latinos, che parlano la destra e i movimenti nativisti. Contro i clandestini si mobilitano i governatori repubblicani degli Stati del Sud, mentre l’intero partito, orfano dei Reagan e dei Bush, vede emergere al proprio interno figure sempre più radicali. Nella società americana, dove il fattore razziale ha giocato un ruolo determinante e dove organizzazioni fasciste come il Ku Klux Klan hanno goduto del sostegno di milioni di persone, i conservatori hanno agitato le paure dei piccoli bianchi per smontare le conquiste politiche e culturali degli anni Sessanta. Dall’abolizione della schiavitù all’ingresso del primo afroamericano alla Casa Bianca sono passati 150 anni, scanditi da violenze, discriminazioni e pregiudizi. Una storia che pesa ancora oggi sugli Stati Uniti. DAL TESTO – “«La razza è un problema che penso questa nazione non si possa permettere di ignorare. (…) Come scrisse William Faulkner, “Il passato non è morto e sepolto: di fatto non è nemmeno passato”. Non occorre raccontare la storia dell’ingiustizia razziale in questo paese, ma dobbiamo ricordarci che molte delle disparità che ancora oggi affliggono la comunità afroamericana possono essere collegate direttamente a ineguaglianze arrivate fin qui da una generazione precedente che ha sofferto sotto l’eredità brutale della schiavitù. (…) Alcuni si sono tracciati a forza una strada per prendere un pezzo del “Sogno americano”, ma molti non ce l’hanno fatta: molti sono stati alla fine sconfitti, in un modo o nell’altro, dalla discriminazione. (…) Anche per i neri che ce l’hanno fatta, i problemi della razza e del razzismo continuano a definire la loro visione del mondo in modo significativo. (…) Le memorie dell’umiliazione, del dubbio e della paura non sono scomparse, così come non sono scomparse la rabbia e l’amarezza di quegli anni». «Di fatto, una rabbia simile esiste anche in segmenti della comunità bianca. La maggior parte degli americani bianchi di classe medio-bassa non pensano di essere stati particolarmente privilegiati dalla loro razza. La loro esperienza è l’esperienza tipica dell’immigrato: nessuno ha regalato loro niente, si sono costruiti tutto da zero. Hanno lavorato duro per tutta la vita, spesso solo per vedere il loro posto di lavoro trasferito all’estero o la loro pensione azzerata dopo una vita di fatiche. Sono preoccupati per il loro futuro e sentono che i loro sogni stanno sfuggendo. (…) Così, quando si sentono dire di mandare i loro figli in una scuola dall’altra parte della città, quando capiscono che un afroamericano ha un vantaggio nel trovare lavoro o un posto in una buona università a causa di ingiustizie che loro non hanno mai commesso, quando si sentono dire che le loro paure sulla criminalità in alcuni quartieri urbani sono in qualche modo dovute al pregiudizio, il risentimento cresce progressivamente. Al pari della rabbia della comunità nera, questi risentimenti non sempre vengono espressi nell’ambito della civile convivenza, ma hanno contribuito a costruire il paesaggio politico per almeno una generazione. La rabbia diffusa nei confronti dello stato sociale e della discriminazione positiva ha contribuito a costruire il blocco sociale che ha sostenuto Reagan. (…) Conduttori di talk show e commentatori conservatori hanno costruito intere carriere smascherando finte accuse di razzismo e liquidando al contempo discussioni legittime sull’ingiustizia o la disuguaglianza razziale in termini di politically correct o razzismo al contrario». Con queste parole Barack Obama, in un discorso pronunciato nel marzo del 2008 al Constitution Center di Philadelphia, in Pennsylvania, affrontava un tema che, inesorabilmente, ha accompagnato la sua corsa verso la Casa Bianca. Di lì a qualche mese in molti si sarebbero chiesti se, a 150 anni dall’abolizione della schiavitù, la nomina a presidente di un afroamericano, stava conducendo gli Stati Uniti verso un’era post-razziale, vale a dire una stagione in cui il colore della pelle di un individuo non avrebbe più contato nulla.” L’AUTORE – Guido Caldiron è giornalista di Liberazione e studioso delle nuove destre. Per i tipi di ManifestoLibri ha pubblicato Gli squadristi del 2000, La destra plurale, Lessico postfascista, Banlieues, Populismo globale, e nel 2009, La destra sociale, da Salò a Tremonti. INDICE DELL’OPERA - Introduzione - Capitolo primo. La schiavitù con un altro nome (1861-1945) (L’eredità dello schiavismo. Dalla Guerra civile alla segregazione - Il Ku Klux Klan dalla resistenza bianca al fascismo - National building: immigrazione, razzismo e antisemitismo - I fondamentalisti processano Darwin nel Tennessee - Il New Deal, i repubblicani e il socialismo in America - Joseph McCarthy e la paranoia anticomunista) - Capitolo secondo. Il sogno degli afroamericani e la rivincita dei bianchi (1945-2008) (Martin Luther King e la rivoluzione nera - Il terrorismo del Klan contro i diritti civili - George Wallace: «Tutti gli americani odiano i neri» - Barry Goldwater e l’invenzione della nuova destra - John Birch Society. Anticomunismo e valori americani - Richard Nixon e la maggioranza silenziosa - Il Vietnam perduto: da John Wayne a John Rambo - Christian Identity, quando la religione è razzista - Anita Bryant e la crociata contro gli omosessuali - Earl Turner alla guerra delle razze - Proposition 13: la destra contro le tasse - L’antisemitismo incendia le campagne. Il Posse Comitatus - Louis Beam, Robert E. Miles e la Leaderless Resistance - The Order e la Repubblica Ariana del Nordovest - Maggioranza morale, destra cristiana e guerra dei valori - Ronald Reagan e la Rivoluzione conservatrice - Il Klan dopo il Klan. David Duke e Stormfront - Le Milizie contro il Nuovo Ordine Mondiale - L’Fbi in guerra con gli americani: Ruby Ridge e Waco - Proposition 187: la California contro gli immigrati - The Bell Curve e l’ineguaglianza delle razze - Timothy McVeigh, un terrorista americano a Oklahoma City - Rudolph Giuliani e la tolleranza zero a New York - Rupert Murdoch e il partito di Fox News - Michael Douglas contro l’affirmative action - Neoconservatori: think tank e gramscismo di destra - George W. Bush: «Dio lo vuole». La Bibbia e l’Impero - Gli skinhead e la Woodstock ariana - Samuel Huntington, i latinos e lo scontro di civiltà - Minutemen e nativisti difendono la frontiera) - Capitolo terzo. Un Hussein alla Casa Bianca (2008-2010) (Patriots contro Obama: la new wave delle Milizie e i lupi solitari - Tea Party Nation. La piazza di destra - Toxic talk, la destra in onda. Rush Limbaugh e Glenn Beck - Guerra all’aborto al Super Bowl - Sarah Palin e la Gomorra del Partito Repubblicano - La Corte suprema e la mano destra del diavolo - Il futuro dell’America nelle strade dell’Arizona) - Bibliografia
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