La Fabian Society e la pandemia Stampa E-mail

Davide Rossi

La Fabian Society e la pandemia
Come si arriva alla dittatura


Arianna Editrice, pagg.128, € 14,50

 

rossi fabian  Davide Rossi, analista politico e collaboratore di diverse testate telematiche, ricostruisce in questo agile saggio la storia e il pensiero politico della Fabian Society, un'istituzione elitaria (tanto influente quanto sconosciuta ai più) fondata nel 1884, la cui denominazione si ispira a Quinto Fabio Massimo il Temporeggiatore, il console romano che sconfisse Annibale con la sua tattica militare.

  La ricerca di Rossi analizza anche "come e quanto la visione del mondo dei fabiani coincida con quell'epocale tornante della Storia nel quale ci è toccato di vivere: la drastica svolta autoritaria imposta al mondo occidentale attraverso l'utilizzo politico della vicenda Covid".

  L'Autore denuncia la manipolazione sottesa all'infodemia, "la gravità dei ricatti legati alla campagna vaccinale e le conseguenze economiche di quanto sta accadendo", mettendo in luce gli obiettivi di questa operazione e le affinità sussistenti con i piani totalitari e antidemocratici dei primi esponenti del fabianesimo.

  I fabiani di tutte le epoche sognano un mondo caratterizzato da "una interdipendenza globale che richiede necessariamente un governo mondiale (un Nuovo Ordine Mondiale). Questo viene ripetuto come un mantra in quasi tutti gli articoli, assieme ai piani per la vaccinazione, alla svolta green, alle battaglie per il gender e a tutto il repertorio retorico di certa sedicente sinistra".

  L'Autore fa notare il fatto singolare per cui l'Italia è stato "il primo Paese in Occidente ufficialmente colpito dal Covid, dopo la Cina. Come sia potuto avvenire che un'epidemia, la quale storicamente e per definizione si propaga per cerchi concentrici, sia saltata da Wuhan a Codogno, resta un mistero che nessuno sente l'esigenza di dover dipanare. Mistero accentuato dal fatto che, durante tutta la cosiddetta prima ondata, il Nord del nostro Paese risulterebbe essere stato falcidiato mentre da Roma in giù si risultava praticamente immuni".

  La gestione della pandemia, spiega Rossi, è l'attuazione di un copione "già tutto scritto": "Oltre alla durezza del trattamento riservato a chi sceglie di non farsi iniettare il siero sperimentale, colpisce la durezza di quelli che ci governano. Uno statista unisce la propria comunità, trova una sintesi tra le diverse esigenze, ha comportamenti inclusivi, tiene insieme. Invece gli idoli dei fabiani, Macron e Speranza, dividono e discriminano. Non a caso la Merkel e Boris Johnson stanno tenendo una postura diversa". L'Autore definisce Johnson "una bestia nera dei fabiani".

  Nel Regno Unito, riferiva sul "Corriere della Sera" del 15 gennaio 2022 il corrispondente da Londra Luigi Ippolito, "il green pass aveva visto la ribellione di ben cento deputati conservatori e la misura era passata solo grazie al sostegno dei laburisti (anche i liberaldemocratici avevano votato contro). Pure Lord Frost, il ministro per la Brexit, quando si è clamorosamente dimesso a dicembre ha citato il green pass come una delle principali ragioni del suo strappo. In un Paese dove non esistono le carte d'identità, considerate una violazione della libertà individuale, e dove non chiedono di identificarti neppure quando vai a votare al seggio elettorale, l'idea di un certificato per accedere alle attività quotidiane era sempre apparsa del tutto aliena: e dunque non è un caso che si abbia fretta di sbarazzarsene. [...] La scorsa settimana anche The Spectator, il periodico conservatore che a suo tempo aveva avuto proprio Johnson come direttore, ha dedicato la copertina al green pass con l'eloquente titolo «Rip it up!» (stracciatelo!)".

  Completamente diverso è, invece, lo scenario italiano a proposito del lasciapassare sanitario. Scrive Rossi: "L'Italia, su proposta del fabiano Speranza, è stata [...] la prima nazione al mondo (assieme alla Francia) a introdurre un obbligo vaccinale, surrettizio e dunque ancor più odioso, attraverso il cosiddetto Green Pass [...]". La certificazione verde rappresenta un "obbligo vaccinale mascherato". "Lo Stato italiano non esita a togliere la fonte di sostentamento, cioè lo stipendio, a quei cittadini che non si piegano ai suoi diktat sanitari o che non possono vaccinarsi per problemi di salute".