Davide Rossi
La città di vita cento anni dopo Fiume, d'Annunzio e il lungo Novecento adriatico
Cedam, pagg.460, € 46,00
Nell'ultimo decennio si è festeggiato il ricordo di quattro eventi cruciali che hanno lasciato un segno indelebile sulle terre dell'Alto Adriatico. Questi anniversari hanno rievocato momenti storici significativi che hanno plasmato la geografia politica della regione. Prima di tutto, il quarantennale della firma del Trattato di Osimo nel 1975, che ha ufficializzato il confine tra la Repubblica Italiana e la Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia. Questo trattato ha avuto un impatto duraturo sulle relazioni tra i due paesi e ha contribuito a definire le frontiere territoriali in modo giuridico.
Inoltre, si è commemorato il settantesimo anniversario della firma del Trattato multilaterale di Parigi nel 1947, che ha segnato la fine della Seconda Guerra Mondiale e ha portato alla perdita di sovranità da parte dell'Italia su diverse colonie e territori, tra cui l'Istria, Zara, la Dalmazia, Fiume e parte del Carso goriziano. Questo trattato ha segnato una svolta significativa nella storia della regione, ridisegnando i confini e influenzando le dinamiche geopolitiche del tempo.
Infine, si è celebrato il centenario dell'impresa dei legionari di Ronchi nel 1919, quando un gruppo di irredentisti guidati da Gabriele d'Annunzio ha cercato di rivendicare la cosiddetta "vittoria mutilata" e contestare il debole atteggiamento del Governo italiano rispetto ai propri successi militari. Questo evento ha suscitato dibattiti e tensioni politiche, evidenziando le divisioni e le ideologie contrastanti all'epoca.
La questione di Fiume, Zara e di altre località adriatiche abitate da comunità italiane ha influito sull'opinione pubblica del Paese, che si trovava in un periodo di crisi economica e sociale aggravato dalla pandemia di influenza spagnola. In questo contesto di disaffezione generale, varie forme di protesta politica hanno preso piede in tutta la Penisola, riflettendo una crescente insoddisfazione e la ricerca di soluzioni alternative alla situazione esistente.
Parallelamente, si è sviluppata una miscela di idee anticonformiste, irredentiste e militariste che ha trovato espressione nella spedizione di d'Annunzio a Fiume. Questa impresa, avviata l'11 settembre 1919, è emersa come un simbolo delle tensioni e delle contraddizioni del primo dopoguerra europeo, caratterizzato da un mix di nazionalismo, marxismo e sindacalismo rivoluzionario. Il ruolo svolto dai legionari di Ronchi e da d'Annunzio in questo contesto tumultuoso ha aggiunto un ulteriore livello di complessità alla situazione politica dell'epoca.
L'entrata trionfale di Gabriele d'Annunzio a Fiume il 12 settembre 1919 segnò l'inizio di una nuova era per la città adriatica. I suoi Legionari, guidati dal celebre poeta, portarono con sé non solo una carica di entusiasmo e determinazione, ma anche una serie di ideali politici e nazionali che avrebbero plasmato il destino della regione per decenni a venire.
Fiume divenne rapidamente il centro di un vivace crocevia di passioni e progetti politici, dove le aspirazioni nazionali si intrecciavano con le tentazioni socialiste. La città ribolliva di energia e fermento culturale, attrattiva per artisti, intellettuali e rivoluzionari di ogni genere. Era un microcosmo unico, in cui le ideologie si scontravano e si mescolavano, dando vita a un intenso dibattito che avrebbe influenzato profondamente la storia della regione.
Questo volume curato da Davide Rossi raccoglie gli atti di un convegno organizzato a Gorizia dal Coordinamento Adriatico APS il 27 e 28 giugno 2019, un importante evento che ha offerto uno sguardo approfondito su questo affascinante capitolo della storia adriatica offrendo nuove prospettive e approfondimenti su un periodo cruciale per la regione.
Durante l'incontro, è emerso il ruolo centrale della città di Fiume nel XX secolo, vista come ponte tra Oriente e Occidente. Questa città era un importante punto di riferimento per il nazionalismo italiano, ma allo stesso tempo vantava una forte tradizione autonomista locale, radicata profondamente nella storia della regione.
Sebbene Fiume abbia avuto un ruolo significativo nel Novecento, un particolare evento che ha catturato l'attenzione degli studiosi è stata l'Impresa fiumana di Gabriele d'Annunzio. Questo episodio si è trasformato in un'esperienza epica ed eroica, con la simbolica Carta del Carnaro al centro di tutto. Il volume cerca di esplorare in dettaglio questa vicenda storica, analizzando le motivazioni politiche e i riflessi futuri che ha avuto sull'area adriatica.
Il volume è quello di raccoglie una serie di saggi che approfondiscono le diverse sfaccettature della questione adriatica a Fiume. Grazie alle competenze e sensibilità degli autori coinvolti, vengono analizzati non solo gli eventi storici che hanno portato alla situazione attuale, ma anche di esplorare le implicazioni culturali, economiche e giuridiche delle relazioni tra gli Stati e i popoli della regione. Si tratta quindi di un'analisi multidisciplinare che prende in considerazione aspetti spesso trascurati ma fondamentali per comprendere appieno la complessità della questione adriatica.
Infine, il volume si conclude con un auspicio: quello che il futuro possa portare a una riunificazione e a un rinnovato splendore culturale e sociale per le terre adriatiche. Nonostante il passato segnato da conflitti e divisioni, si auspicano un dialogo costruttivo e una vivace crescita culturale che possano risanare le ferite del passato e portare a un futuro migliore per tutta la regione. |