L'aquila sul Nilo Stampa E-mail

Guido Cervo

L’aquila sul Nilo

Piemme Editrice, pagg.476, Euro 19,90

 

guidocervo.jpg   IL LIBRO – 61 d. C. Un'incudine abbagliante di pietra e sabbia, martellata senza tregua da un sole implacabile. Il centurione della Guardia Pretoriana Marco Damazio non può fare a meno di lasciar scorrere uno sguardo preoccupato su quella desolante distesa, per poi volgerlo alla carovana alle sue spalle: una cinquantina tra militari, servi e uomini di studio, più cammellieri e personale indigeno. Lasciata la fortezza di Seyne, estremo avamposto dell'Impero di Roma, sono in viaggio da più di un mese nel misterioso regno di Nubia, sempre fiancheggiando il Nilo, avventurandosi nel deserto solo quando è indispensabile. Il loro compito ufficialmente è trovare le sorgenti del grande fiume, scoprire il segreto del suo fertile limo e allargare le conoscenze romane sull'Africa nera. Ma Marco Damazio e il suo pari grado Gaio Terenzio, incaricati di guidare la spedizione, sono ben consapevoli delle reali ambizioni di conquista che hanno indotto l'imperatore Nerone a dare il via all'impresa. La situazione è tutto fuorché tranquilla. La regione è in subbuglio, agguati, complotti, incursioni di genti barbare minacciano la spedizione. Nello scenario ostile del deserto, la tempra dei suoi componenti è sottoposta a durissime prove. Alcuni crollano al suolo per il calore e non si rialzano più, e attorno all'acqua fetida dei pozzi si celano pericoli invisibili, insidiosi come la lama di una spada. Ma tutto il cammino della spedizione sarà disseminato di morti, perché l'Africa profonda si rivelerà un incubo anche peggiore.

  Più Damazio e i suoi compagni si avvicinano alle sorgenti del Nilo, più queste sembrano irraggiungibili, mentre nella favolosa Meroe, capitale della Nubia, si intrecciano trame omicide, alleanze, passioni impossibili e tradimenti destinati a cambiare il corso di molte esistenze.

 

  DAL TESTO – “I legionari si schieravano rapidamente sulla destra in un perfetto quadrato, creando con i loro scudi, i cimieri piumati e lo scintillìo delle armi un mirabile effetto scenico, la cui omogeneità cromatica contrastava con la caleidoscopica orgia di colori offerta dall’ondeggiante e scomposta massa dei soldati nubiani. Splendente nelle candide vesti di lino, la famiglia reale assisteva senza battere ciglio al dispiegamento dei soldati, affiancata da compunti valletti in perizoma, che scacciavano le mosche e alleviavano l’oppressione della calura agitando blandamente dei flabelli di piuma di struzzo. Il re, con la tiara bianca orlata in oro, aveva alla propria destra la splendida moglie, Amanikatashan, al cui fianco sedeva, serioso e compunto, il Pakar, ossia l’erede del trono, ancora bambino. In piedi, alla sinistra di Amanitenmide, si trova invece Qabbàsh, che con occhi attenti guatava sullo spiazzo martellato dal sole, vigilando sul corretto svolgersi della cerimonia, la cui regia era interamente opera sua. Tutta l’aristocrazia di Meroe era presente sulla terrazza”.

 

  L’AUTORE – Guido Cervo vive e lavora a Bergamo, dove è insegnante di Diritto ed Economia politica. La storia lo attrae da sempre, soprattutto quella antica, in cui affondano le radici etniche, culturali, politiche e religiose della civiltà europea. Storici sono dunque i suoi romanzi precedenti tutti pubblicati in Italia da Piemme e ormai apprezzati anche all’estero: Il legato romano, La legione invincibile, L’onore di Roma (premio selezione Bancarella), Il centurione di Augusto, Il segno di Attila e Le mura di Adrianopoli.