Angus Maddison
L'economia cinese Una prospettiva millenaria
Edizioni Pantarei, pagg.254, € 20,00
IL LIBRO – Tratteggiata sullo sfondo di una storia millenaria, la radiografia statistica della Cina di Angus Maddison illustra la formidabile accelerazione di crescita dello scheletro economico del gigante. Nel quarto di secolo tra il 1952 e il 1978, anno di avvio delle riforme di Deng Xiaoping, il PIL cinese (in dollari "internazionali" del 1990) si è moltiplicato per tre volte e il PIL pro capite per quasi due. Nel quarto di secolo successivo, dal 1978 al 2003, i due valori si sono moltiplicati rispettivamente per sei e per quattro volte e mezza. L'autore prevede che la Cina, anche rallentando la sua andatura, raggiungerà il PIL degli Stati Uniti dopo il 2015 e lo supererà di un quarto entro il 2030, pur rimanendo un paese «relativamente povero», con un PIL pro capite pari a un quinto di quello americano nel 2015 e a circa un terzo nel 2030. Nel periodo tra il 1952 e il 1995, il peso sul PIL totale dell'industria, delle costruzioni e dei trasporti è cresciuto dal 14 al 52%, quello dell'agricoltura è sceso dal 59 al 23%. La disgregazione delle campagne è andata avanti in tutto il periodo ma con un ritmo più che raddoppiato dopo il 1978: la popolazione occupata nell'agricoltura in senso stretto si è ridotta dal 77,7 al 63,5% tra il 1952 e il 1978, al 45,2% nel 1994, con un calo della quota degli occupati agricoli sul totale di oltre un punto l'anno nel secondo intervallo. Tuttavia nel 1994, la Cina aveva ancora una quota di popolazione agricola simile a quella del Giappone, dell'Urss e dell'Italia attorno al 1950. La popolazione urbana è cresciuta dal 13 al 18% tra il 1952 e il 1978 e al 29% nel 1995; i dati ufficiali la elevano, nel 2004, al 42%. Nello stesso tempo la popolazione attiva rurale si è scissa sempre più: nel 1952, nelle aree rurali, c'erano cinque occupati extra-agricoli ogni 100 agricoli, undici nel 1978, quaranta extra-agricoli ogni 100 agricoli nel 1995. Milioni di produttori, ogni anno, vengono separati dalla produzione dei mezzi di sussistenza: la massa dei salariati e dell'esercito industriale di riserva si dilata. Lo studio di Maddison è del 1998 e raccoglie una pregevole mole di dati ed elaborazioni statistiche. Scopo del libro è di cogliere alcuni caratteri salienti nell'evoluzione della storia economica della Cina dall'epoca imperiale ai giorni nostri, attraverso l'epoca coloniale e la stagione maoista. Le note a ogni capitolo e alle centoquattordici tabelle e le appendici espongono le numerose fonti adoperate e riassumono le procedure metodologiche applicate. Ventiquattro tabelle confrontano i dati economici cinesi con quelli delle maggiori potenze o dei grandi raggruppamenti economici del mondo. Le serie statistiche arrivano al 1995, ma nella prefazione all'edizione italiana l'autore inserisce quattro tavole comparative di raccordo e aggiornamento fino al 2003, con una proiezione al 2030 dei livelli di popolazione, prodotto e prodotto per abitante. Una bibliografia di oltre trecento opere accompagna lo studio. Nell'Appendice C di questo volume, si spiegano i problemi inerenti la misurazione del tasso di crescita dell'economia cinese e una conversione del livello di attività capaci di garantire la comparabilità con altri paesi. Questi problemi sono tuttora presenti e l'analisi economica comparata è spesso viziata da errori significativi. Usando le cifre ufficiali risulta esagerato il tasso di crescita mentre la conversione in base al tasso di cambio porta a sottostimare notevolmente i livelli del PIL cinese, e ciò perché il potere d'acquisto dello yuan è di gran lunga superiore al tasso di cambio stesso. Questa è una situazione diffusa in campo giornalistico, nel dibattito politico e anche tra alcuni economisti. Così avviene che sui giornali ci si riferisca spesso al Giappone come alla seconda economia mondiale, quando il suo PIL è meno della metà di quello cinese. Questo libro presenta un'accurata revisione delle stime fino al 1995.
DAL TESTO – "La Cina ha ancora seri problemi da risolvere. Il grado di disparità tra le diverse regioni è molto alto: ad esempio, il reddito medio delle famiglie di Shanghai è quasi otto volte quello del Kweichow, la provincia più povera. I forti differenziali rurali-urbani in termini di opportunità di reddito, istruzione, sanità e occupazione rappresentano un importante motivo di malcontento. "Esistono ancora grandi imprese industriali statali, residui del periodo maoista. Registrano quasi tutte pesanti perdite e sono tenute in vita tramite i sussidi pubblici e i mancati rimborsi dei mutui che le banche statali sono vincolate a erogare a loro favore, ma va detto che la loro importanza relativa ha subito un significativo declino. Nel 1990 il settore industriale statale impiegava 49 milioni di addetti; nel 2002 questa cifra era crollata a 18 milioni. "Un altro problema serio è il grande volume di prestiti non remunerativi nel settore bancario. Quest'ultimo è ampiamente controllato dallo Stato, e non riesce a effettuare un'allocazione efficiente dei fondi che raccoglie dai risparmiatori. "Comunque, è difficile essere pessimisti sulle prospettive di un'economia che ha dimostrato un così forte dinamismo negli ultimi 25 anni e nel cui ambito l'investimento e il commercio estero hanno così ampiamente contribuito a migliorare l'efficienza dell'allocazione delle risorse. La Cina è ancora un paese a basso reddito e a bassa produttività e le si offrono quindi tutte le opportunità di colmare rapidamente lo svantaggio, opportunità precluse alle economie avanzate che operano in prossimità della frontiera tecnologica più evoluta. I paesi inseguitori possono attingere al fondo di tecnologia dei paesi primi in classifica costruendo il loro stock di capitale umano e fisico, aprendo le loro economie al commercio internazionale, sviluppando istituzioni che sostengano la capacità di assorbimento e mantengano la stabilità politica. Ma quando i paesi inseguitori si avvicinano a quelli in cima alla classifica, è probabile che il loro tasso di crescita subisca una decelerazione."
L'AUTORE – Angus Maddison, professore emerito all'Università di Groningen, ha occupato a lungo ruoli di rilievo nell'OECE e nell'OCSE ed è tra i maggiori studiosi nel campo delle misurazioni macroeconomiche e dell'analisi dello sviluppo economico di lungo periodo, materie cui ha dedicato numerosi testi e pubblicazioni. È membro della British Academy, della American Academy of Arts and Sciences e membro onorario del Selwyn College di Cambridge. Per le Edizioni Pantarei è stato pubblicato, nel 2008, "L'economia mondiale dall'anno 1 al 2030. Un profilo quantitativo e macroeconomico" (Contours of the World Economy, 1-2030 AD. Essays in Macro-Economic History).
INDICE DELL'OPERA – Glossario delle sigle - Nota dell'editore - Prefazione dell'Autore all'edizione italiana - Ringraziamenti dell'Autore - Sommario e conclusioni - Capitolo 1. Crescita intensiva ed estensiva nella Cina imperiale - Capitolo 2. Il declino economico e l'umiliazione esterna, 1820-1949 - Capitolo 3. Dinamiche di sviluppo nella nuova Cina - Capitolo 4. Previsione per la Cina e l'economia mondiale, 1995-2015 – Appendice A. Agricoltura, pesca, foreste e attività agricole collaterali. Cina 1933-95 – Appendice B. Industria. Cina 1913-95 - Appendice C. Tassi di crescita e livelli assoluti del prodotto interno lordo cinese - Appendice D. Popolazione e occupazione - Appendice E. Commercio estero – Appendice F. Persone e luoghi in Pinyin e in Wade-Giles – Cartine - Bibliografia |