Federico il Grande Stampa E-mail

Alessandro Barbero

Federico il Grande

Sellerio Editore, pagg.226, Euro 12,00

 

federicoilgrande.jpg  IL LIBRO – Da giovane era stato il figlio ribelle e avventuroso di un padre violento e militarista; amava la musica, suonando e componendo con estro; leggeva instancabilmente, e la conversazione con i filosofi era nella sua giornata la cosa più importante; dichiarava il re primo servitore dello stato e la "corona un cappello che lascia passare la pioggia". Eppure, in una politica europea già spregiudicata, Federico il Grande inaugurò un cinismo aggressivo, strumento della volontà di potenza entrata - secondo alcuni storici - nei geni maligni dell'Europa futura; era sleale e ingrato, "il malvagio uomo" lo chiamava Maria Teresa d'Austria. Si reputava un philosophe innanzitutto: strano philosophe che disprezzava l'umanità. Figura doppia, contraddittoria, enigma sfuggente, e quindi soggetto ideale per una biografia.

 

  DAL TESTO – “Nella famiglia di Federico il Grande la figura più ingombrante era senza dubbio il padre Federico Guglielmo, che però non era soltanto quella specie di caricatura, di sergentaccio grossolano e ubriacone che viene fuori dalle memorie dei suoi figli. Anche se può sembrare strano, aveva ricevuto un’educazione raffinata: aveva imparato il francese e perfino il latino, aveva appreso a suonare il clavicembalo e il flauto. Chiaramente aveva odiato questo tipo di educazione e, appena era stato libero di fare a modo suo, si era buttato in un tipo di vita completamente opposta. Però era pieno di zelo per il suo mestiere di re, oltre che di un formidabile senso del dovere protestante. In realtà fu lui e non Federico a inventare la famosa frase per cui “il re è il primo servitore dello Stato”. Quando non andava a caccia, Federico Guglielmo lavorava come un bue: si alzava alle cinque del mattino e, quando alla sera si sprofondava nella birra insieme agli amiconi del collegio del tabacco, aveva alle spalle una lunga giornata di lavoro. Si occupava personalmente di tutto: rafforzava l’esercito, sviluppava l’economia, favoriva l’immigrazione, costruiva strade e canali, bonificava paludi, emanava regolamenti, correggeva le leggi; soprattutto realizzava economia di bilancio, sempre pretendendo di vedere tutto di persona, bastonando i ministri che non obbedivano abbastanza in fretta, controllando i conti fino all’ultimo centesimo, e accumulava barili di talleri d’argento negli scantinati del palazzo di Berlino”.

 

  L’AUTORE – Alessandro Barbero, nato a Torino nel 1959, è professore ordinario presso l'Università del Piemonte Orientale a Vercelli. Studioso di storia medievale e di storia militare, ha pubblicato fra l'altro libri su Carlo Magno, sulle invasioni barbariche e sulla battaglia di Waterloo. È autore di diversi romanzi storici, il primo dei quali, "Bella vita e guerre altrui di Mr. Pyle gentiluomo", ha vinto nel 1996 il Premio Strega.