Il divano di Istanbul Stampa E-mail

Alessandro Barbero

Il divano di Istanbul

Sellerio, pagg.212, Euro 12,00

 

barbero_divano  IL LIBRO – Un ambasciatore dell’Impero Ottomano giunge in una capitale europea. Gli ospiti cristiani lo accompagnano alla biblioteca e gli mostrano alcuni rari manoscritti del Corano, pensando di compiacerlo, ma il Turco rimane scandalizzato e cerca di comprare quelle copie per riportarle in patria: ha la sensazione che il Libro sia in esilio, non ha alcun desiderio che la conoscenza di esso si diffonda. Questa mancanza di interesse per l’altro è probabilmente la più grande differenza tra l’Impero Ottomano e l’Europa cristiana. Per il resto, le due metà del mondo mediterraneo per secoli si sono confrontate e completate, interfaccia l’una dell’altra. Questa storia dell’Impero Ottomano, straordinaria invenzione di governo multietnico e multinazionale a cui alcuni in Occidente guardarono addirittura come a una desiderabile alternativa, così ce lo raffigura: una metà largamente incomprensibile se non la si completa guardandola anche nello specchio dell’altra.

  DAL TESTO – “In questo strano corpo di soldati celibi, gli ufficiali hanno i nomi e i gradi di chi lavora in una cucina. Gli ufficiali inferiori si chiamano sguattero, capo sguattero, e si arriva fino al comandante della compagnia che è in turco il çorbasi - çorba, pronunciato 'ciorba', è una parola che forse qualcuno avrà sentito, perché non solo in turco, ma in tutte le lingue balcaniche vuol dire 'la zuppa', 'la minestra': il comandante della compagnia dei giannizzeri è l'uomo che dà la zuppa. E questa simbologia è spinta talmente in là che ogni giannizzero porta sul cappello un simbolo speciale a forma di cucchiaio: questo cucchiaio è il segno dell'appartenenza al corpo, del diritto che ogni giannizzero ha di mangiare la zuppa del sultano dal pentolone della compagnia.
  “Per legge i giannizzeri devono portare i baffi e non possono portare la barba. La barba è onorata e  rispettata fra i musulmani, come simbolo di fede, di maturità e di autorità, ma il giannizzero soldato semplice non può avere la barba, soltanto i baffi; solo quando viene promosso ufficiale ha il diritto di farsi crescere una bella barba. Tutti loro sono come degli scapoli che continuano a vivere in famiglia, a obbedire al papà e alla mamma, solo che il papà e la mamma sono gli ufficiali, e dietro di loro c'è il sultano.
  “Benché i giannizzeri siano naturalmente tutti musulmani, tutti circoncisi e buoni credenti, il fatto che sono nati cristiani in qualche modo si sente, perché il loro Islam è molto particolare. I giannizzeri sono affascinanti anche per questo, perché sono una delle istituzioni fondamentali dell'impero ottomano, e però sono anche un'istituzione eretica. Vanno in guerra sapendo che stanno combattendo nella guerra santa, nel jihad, sanno benissimo che chi di loro muore in battaglia contro gli infedeli sarà uno shahid, un martire destinato al paradiso; e però il loro Islam è curioso: portano un copricapo diverso dal turbante, che invece è regolamentare per i musulmani. Questo copricapo è bianco, e ufficialmente nei loro regolamenti si dice che questo bianco simboleggia la luce dell'Islam. I giannizzeri hanno un legame molto stretto con una delle confraternite mistiche così diffuse nell'Islam turco, che spesso rasentano l'eresia, o comunque hanno una concezione molto particolare della religione islamica: i dervisci Bektashi.”

  L’AUTORE – Alessandro Barbero, nato a Torino nel 1959, è professore ordinario presso l’Università del Piemonte Orientale a Vercelli. Studioso di storia medievale e di storia militare, ha pubblicato fra l’altro libri su Carlo Magno, sulle invasioni barbariche, sulla battaglia di Waterloo, fino al recente Lepanto. La battaglia dei tre imperi (2010). È autore di diversi romanzi storici, tra cui: Bella vita e guerre altrui di Mr. Pyle gentiluomo (Premio Strega 1996) e Gli occhi di Venezia (2011). Sellerio ha pubblicato Federico il Grande (2007) e Il divano di Istanbul (2011).

  INDICE DELL’OPERA – Nota, di Sergio Valzania – Il divano di Istanbul – Capitolo I - Capitolo II - Capitolo III - Capitolo IV - Capitolo V - Capitolo VI - Capitolo VII - Capitolo VIII - Capitolo IX - Capitolo X - Capitolo XI - Capitolo XII - Capitolo XIII -  Capitolo XIV - Capitolo XV - Capitolo XVI - Capitolo XVII – Capitolo XVIII – Capitolo XIX - Capitolo XX