Ribelli d'Italia |
Paolo Buchignani
IL LIBRO – Perché ancora oggi in Italia stenta ad affermarsi una cultura politica riformista? Per quale motivo persistono, tanto a destra quanto a sinistra, consistenti tracce di populismo e di estremismo? Perché abbiamo avuto il più grande Partito comunista dell'Occidente e non è riuscita a mettere radici una solida socialdemocrazia di tipo europeo? E su quale terreno affonda le radici il terrorismo, da noi così virulento? Il tentativo di rispondere a queste domande, più che mai attuali, non può prescindere da un'analisi della storia del nostro Paese che ponga al centro il mito della rivoluzione. Un mito non soltanto italiano, ma che in Italia si è dimostrato particolarmente vitale e incisivo. Un'idea potente e trasversale, fonte allo stesso tempo di grandi speranze e di luttuose tragedie: la patologia di un secolo, il Novecento, segnato da guerre e totalitarismi. DAL TESTO – "E questo «mito fuorviante» ha segnato nel profondo la cultura politica del nostro Paese, coi suoi intellettuali, i movimenti, i partiti (eterogenei e contrapposti), in un arco temporale che si estende dal Risorgimento fino agli anni settanta del XX secolo: da Mazzini, Garibaldi, Pisacane ad Alfredo Oriani, un autore, in questo senso, come vedremo, fondamentale; dai vociani, ai futuristi, agli anarco-sindacalisti e a tutto l'interventismo rivoluzionario; dal socialismo massimalista al Mussolini socialista prima, animatore dell'interventismo e fondatore del fascismo sansepolcrista dopo; dall'esteta D'Annunzio coi suoi seguaci interventisti e fiumani al «padre» del comunismo italiano Antonio Gramsci e a quello dell'azionismo Piero Gobetti. E poi i tanti giovani scrittori, pubblicisti, artisti degli anni trenta (da Berto Ricci a Romano Bilenchi, da Vasco Pratolini a Elio Vittorini, da Ruggero Zangrandi a Felice Chilanti, a Fidia Gambetti, da Pietro Ingrao a Delio Cantimori), quasi tutti mossi da lodevoli, sincere aspirazioni di rinnovamento e di giustizia sociale, quasi tutti rivoluzionari nel fascismo prima, rivoluzionari nell'antifascismo, prevalentemente comunista, dopo il '45: cambia il colore politico, ma non l'idea che essi hanno della rivoluzione come palingenesi; un'idea che ritorna nei loro «figli» sessantottini, critici verso il presunto «moderatismo» o «tradimento» di Togliatti e di Berlinguer, come essi, in un'altra stagione, lo erano stati nei confronti non tanto del Duce (cui avevano attribuito la loro stessa volontà rivoluzionaria), ma dei gerarchi succubi o compiacenti dell'odiata borghesia «traditrice» del Risorgimento e del fascismo. L'AUTORE – Paolo Buchignani (Lucca, 1953), studioso di storia della cultura italiana del Novecento, ha pubblicato numerosi saggi sulle avanguardie e sul fascismo, tra cui: "Un fascismo impossibile. L'eresia di Berto Ricci nella cultura del ventennio" (1994), "Fascisti rossi. Da Salò al Pci: la sconosciuta migrazione. 1943-53" (1998), "La rivoluzione in camicia nera. Dalle origini al 25 luglio 1943" (2006). Collabora a «Nuova Storia Contemporanea». È docente di Storia Contemporanea all'Università per Stranieri Dante Alighieri di Reggio Calabria. INDICE DELL'OPERA - Introduzione. Rivoluzione e totalitarismo - Dall'Unità al fascismo (1861-1922) (Alfredo Oriani: il «padre» della rivoluzione italiana - L'«aristocrazia nuova»: vociani, sindacalisti, futuristi - Radicalismo anarchico e socialista - La guerra rivoluzionaria - La «rivolta populista») - Tra le due guerre (1922-1945) (Gentiliani - Rivoluzione risorgimentale e rivoluzione fascista - Rivoluzione e nazione nel comunismo italiano - I socialisti e la rivoluzione - «La rivoluzione liberale») - Fascismo e antifascismo a cavallo della guerra (1938-1953) (Da una rivoluzione all'altra - Il mito della Resistenza tradita) - Dopoguerra (1945-1956) (Rivoluzionari della Fiamma - «Fascisti rossi» - Il Pci stalinista: dalla «guerra di classe» alla «rivoluzione evirata» - I «compagni di strada» di Botteghe Oscure) – Le origini del Sessantotto (1956-1968) (La terza «rivolta populista» - Il trauma del '56 - Incunaboli della nuova sinistra - La rivoluzione degli «operaisti» - La rivoluzione dei cattolici - La rivoluzione della destra radicale) - Il «lungo Sessantotto» (1968-1978) (Eredi dell'operaismo - «Studenti e operai uniti nella lotta» - Il Pci, il Sessantotto e oltre - Rivoluzione e lotta armata nell'ultrasinistra - Nazionalpopolari, Nuova Destra e terroristi) - Indice dei nomi |