Portando Clausewitz all'estremo |
René Girard
IL LIBRO – I rovinosi contagi dei terrorismi e dei fondamentalismi del nostro tempo testimoniano in modo definitivo che i rapporti fra gli uomini si fondano su quella violenza «mimetica» a cui Girard ha dedicato l'intera sua opera. Questa legge aveva trovato inopinatamente una prima e radicale formulazione, poco tempo dopo la caduta di Napoleone, in un ufficio dell'Accademia militare di Berlino, dove Carl von Clausewitz lavorava alla stesura di un trattato sulla guerra destinato a vedere la luce dopo la sua morte. Nel desiderio di affrontare l'argomento in modo più razionale rispetto agli strateghi che l'avevano preceduto, il generale prussiano arrivò in realtà a toccare il nucleo di un fenomeno indomabile: quello di uno scontro fatalmente portato all'estremo. Ma indietreggiò di fronte alla sua folgorante intuizione. «Che cosa accade nel momento in cui si raggiunge l'estremo, del quale Clausewitz intravede la possibilità prima di dissimularla sotto considerazioni strategiche?». Questa è la domanda che bisogna porsi oggi. «Dobbiamo allora» dice René Girard «finire Clausewitz percorrendo fino in fondo il movimento che egli stesso ha interrotto». Girard lo fa nella forma di un lungo colloquio con Benoît Chantre, volgendosi «a testi che nessuno sembra più darsi la pena di leggere, innanzi tutto quello di Clausewitz, e poi i testi apocalittici», e individuando nell'«odio misterioso» tra Francia e Germania, nodo centrale della storia europea degli ultimi secoli, l'inizio di una spirale di violenza che ha contaminato l'intero pianeta, spingendolo verso l'autodistruzione. E la «fine del movimento», cui si arriva qui spaziando dall'antropologia alla storia, dalla letteratura alla psicologia, dalla filosofia alla teologia, sino all'inedito scenario creato dal terrorismo islamico, sarà per Girard l'evidenza che portare Clausewitz all'estremo «equivale a dire che il suo senso è religioso». DAL TESTO – "È il cristianesimo che demistifica il religioso, e questa demistificazione, in assoluto buona, nel relativo si è dimostrata cattiva, dal momento che non eravamo preparati ad accettarla consapevolmente. Non siamo abbastanza cristiani. Si potrebbe formulare altrimenti questo paradosso, e dire che il cristianesimo è l'unica religione ad aver previsto la propria sconfitta. Questa prescienza si chiama apocalisse. La parola di Dio si dispiega con la massima forza proprio nei testi apocalittici, contrariamente agli errori imputabili unicamente agli uomini, sempre meno disposti a riconoscere i meccanismi della loro violenza. Più gli uomini persisteranno nel loro errore e più la potenza di questa voce si farà sentire nella devastazione. È la ragione per la quale nessuno vuole leggere i testi apocalittici che abbondano nei Vangeli sinottici e nelle Epistole di Paolo. Ed è anche la ragione per cui nessuno vuole riconoscere che questi testi si stanno realizzando sotto i nostri occhi come conseguenza del disprezzo della rivelazione. Entrata nella storia, la verità dell'identità di tutti gli uomini è stata pronunciata, e gli uomini non hanno voluto ascoltarla, aggrappandosi sempre più freneticamente alle loro differenze fasulle. L'AUTORE – Di René Girard sono apparsi presso Adelphi "Delle cose nascoste sin dalla fondazione del mondo" (1983; nuova edizione, 1996), "Il capro espiatorio" (1987; nuova edizione, 1999), "L'antica via degli empi" (1994), "Shakespeare. Il teatro dell'invidia" (1998), "Vedo Satana cadere come la folgore" (2001), "La pietra dello scandalo" (2004), "La voce inascoltata della realtà" (2006) e "Portando Clausewitz all'estremo" (2008). INDICE DELL'OPERA - Introduzione. «Finire» Clausewitz - I. La tendenza all'estremo - II. Clausewitz e Hegel - III. Il duello e la reciprocità - IV. Il duello e il sacro - V. Tristezza di Hölderlin - VI. Clausewitz e Napoleone - VII. Francia e Germania - VIII. Il papa e l'imperatore - Conclusione. Nell'ora del pericolo |