Re Lear. Padri, figli, eredi |
Massimo Cacciari
IL LIBRO – Il mondo è malato, "it smells of mortality". Puzza nella sua stessa carne. Una malattia il figlio per il padre: tu sei un "desease... in my flesh", dice re Lear alla figlia. A riportarci sulla scena del dramma shakespeariano ambientato in Bretagna, con il vecchio re stanco che decide di ritirarsi a vita privata e dividere il suo regno tra le tre figlie, è il filosofo Massimo Cacciari nel suo nuovo libro "Re Lear. Padri, figli, eredi". Un viaggio nella tragedia familiare raccontata dal gran Bardo ma anche un'analisi tra amore e potere, tra il desiderio di restare e la legge della vita che porta sempre una notte all'uomo. "Re Lear - spiega Cacciari - è l'opera più 'apocalittica' di Shakespeare. Tutto vi precipita all'eccesso, fino al crollo di tutto e tutti: è una catastrofe cosmica, dell'intera natura. Al suo centro è la crisi irreversibile dei rapporti tra padri e figli e figlie, segnato dalla fine dell'idea tradizionale di sovranità. Il sovrano abdica; il re non sa più reggere, è diventato cieco e quelli che vorrebbero prendere il suo posto non sono che parricidi e fratricidi". Che ci ha detto il genio di Shakespeare? "Che questa figliolanza è l'impossibile per l'uomo. Le figlie mettono immediatamente a morte il padre da cui ereditano. Chi lascia in eredità, in questo mondo, muore. Il secolo non perdona chi si illude di lasciare in eredità e continuare a vivere. E d'altra parte nessuno in questo secolo fa erede il figlio e la figlia come puro atto di dono". E allora ecco che il Padre resiste, disperatamente resiste. Non vuole eredi. Nessuno ne ritiene degno. Ma la sua ora è venuta. Dopo il Figlio potrebbe essere riconosciuto come autentico padre soltanto colui che dona. L'auctoritas di tutte le altre figure paterne decade irresistibilmente. O può durare solo come mera potestas, contro cui figli e figlie si troveranno a dover combattere. DAL TESTO – "Allorchè il Re se-cede, nulla più trattiene l'anomia. La forma concreta in cui tale secessio appare è quella della rottura del nesso tra potestas e auctoritas. Qui sta il peccato mortale che Lear, l'im-politico Lear, commette: egli pensa, da folle, che l'auctoritas possa valere per sé, che sia tutt'uno con la propria persona, incarnata in essa. È per lui "naturale" che il corpo del Re continui a essere considerato sacro, anche nel momento in cui, spogliandosi dell'esercizio del potere, il Re cessi di poter esercitare qualsiasi legittima violenza. A Lear manca perciò il presupposto stesso del Politico: la conoscenza disincantata della realtà effettuale. E tale sapere afferma che la sacralità del corpo del Re è tramontata per sempre. Come un don Chisciotte - ma un don Chisciotte ignaro della sovra-umana bontà dell'hidalgo castigliano - Lear combatte impotente le potenze dell'epoca. Ma è in questa sua impotenza che esse si riflettono manifestando il proprio lato più oscuro: il regnare si è fatto funzione amministrativa pro tempore; vale soltanto la positività della legge, finchè esiste la forza in grado di farla valere; allorchè questa venga meno, nulla più tiene in forma, a nulla più si deve obbedienza; in sé la legge non è che convenzione, un patto che dura finchè esiste una convenienza dei "sudditi" a rispettarlo." L'AUTORE – Massimo Cacciari è professore emerito di filosofia presso l'Università San Raffaele di Milano. È stato co-fondatore e co-direttore di alcune delle riviste che hanno segnato il dibattito culturale, politico e filosofico italiano tra gli anni '60 e '90, da "Angelus Novus" a "Contropiano", da "Laboratorio politico" a "Il Centauro", a "Paradosso". Premio Hannah Arendt per la filosofia politica nel 1999; premio dell'Accademia di Darmstadt per la diffusione all'estero della cultura tedesca nel 2002; medaglia d'oro del Circulo de Bellas Artes di Madrid nel 2005; medaglia d'oro del Presidente della Repubblica "Pio Manzù" nel 2008. Laurea honoris causa in Architettura a Genova, in Scienze politiche a Bucarest e in Letterature, filologia e tradizione classiche all'Alma Mater di Bologna. Tra i suoi libri, molti pubblicati soltanto all'estero, ricordiamo "Krisis" del 1976, "Icone della legge" del 1985 (nuova edizione 2002), "Architecture and nihilism" 1991, "Méridiens de la décision" 1992, il dittico sull'idea di Europa: "Geofilosofia dell'Europa" 1994 (nuova edizione 2003) e "L'Arcipelago" 1997, "Hamletica" 2009, "The Unpolitical" 2009, "Doppio ritratto. San Francesco in Dante e in Giotto" 2012, "Il potere che frena" 2013. Le linee fondamentali della sua ricerca teoretica sono contenute nel trittico "Dell'Inizio" 1990 (nuova edizione 2001), "Della cosa ultima" 2004 e il recentissimo "Labirinto filosofico" 2014. INDICE DELL'OPERA – Premessa - Considerazioni "impolitiche" sul Re Lear - Padri e Figli – Eredi - Res Novae |