L'occultismo di Giacomo Casanova |
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IL LIBRO – Giacomo Casanova non fu soltanto l'avventuriero e il donnaiolo entrato nell'immaginario collettivo: egli fu certamente un avventuriero, un libertino e un libero pensatore, ma anche un letterato (intraprese, per esempio, la traduzione dell'Iliade), un filosofo epicureo e si occupò, fra l'altro, di matematica, proponendo la propria soluzione del cosiddetto problema deliaco, vale a dire il problema della duplicazione del cubo. DAL TESTO – "Se il Casanova è sfacciato, non è bugiardo; non si dà al pubblico, come il Cagliostro, per possessore di sovrannaturali virtù; anzi è simile al giocoliere, che, chiamato dinanzi ad un pubblico volenteroso di illusioni, svela gli apparecchi e fa vedere le macchine di cui si è giovato. Pure scrivendo le sue Memorie qualche rimorso lo assale. «Io non ho operato, confessa egli, con quei vecchi con lo scrupolo dell'uomo onesto: si dirà che conducendomi secondo le regole di una morale purissima, avrei dovuto disingannarli. Non lo negherò: ma risponderò che avevo vent'anni, avevo spirito, e che ero sonatore di violino: che avrei tentato invano di guarirli, perché mi avrebbero riso in faccia, deplorando la mia sciocchezza e congedandomi. Se avessi presa l'eroica risoluzione di piantarli lì, appena conosciutili per visionari, sarei stato nemico di quella brava gente, cui procacciavo innocenti piaceri, e di me stesso.» E troppe altre parole aggiunge ancora in propria difesa, le quali a ciò si riducono, che se fossero quei bravi vecchi caduti in altre mani sarebbero stati scorticati al vivo, mentre egli li spennacchiava con discrezione e senza farli gridare. E convien ammettere che egli operasse davvero con discrezione, perché il Bragadin lo tenne come figlio e lo aiutò finché visse, e gli altri due, sopravvissuti all'amico, cooperarono molti anni appresso al suo ritorno in patria. Noi qui non giudichiamo l'uomo, ma parliamo del narratore di fatti; e a mezza Venezia allora non era ignoto che ei viveva alle spalle del Bragadin, «facendoli credere che venir dovesse l'angelo della luce,» come riferiva il Manuzzi agli Inquisitori. Le denunzie altrui e le proprie confessioni concordano esattamente fra loro: quello che il Casanova registrò nelle Memorie della sua vecchiaia circa l'impostura taumaturgica adoperata coi tre gentiluomini veneziani, che credevano le sue risposte dettate da un angelo, è confermato dalle carte segrete del veneto tribunale. S'egli avesse voluto ingannare i lettori, avrebbe potuto trovare alle relazioni col Bragadin ed i suoi amici altre ragioni meno ignobili, che la propria impostura e l'altrui imbecillità; e soltanto le postume rivelazioni dei documenti avrebbero per lo meno messo in dubbio le sue asserzioni." INDICE DELL'OPERA – Parte prima – Aventuros - Giacomo Casanova e la Repubblica di Venezia - Un avventuriere del secolo XVIII (parte prima) - Un avventuriere del secolo XVIII (parte seconda) - Giacomo Casanova e gl'Inquisitori di Stato - La Massoneria e la Repubblica di Venezia - La Massoneria nelle «Done curiose» di Goldoni - Sulla trasmutazione dei metalli - Sul segreto massonico - Parte seconda - Lettera a Eva Frank - La cabala di Casanova, di Bernhard Marr - Appendice I. Casanova als Kabalist, von Bernhard Marr - Appendice II. Nota dell'Editore - Supplemento di Jérôme Sharp - Tavola A - Tavola B |